L’Italia sosterrà ancora la Guardia costiera libica

Omissione all'estero. Via libera della Camera alla delibera che prevede l’addestramento delle milizie di Tripoli

Via libera della Camera alla delibera missioni internazionali, compresa la contestata «scheda 48» relativa all’addestramento della cosiddetta Guardia costiera libica. La risoluzione della maggioranza è passata ieri con 438 voti a favore, 2 contrari e 2 astenuti, mentre contro la parte che riguarda la Libia, sulla quale si è proceduto con un voto separato, hanno votato 34 deputati tra M5S, LeU, +Europa e Pd. Gli astenuti sono stati invece 22, tra i quali il gruppo di Italia viva.

Il voto di ieri non rappresenta certo una sorpresa. Che l’Italia decidesse finalmente di mettere fine alla collaborazione con i guardacoste di Tripoli era infatti impensabile visto che finora, al momento del voto in parlamento, si è sempre trovato un motivo per proseguire. L’anno scorso furono le rassicurazioni del governo che nel discutere le modifiche al Memorandum Italia-Libia si sarebbero pretese dai libici garanzie sul rispetto dei diritti umani dei migranti. Modifiche che, però, sono rimaste al palo. Quest’anno a spianare la strada al voto è stato un emendamento del Pd votato nelle commissioni Esteri e Difesa che impegna il governo a «verificare dalla prossima programmazione le condizioni per il superamento della suddetta missione», formula con cui si ipotizza la possibilità che ad addestrare le milizie libiche sia l’Unione europea.

Per il Pd l’emendamento è stato il modo per uscire da una situazione divenuta ormai difficile, tanto più dopo le immagini della motovedetta libica, una di quelle regalate a Tripoli proprio dall’Italia, che insegue, spara e tenta di speronare un barchino pieno di migranti. La decisione non ha però convinto l’opposizione interna al punto che sette deputati, Orfini, Boldrini, Raciti, Rizzo Nervi, Gribaudo, Pini e Bruno Bossio hanno comunque votato contro. «Ancora una volta abbiamo votato in pochi, troppo pochi. Ancora una volta una scelta orribile, una giornata orribile», è stato il commento di Orfini.

Nel dibattito che ha preceduto il voto è stato invece il deputato di +Europa Riccardo Magi a rivolgersi ai deputati dem: «Lo dico ai colleghi del Pd, non c’è nulla da verificare, è già tutto noto quello che avviene in Libia anche per mano della Guardia costiera che alimenta un circuito di violenza, sequestri, detenzione illimitate e stupri». «Questa missione – ha detto invece Erasmo Palazzotti di LeU – fa parte di una strategia che vede nell’esternalizzazione delle frontiere il suo punto cardine. E oggi dobbiamo chiederci se è un costo moralmente accettabile continuare a finanziare le violazioni dei diritti umani».

Adesso la delibera passa al Senato dove verrà votata martedì 20 dalle commissioni Esteri e Difesa. Il voto in aula è previsto invece per il 28 luglio. Anche in questo caso non sono previste sorprese: contrari alla missione in Libia sono infatti LeU e un piccolo drappello di senatori dem. Ieri, nel corso di un’assemblea tra i senatori Pd hanno espresso critiche alla missione Tommaso Nannicini e Francesco Verducci, ma contrario è anche Vincenzo D’Arienzo: «L’Italia continua a cooperare con chi compie respingimenti, viola i diritti umani e commette crimini contro l’umanità», ha detto Verducci commentando il voto alla Camera.

Ma critiche sono arrivate anche dalle ong, che definiscono «fumo negli occhi» l’emendamento presentato dal Pd: «Chiedere all’Europa di fare i respingimenti al posto nostro non sposta di una virgola il cuore della questione» dicono, tra le altre, Msf, Oxfam e Arci. «Se il Pd vuole davvero dimostrare di essere diverso dovrebbe chiedere alla Ue di mettere in campo una missione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo».

CARLO LANIA

da il manifesto.it

foto: screenshot

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Politica e società

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