Il silenzio di Giorgia Meloni, amplificato dal mutismo del suo intero partito, illustra la situazione meglio di qualsiasi commento. Ha telefonato al capo di Vox Santiago Abascal ma sui contenuti del colloquio palazzo Chigi mantiene il riserbo. «Hanno perso gli alleati di Meloni», esulta Giuseppe Conte e non centra il bersaglio.

A perdere è stata proprio lei, la premier italiana e leader dei Conservatori europei, almeno quanto Abascal, il leader strapazzato dalle urne. Non solo e non tanto perché nella campagna elettorale spagnola Meloni si era spesa moltissimo. Soprattutto per ragioni più profonde, meno pittoresche.

La Spagna doveva essere l’anteprima dei nuovi equilibri europei, dell’alleanza tra i Popolari e la destra estrema. Non è uno dei tanti progetti a cui lavora la premier italiana: è quello centrale, il perno della sua strategia complessiva. Non è stato ancora sconfitto ma ha preso una botta durissima e imprevista.

Per i Popolari la prospettiva di governare con la destra di Vox doveva essere propellente: si è rivelata piombo nelle ali e se la sera della prima è un simile disastro i presagi per il futuro non possono essere rosei. A palazzo Chigi i musi lunghi sfiorano il pavimento. Che un simile flop modifichi la prospettiva generale in Europa è nell’ordine delle cose e figurarsi se non se ne rende conto una politica navigata e acuta come Meloni.

Dopo l’Italia, l’arrivo al governo della destra radicale in un altro grande Paese dell’Europa occidentale, sia pure se lì in posizione non egemone come da noi, avrebbe dovuto provare che quella italiana non è un’anomalia, che la resistenza contro l’arrivo dei partiti discendenti dai neofascisti o dai neofranchisti è stata abbattuta e lo sdoganamento è un fatto compiuto. La prova del voto ha dato responso diametralmente opposto.

A rendere più amare le lacrime di FdI c’è il fatto che gli alleati, per motivi diversi, non partecipano affatto al lutto. Matteo Salvini non può dirlo ma è contentone. La scommessa persa in Spagna è quella della destra che punta sulla fedeltà alla Nato e all’Europa invece che sulla contrapposizione, quella che storce il naso di fronte agli impresentabili del gruppo europeo Identità e Democrazia, il Rassemblement di Marine Le Pen, AfD, la stessa Lega.

Non solo il gioco non è riuscito, ma sono stati i moderati del Partito popolare a svuotare i forzieri elettorali di Vox. Gli europarlamentari leghisti Zanni, presidente di Identità, e Campomenosi, portavoce del Carroccio, gioiscono per la centralità dei partiti autonomisti nel quadro parlamentare spagnolo e quasi non celano la soddisfazione per la batosta subìta dai fratelli-coltelli: «Chi mette veti non lavora per una casa comune di tutto il centrodestra. In prospettiva 2024 per il Parlamento europeo non abbiamo bisogno di veti, ma di un centrodestra unito, forte e capace di tenere fuori le sinistre».

Ad Antonio Tajani, Vicepresidente del Ppe e leader del partito italiano che al Ppe fa capo, non si può chiedere di nascondere la soddisfazione, che letteralmente esplode: «Congratulazioni a Feijoo e al Partido Popular che torna a essere il primo partito in Spagna, dove rappresenta il centro della politica ed è una buona notizia per tutta l’Europa». Buona per il continente, buonissima per Forza Italia che dalla centralità del Ppe riceve per forza una spinta robusta.

Resta da vedere quanto saprà sfruttarla. Chi sa perfettamente come sfruttare la circostanza è Matteo Renzi: «Meloni, la senti questa Vox? Non si vincono le elezioni contro l’Europa. Le prossime europee si vinceranno al centro». Destinataria del messaggio, più che la premier, è proprio Forza Italia. La Spagna dimostra che lo spazio per quel polo centrista da costruirsi con Fi al quale mira il leader di Iv c’è e allora perché non cogliere l’occasione?

Se questi sono gli alleati, figurarsi l’opposizione. La soddisfazione di Elly Schlein è del tutto giustificata: «L’onda nera si può fermare quando non si punta ad alimentare le paure ma a risolvere i problemi concreti. Adelante». Sovrabbondanza di retorica, come spesso le capita, ma stavolta con un fondamento solido: per Meloni le elezioni spagnole sono state la prima vera e severa sconfitta da quando governa.

ANDREA COLOMBO

da il manifesto.it

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