Contro il taglio dei parlamentari, firmiamo tutti la petizione

Facciamo anche nostra la petizione che di seguito pubblichiamo nel testo proposto da Domenico Gallo, invitandovi a firmarla, per chiedere ai rappresentanti della nazione di sostenere il referendum costituzionale...

Facciamo anche nostra la petizione che di seguito pubblichiamo nel testo proposto da Domenico Gallo, invitandovi a firmarla, per chiedere ai rappresentanti della nazione di sostenere il referendum costituzionale in merito al taglio del numero dei parlamentari approvato poche settimane fa dall’attuale maggioranza di governo.

Si tratta di una riforma che sovverte il ruolo del Parlamento riducendone la rappresentanza in termini di ricezione delle istanze territoriali, escludendo di fatto ampie zone del Paese dall’avere voce in seno alle Camere.

Ne avevamo ampiamente parlato nell’editoriale intitolato “Uno sfregio al Parlamento e al popolo italiano“, che potete rileggere come breve summa degli effetti di quella che ha tutti i tratti per essere definita una ennesima “controriforma” incostituzionale.

Come sottolinea anche il Coordinamento per la democrazia costituzionale, le motivazioni di stretta propaganda politica, si aggrappano tutte all’equazione: taglio dei parlamentari uguale taglio dei costi per i cittadini nel “mantenimento” della cosiddetta “casta“.

Ne viene fuori una sorta di “sopportazione della democrazia” e si svolgono azioni che la contrastano piuttosto che esaltarla nel suo ruolo di espressione più compiuta della forma repubblicana dello Stato. Già dalle premesse, dunque, non ne viene nulla di buono per un ruolo del potere legislativo che dovrebbe essere invece stabilizzato e non reso più precario, instabile, insicuro, istituzionalmente claudicante davanti agli altri poteri, soprattutto a quello del governo che rimarrebbe invece immutato.

I Padri Costituenti avevano fissato con precisione determinate prerogative, quindi dei poteri certi per alcune figure istituzionali, come quella della Presidenza della Repubblica, per la quale enumeravano con certosina precisione i compiti cui era volta l’attività del Capo dello Stato. Avevano evitato di fare ciò tanto per il Parlamento quanto per il Governo, ritenendoli (a ragione) soggetti istituzionali capaci di agire su qualunque tema gli si presentasse innanzi, rispettando il bilanciamento delle reciproche sfere di intervento posto, come si usa dire “in negativo“, dalla Costituzione.

La necessità di un referendum, che preservi il Parlamento dalla pericolosa riforma approvata con i voti della cosiddetta maggioranza giallo-rossa, si impone in quanto è a questo punto vincolante rivolgersi alla popolazione per farla decidere in merito: sarà una battaglia durissima, perché verrà tutta giocata sul tema del “risparmio” della e sulla politica, quindi il taglio del parlamentari ancora una volta sarà presentato come una riduzione dei costi, una sorta di misura etico-politica che nessuno prima aveva osato fare.

Sarebbe bastato, se davvero di costi si fosse trattato nell’agitare la spasmodica voglia di decurtazione dei numeri di composizione di Camera dei Deputati e Senato della Repubblica, diminuire gli stipendi di deputati e senatori e non spegnere le luci e i microfoni di centinaia di seggi nelle due alte assemblee.

Ma, in tutta evidenza, non si tratta per l’appunto di risparmio dei costi della politica: anche qui riemerge, in queste frasi che si ascoltano sovente nei mezzi di comunicazione di massa, una stancante litania che induce a ritenere prima la democrazia e poi la politica stessa – ormai da più di tre decenni – come un impiccio, un accidenti da cui liberarsi, magari con la venuta di un nuovo “uomo forte” che guidi la nazione senza troppe pastoie burocratiche.

Si tratta di andare incontro ad un recupero di poteri da parte del governo per amministrare il Parlamento, per addomesticarlo docilmente, il tutto in una apparente forma di rispetto della democrazia rappresentativa.

Non siamo ai livelli dei capolavori di equilibrismo augustei nel creare la figura del princeps in un contesto ancora repubblicano, ma ci si avviciniamo abbastanza ogni volta che qualche tentativo viene fatto in tal senso. Per ora sono stati tutti sconfitti, grazie anche ai referendum.

Occorre battere anche questo tentativo e la petizione che di seguito vi invitiamo a firmare e a far firmare serve appunto a questo.

MARCO SFERINI

14 novembre 2019


 

Vogliamo il referendum costituzionale

Rivolgiamo un appello ai Senatori e ai Deputati chiedendo di sottoscrivere (ex art. 138 Cost.) la richiesta di referendum costituzionale relativo al disegno di riforma costituzionale che taglia il numero dei parlamentari riducendoli a 400 per la Camera dei Deputati e 200 per il Senato della Repubblica.

Si tratta di una riforma destinata ad incidere sulle modalità di organizzazione della rappresentanza attraverso la quale si esprime e si realizza il principio fondamentale della Repubblica secondo cui: la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

La riforma riguarda proprio le forme e i limiti attraverso i quali si esercita la sovranità.

Per questo è importante che dopo la pronuncia del Parlamento la parola definitiva sia attribuita al popolo sovrano, com’è avvenuto nel 2001, nel 2006 e nel 2016, quando i cittadini italiani sono stati chiamati a dire l’ultima parola su riforme che incidevano notevolmente sul modello di democrazia consegnatoci dai padri costituenti.

Il taglio dei parlamentari è motivato da un’esigenza di ridurre i costi (obiettivo che non richiede una riforma della Costituzione), ma in realtà è un paravento che serve a scaricare solo sul parlamento le responsabilità della crisi di funzionamento di tutto il sistema democratico italiano.

L’ordinamento democratico della Repubblica è fondato sulla centralità del Parlamento quale luogo della rappresentanza delle istanze, delle culture e degli interessi dei cittadini italiani. Tagliando così drasticamente il numero dei parlamentari si incide sulla capacità dei cittadini di essere rappresentati e sulla loro partecipazione attiva.

 Per riequilibrare gli effetti del taglio dei parlamentari ora si vorrebbero introdurre altre modifiche alla Costituzione. Tuttavia queste modifiche ipotetiche non correggono gli errori e gli effetti del taglio dei parlamentari e per di più è buio pesto sulla legge elettorale, che noi ribadiamo deve essere proporzionale e garantire ai cittadini il diritto di scegliere direttamente i propri rappresentanti per chiudere la fase dei nominati dai capi.

Il taglio dei parlamentari sommato alle norme elettorali in vigore apre una ferita nella capacità di rappresentare i cittadini, i territori, le posizioni politiche esistenti nel paese e di fatto crea per legge una maggioranza parlamentare che potrebbe avere in futuro i numeri anche per cambiare da sola la Costituzione.

L’obiettivo del taglio dei parlamentari e di un esasperato maggioritario è un Parlamento più piccolo ma ancora più obbediente ai capi.

Promuovere il referendum costituzionale costringerebbe ad affrontare la riforma elettorale e consentirebbe di far crescere l’interesse e la partecipazione dei cittadini, strumento indispensabile per rinnovare il funzionamento della nostra democrazia costituzionale.

Roma, 13 novembre 2019

Coordinamento per la Democrazia Costituzionale

 

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