L’addio di Rifondazione a Lidia Menapace

La compagna Lidia Menapace non ce l’ha fatta. Abbiamo sperato in questi giorni che ci sorprendesse per l’ennesima volta con la sua inesauribile vitalità. Il suo nome si aggiunge...

La compagna Lidia Menapace non ce l’ha fatta. Abbiamo sperato in questi giorni che ci sorprendesse per l’ennesima volta con la sua inesauribile vitalità. Il suo nome si aggiunge al lungo elenco delle vittime del maledetto covid. Perdiamo non solo una compagna del nostro partito ma un punto di riferimento imprescindibile per tutta l’Italia democratica e antifascista. Lidia è stata una delle personalità più belle della storia della nostra Repubblica. Partigiana, comunista, femminista, pacifista Lidia ha dato un contributo straordinario alle lotte e all’elaborazione teorica, è stata un esempio di gioia, curiosità, spirito critico, di militanza intelligente, appassionata, instancabile. È stata per tutta la vita una partigiana della lotta contro ogni forma di oppressione. Grazie Lidia per tutto quello che ci hai insegnato.

MAURIZIO ACERBO
Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Roma, 7 dicembre 2020


Lidia, che ci ha lasciato stamattina, non ha solo vissuto una vita lunga ma ha saputo vivere da protagonista. Innanzitutto protagonista di se stessa. Lidia non si è lasciata scegliere ma ha scelto. Ha scelto, giovanissima, la lotta partigiana.

Pacifista antimilitarista, femminista – ha scelto, dopo essere cresciuta in un ambiente cattolico e aver ricoperto incarichi pubblici per la Democrazia Cristiana – la sinistra, il marxismo, il comunismo. Senatrice per Rifondazione Comunista, mi piace ricordarla quando nel 2008, a 84 anni si è iscritta a Rifondazione Comunista, accettando di entrare a far parte degli organismi dirigenti e poi di dirigere il mensile Su la testa. Lidia non si è iscritta a Rifondazione quando eravamo un partito sulla cresta dell’onda ma dopo la sconfitta della sinistra arcobaleno del 2008, per sostenere la necessità di cambiare decisamente linea politica e di praticare la svolta in basso a sinistra che proponemmo al congresso di Chianciano.

In questa capacità di fare scelte controcorrente vi è molto della Lidia che ho conosciuto: fragile nell’aspetto, articolata e creativa nel ragionamento, pacatamente decisa ed inflessibile nelle scelte. Lidia era pacifista ed antimilitarista, fino in fondo. Non solo nelle proposte politiche ma anche sul piano simbolico e nei comportamenti. Era solita polemizzare con chi utilizzava parole tratte dal lessico della guerra e proponeva con un sorriso di utilizzare la parola lotta invece della parola battaglia.

Lidia era femminista e comunista, fino in fondo. Lo era nella piena consapevolezza della non coincidenza delle due cose. Lidia ci ha insegnato che la lotta per il comunismo deve accompagnarsi – esplicitamente – con la lotta al patriarcato. Perché non basta lottare per il superamento delle differenze di classe e per il superamento dello sfruttamento del lavoro e della natura: occorre lottare per il superamento di ogni ruolo sociale gerarchico che si riproduca nella società. Con un sorriso ti faceva notare che – consapevole o inconsapevole – ti stavi muovendo su un terreno tipico dell’immaginario maschile scambiandolo per un terreno neutrale.

Con un sorriso perché la capacità di Lidia di fare scelte nette, controcorrente e che coinvolgevano l’intera esistenza, si accompagnava ad una grande gentilezza, che parlava di una grande serenità d’animo.

Di questa comunista libertaria, indignata ma non incattivita, oggi piangiamo la scomparsa e lo facciamo con un tocco di malinconia in più per il dover sottolineare l’essere comunista di Lidia, l’essere iscritta al Partito della Rifondazione Comunista. Lo dobbiamo sottolineare perché sui giornali main stream questi “piccoli” fatti, vengono taciuti.

Lo facciamo convinti che Lidia ne sia felice, che non si vergogni della nostra pedanteria. Perché adesso che non può più scegliere, sarà felice che almeno non ne venga “normalizzata” la memoria. Perché come ci diceva Walter Benjamin, “neppure i morti saranno al sicuro dal nemico, se egli vince. E questo nemico non ha mai smesso di vincere”. Per questo ricordiamo e ricorderemo Lidia militante comunista e vogliamo pensare che quando ci ha lasciati stamattina lo abbia fatto con il sorriso sulle labbra, quel sorriso che l’ha accompagnata in questa lunga vita piena di anni e di significato.

Ciao Lidia, siamo contenti di aver potuto condividere un po’ della tua esistenza e di essere stati riconosciuti come tuoi compagni e compagne. Che la terra di sia lieve.

PAOLO FERRERO


Lidia ci ha lasciato. Immagino con lo stesso mesto ma determinato sorriso con cui sedici anni fa ci ha lasciato un’altra donna meravigliosa, mamma Felicia Impastato. Due donne che, pur in maniera così diversa, hanno fondato i valori ed i sentimenti dell’Italia repubblicana, antifascista, antirazzista, antimafiosa.

Lidia ci ha insegnato moltissimo. A partire dalla straordinaria lezione ecumenica del Concilio Vaticano II sino alla splendida, generosa, umile militanza tra noi. Era straordinaria . Anche nelle calde estati delle ultime feste di Liberazione Lidia arrivava, con il suo treno, in seconda classe, percorrendo centinaia di chilometri. Una generosità militante che era il tratto della partigiana, che viveva la Resistenza come narrazione popolare e non come aulica retorica. Io ho avuto il piacere e l’onore di averla con me nel gruppo senatoriale del PRC.

Era una costruttrice di movimenti, pacifisti, internazionalisti, di solidarietà meticcia ma , nello stesso tempo, una studiosa dei dossier istituzionali, una attenta tecnica dei lavori parlamentari. Per questo particolarmente invisa ai poteri militari. I quali, in combutta con Berlusconi, organizzarono la truffa parlamentare per evitare che fosse eletta presidente della Commissione Difesa, funzione a cui l’avevamo designata.

Ho, tra l’altro, avendola conosciuta nel 1970 e avendo lavorato politicamente con lei dal 1972, sempre ritenuto che fosse sottovalutato il suo ruolo di acuto dirigente politico e di colta e finissima marxista e comunista libertaria. Ricordo il bel saggio, ancora attuale,della fine degli anni settanta “l’eterna questione” sul grande e tormentato tema del rapporto tra PCI e Nuova Sinistra. Così come ancora oggi possiamo attingere alla sua attenzione  estrema alle forme democratiche della politica organizzata.

Le ho sempre considerate figlie delle osservazioni marxiane sulla Comune di Parigi. Soprattutto ricordo un convegno, a cui insieme partecipammo, sulla “caduta del Muro” di Berlino. Lidia, con una sensibilità propria del pensiero femminista della differenza, convinse una sala preoccupata, angosciata, che si sentiva sconfitta, che il comunismo non è dottrina e statualità ( come insegna lo stesso Lenin in “Stato e Rivoluzione”) ma, per l’appunto, “movimento reale” a cui viene affidato il “rovesciamento pratico  dei rapporti sociali esistenti”.

Guardiamo avanti, ci diceva. Pensai alla lettura che Benjamin fa dell’“Angelus Novus” di Paul Klee: avere il capo proteso in avanti ma la testa volta all’indietro, verso le rovine che delineano la linea della storia tra passato e futuro.   Cara Lidia, non ti dimenticheremo mai.

GIOVANNI RUSSO SPENA


Carissima Lidia, sapevo che stavi molto male. Ma fino all’ultimo ho sperato che ce la facessi e che potessimo ancora godere della tua compagnia, della tua voce, della tua parola e delle allegre modalità dello stare insieme, quando con leggerezza si parla e si decide di questioni vitali.

Hai accompagnato il mio percorso politico, quando alla Università Cattolica mi insegnavi Storia della letteratura contemporanea e spalancavi le finestre alla vita pulsante di un mondo che stava cambiando, in cui diventavano protagonisti i popoli, le classi subalterne, le donne.

Ti ricordo alla occupazione della Cattolica e ai picchetti che seguirono e che precedettero la tua espulsione. Sei stata con autorevolezza in tutte le lotte che fecero emergere un nuovo volto del marxismo e del comunismo, non più imbrigliati nell’imbuto soffocante della dialettica fra ortodossia ed eresia, ma capace di muovere menti e cuori, di modificare la realtà e di prospettare una umanità futura.

Sei stata una delle poche femministe a tener testa politicamente a dirigenti prestigiosi senza acrimonia, ma con durezza e intransigenza, la stessa che avevi nel voler costruire una comunità femminista plurale dialogante e convergente. Ricordo le tue dissertazioni sulla proposta di Convenzione ( andare tutte verso lo stesso luogo) come forma del dialogo femminista.

Hai anticipato e sviluppato temi fondativi del femminismo, la centralità della pace e la decostruzione del militarismo, la critica di ogni forma di patriarcato, anche quello che chiamavi “fraterno”, l’ analisi della riproduzione sociale e del lavoro che le donne compiono nella vita quotidiana, necessario per la sopravvivenza umana, ma anche punto nodale per il ribaltamento dei ruoli, dei modi di produzione e di convivenza civile.

Sei stata Senatrice scomoda non solo per le osservazioni sulle frecce tricolori, ma per la tenacia con cui hai impugnato la questione dell’uranio impoverito e delle sue vittime nelle missioni militari nel Golfo, in Somalia e nei Balcani.

Hai sempre avuto chiaro che nella alternativa attualissima fra civiltà e barbarie, impedire la barbarie non vuol dire riassettare l’esistente, ma costruire e lottare per un mondo nuovo una società pacifica, femminista e rispettosa della natura. Carissima Lidia, mi mancherai molto in questa lotta, ti ricordo in questa bella foto insieme.

GIOVANNA CAPELLI

7/8 dicembre 2020

da rifondazione.it

foto: screenshot web e You Tube

categorie
Rifondazione Comunista

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