Con la pandemia l’aspettativa di vita ridotta di oltre un anno

Sesto rapporto sul Covid-19 redatto da Istat e Istituto superiore di Sanità. Il 45% percento del totale dei positivi (quasi 2 milioni) si è infettato nei primi quattro mesi del 2021

Il 46% dei casi Covid sono stati registrati nei primi 4 mesi del 2021: è quanto emerge dal sesto rapporto sulla diffusione dell’epidemia, redatto da Istat e Istituto superiore di Sanità. Dal 20 febbraio 2020 al 30 aprile 2021 sono stati segnalati 4.035.367 di positivi, 1.867.940 da gennaio ad aprile di quest’anno. Da inizio pandemia al 30 aprile 2021 sono stati registrati 120.628 decessi. La campagna di vaccinazione ha fatto segnare nel primo quadrimestre, rispetto al 2020, un calo dei contagi tra gli over 80 e un abbassamento dell’età dei casi segnalati: dopo 7 settimane dalla prima inoculazione si è stimata una riduzione di circa l’80% del rischio di infezione, del 90% del rischio di ricovero e del 95% del rischio di decesso.

Nel 2020 il totale dei decessi è stato il più alto mai registrato in Italia dal secondo dopoguerra: 746.146 morti, 100.526 in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso). L’eccesso di mortalità tra marzo e dicembre 2020 fotografa l’effetto del virus: in questo periodo si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media del 2015-2019 (21% di eccesso). Il picco il 28 marzo 2020 (928 vittime in un giorno), per la seconda ondata il giorno più nero è stato il 19 novembre (805 decessi).

La speranza di vita alla nascita è scesa a 82 anni, ben 1,2 anni sotto il livello del 2019, per osservare un valore analogo occorre risalire al 2012. Negli uomini la speranza di vita è scesa a 79,7 anni (1,4 anni in meno dell’anno precedente), mentre per le donne si attesta a 84,4 anni (un anno in meno). Bergamo è la provincia con la più alta mortalità generale rispetto agli anni precedenti, seguita da Cremona, Lodi e Piacenza. Nel Centro, record negativo per Pesaro Urbino, mentre nel Mezzogiorno è Foggia. L’incremento delle morti della popolazione over 80 anni copre il 76,3% dell’eccesso complessivo. L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni spiega un altro 20%. Analizzando la diffusione del virus nei primi mesi del 2021, le province con il maggior tasso di incidenza sono state quelle del versante Nord-orientale: Bologna, Gorizia, Forlì-Cesena, Udine, Rimini, Bolzano.

Il rapporto Osservasalute, curato dall’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle regioni italiane, mostra che la riduzione dell’aspettativa di vita, in un anno, ha annullato tutto il guadagno ottenuto nel decennio precedente. Il Covid è stato la seconda causa di morte dopo il tumore. Il Pil è crollato di almeno 5 punti. L’analisi della mortalità da Covid, depurata dalla struttura per età della popolazione, evidenzia che la Valle d’Aosta (246,1 decessi per 100mila abitanti) e la Lombardia (208,6 per 100mila abitanti) hanno avuto una mortalità più che doppia rispetto alla media nazionale (103,9). La pandemia ha concorso al peggioramento delle condizioni di salute dei fragili come dimostra l’aumento, rispetto alla media 2015-2019, di altre cause di morte quali demenze (più 49%), cardiopatie ipertensive (più 40,2%) e diabete (più 40,7%).

Per scoprire come tutto è iniziato si possono leggere i resoconti delle riunioni della task force nuovo Coronavirus istituita dal ministero della Salute il 22 gennaio del 2020, pubblicati tre giorni fa sul sito dello stesso ministero dopo il ricorso al Tar del Lazio da parte di FdI. Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che alle riunioni prendeva parte, ha bollato i verbali come «appunti sciatti». Ma da FdI attaccano: «Emerge la totale impreparazione e le troppe bugie sul Piano pandemico». Rileggendo i resoconti, ci si rende conto di quanto sfuggisse la gravità di una malattia fino ad allora sconosciuta. Il 22 gennaio si attivano i corridoi sanitari per i passeggeri in arrivo dalla Cina via aereo, non c’è filtro però per chi già è nei confini o per chi arriva con voli indiretti. Anche a febbraio si continuerà a puntare sul controllo degli scali maggiori, lasciando il Covid libero di arrivare via treno, via mare o lungo le autostrade. Nei primi due mesi si teme quasi esclusivamente la Cina e l’Oriente mentre si sottovaluta il fatto che il contagio si è già affacciato in Germania e Belgio, quindi in Francia e nel Regno Unito.

La ricerca dei dispositivi di protezione, come le mascherine, cominci il 29 gennaio. Il 4 febbraio Confindustria spiega che lo stock è sufficiente per 2/3 mesi. Il Covid non fa ancora paura. Il 2 febbraio si legge: «La trasmissione da parte dei casi asintomatici è rara. Queste situazioni non dovrebbero contribuire alla diffusione del virus in modo continuativo». Il giorno successivo i tecnici dello Spallanzani spiegano: «È verosimile che il virus si attenui nelle prossime settimane. La diffusione è simile a quella dell’influenza». Solo 12 febbraio dal ministero della Salute spiegano: «Non notificare pazienti positivi asintomatici sarebbe gravissimo».

Solo il 15 febbraio il direttore generale della Prevenzione «evidenzia la necessità di procedere a un aggiornamento del Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale, risalente al 2009». Ma il 18 febbraio c’è ancora ottimismo: «Per quanto riguarda i voli, il 28 marzo è una data che segna il passaggio dalla stagione invernale a quella estiva, auspicando che per tale data si possa addivenire a una soluzione positiva della vicenda “coronavirus”».

ADRIANA POLLICE

da il manifesto.it

Foto di Luisella Planeta Leoni da Pixabay

categorie
Cronache

altri articoli