Fuori il sole dell’estate, l’elicottero, gli autografi e i selfie del tappeto rosso. Alberto Barbera e il presidente della Biennale, Roberto Cicutto, all’ingresso maestri di cerimonie, mentre appaiono scendendo dalle macchine coloro che saranno i premiati; dentro la sala, in gran tenuta da sera per applaudire i Leoni.

Peter Saarsgard, ritirando il meritato premio non si è limitato ai ringraziamenti e al discorso legato al film per cui ha ricevuto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, Memory di Michel Franco. Si è soffermato, soprattutto, sulle posizioni del sindacato a proposito dello sciopero degli attori negli Stati Uniti. In particolar modo facendo riferimento alle questioni legate all’intelligenza artificiale: «Un attore e un autore sono persone, senza la connessione che si crea tra noi consegniamo l’esperienza sacra di essere umani alle macchine e ai miliardari che le possiedono».

Agnieszka Holland, visibilmente tesa forse perché insoddisfatta del Premio speciale della giuria per il suo Green Border, ha ricordato che «Da quando è scoppiata la crisi dei rifugiati nel 2014 sono morte 60.000 persone cercando di entrare in Europa e ora che siamo qui seduti questa situazione continua. Alcuni di loro vivranno qui e altri moriranno, questo non perché l’Europa non abbia le risorse per accoglierli ma perché non vuole che arrivino».

Prima ancora di ricevere il premio per la Miglior regia, il film di Garrone era stato protagonista con il riconoscimento a Seydou Sarr, il ventunenne senegalese all’esordio ha ricevuto infatti il Premio Marcello Mastroianni dedicato al miglior interprete emergente. Il regista è poi salito sul palco per prendere il premio per Io, capitano, definendolo «un controcampo rispetto a ciò che vediamo in Occidente di chi cerca di raggiungere l’Europa. Mi interessava il viaggio visto dal loro punto di vista, questi ragazzi rischiano la vita per venire qui e per questo il film parla di un’ingiustizia profonda».

Terminando il suo intervento ha speso un pensiero per il Marocco, dove parte del film è stato girato. Ha poi lasciato la parola a Mamadou, collaboratore alla sceneggiatura che ha ispirato parte del film: «Nessuno può fermare i migranti quando è forte l’intenzione di partire. Occorre un canale d’ingresso legale per impedire il traffico di esseri umani, un visto affinché i giovani possano viaggiare».

Solo ringraziamenti di rito per il Leone d’Argento Ryusuke Hamaguchi – Evil Does not Exist – e il Leone d’Oro Yorgos Lanthimos con Poor Things, che si duole dell’assenza della protagonista Emma Stona causa sciopero. Nella conferenza stampa che è seguita alla premiazione il presidente della giuria Damien Chazelle ha speso parole molto positive sulla selezione, sottolineando la varietà dei linguaggi, la vasta offerta cinematografica e la qualità dei film.

MAZZINO MONTINARI

da il manifesto.it

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