Come previsto. Il Molise sceglie la continuità. Sceglie di nuovo il centrodestra. Sceglie, ancora una volta, un candidato di Forza Italia. È Francesco Roberti il nuovo presidente di Regione. Raccoglie il testimone dal collega di partito Donato Toma, con un consiglio regionale che non sarà molto diverso da quello uscente.

Una vittoria schiacciante sul centrosinistra e sul candidato progressista Roberto Gravina, ex sindaco di Campobasso. Con gli scrutini ancora in corso, Roberti, ex sindaco di Termoli, porta a casa numeri che raccontano che si è accaparrato circa il 63% delle preferenze. Ha votato il 47,94% degli aventi diritto: nel 2018 si era votato per un solo giorno e il dato era stato del 52,17%.

Il primo pensiero, del neo presidente, è per Berlusconi: «C’è sicuramente il suo zampino in quello che è accaduto – afferma – dall’alto mi è stato vicino; lo ha fatto come quando sono stato candidato a sindaco prima e a presidente della Provincia poi. In gergo calcistico avrebbe commentato… ‘È triplete’. È sempre stato vicino a questo territorio quando è stato colpito dall’alluvione e dal terremoto. Mi ha chiamato quando è uscito dall’ospedale… In questi mesi abbiamo avuto il sentore che i cittadini avessero compreso il nostro programma elettorale, il nostro modo di fare politica, con moderazione. Siamo soddisfatti, ora iniziamo a occuparci del bene del Molise e dei suoi abitanti. È una vittoria del ’noi’. Il Molise esiste e resiste».

Poi si rivolge agli altri partiti della coalizione (sette le liste in suo appoggio: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Udc, Popolari, Molise che Vogliamo, Roberti Presidente): «Il Molise ha bisogno di voi, di tutti».

Claudio Lotito, coordinatore regionale forzista, gli fa eco: «Il Molise deve avere quello che gli spetta e che per troppo tempo gli è stato negato». Sanità, infrastrutture e occupazione, secondo Lotito, sono le priorità che dovrà affrontare Roberti. Dalle urne, il primo partito è Fratelli d’Italia col 21,4%, seguono Forza Italia col 13,3% e il Partito democratico che arriva al 12,6%. Non reggono i 5 Stelle, che alle regionali di cinque anni fa con un loro candidato avevano preso il 31,6%, alle politiche del 2022 il 24,3% e adesso si fermano soltanto al 5,8%.

E Gravina? «L’esito del voto è chiaro – commenta piuttosto bastonato – A Roberti va un augurio di buon lavoro nell’esclusivo interesse dell’intera comunità. Abbiamo il rammarico di non essere riusciti a convincere la maggior parte dei cittadini con la nostra proposta di rinnovamento. Il rammarico di non poter guidare direttamente il Molise verso l’orizzonte di sviluppo che abbiamo pensato e delineato. Tuttavia abbiamo la consapevolezza di aver gettato le basi per un progetto allargato e alternativo alla destra. E, soprattutto, abbiamo il dovere e la convinzione di dover fare, a questo punto, una opposizione concreta, costruttiva e netta. I dati ci consegnano una regione disamorata della politica e ciò deve far riflettere tutte le forze in campo».

Lui, che è un pentastellato, era appoggiato anche da Pd, Sinistra-Verdi, Costruire Democrazia, Socialisti e Gravina Presidente. «Il centrodestra ha costruito un’alleanza che ha funzionato di più», riflette. Il Molise era visto, in questo momento, il banco di prova e di tenuta del rapporto tra 5 Stelle e dem. Ci hanno messo la faccia, per l’occasione, sia Conte che Shlein. La sconfitta seppellisce una possibile intesa? Gravina afferma che «gli errori sono fatti per essere corretti».

La cenerentola Molise, intanto, approfittando dei riflettori puntati, reclama attenzione, di poter contare e di poter crescere. Di non rimanere, ancora, in un cantuccio in attesa. E lo pretende da un centrodestra che è tornato ad imporsi con un consenso ampio e dal governo guidato dalla premier Meloni.

SERENA GIANNICO

da il manifesto.it

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