Toti arrestato per corruzione. I PM: «Un comitato d’affari permanente»

La notizia è tellurica, perché l’inchiesta a cui si riferisce è praticamente un terremoto per la politica e il sistema economico ligure. A cominciare da Genova, dal porto e...
Giovanni Toti

La notizia è tellurica, perché l’inchiesta a cui si riferisce è praticamente un terremoto per la politica e il sistema economico ligure. A cominciare da Genova, dal porto e dall’enorme giro di affari che vi gravita attorno.

Questa mattina il Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è stato posto agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Direzione distrettuale antimafia genovese e della Guardia di finanza. L’accusa è di corruzione.

Giovanni Toti è stato riconfermato alla guida della Regione Liguria alle elezioni del 2020. Da giovanissimo militava nella Federazione Giovanile Socialista. È stato a lungo giornalista di Mediaset. Dieci anni fa, nel 2014, accettò la proposta di Silvio Berlusconi di affiancarlo come consigliere politico.

Figlio di albergatori di Marina di Massa, laureato in scienze politiche, a 28 anni il primo contratto da stagista in Mediaset. Alle elezioni europee del 2014 è risultato il candidato più votato. Appena un anno dopo, con il 34,44%, divenne governatore della Liguria. Ha fondato i partiti “Cambiamo!” nel 2019, dopo l’addio a Forza Italia, e “talia al Centro”. Dallo scorso ottobre è presidente del Consiglio Nazionale di “Noi Moderati”.

Riprendiamo dalla televisione ligure Telenord.it la ricostruzione cronachistica della vicenda, ovviamente ancora tutta in itinere e in aggiornamento:

Ai domiciliari anche il terminalista genovese Aldo Spinelli e il figlio Roberto. In carcere invece l’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato di Iren. Secondo l’inchiesta che ha portato ai domiciliari il presidente della Regione Liguria, coordinata dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, l’imprenditore avrebbe dato soldi a Toti per ottenere in cambio favori come la concessione a Spinelli per le aree del terminal Rinfuse. 

Al Presidente della Regione Liguria si contesta di avere accettato da Aldo e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro a fronte di più impegni:

quelli di “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”;

agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse di Aldo Spinelli e Roberto Spinelli e pendente presso gli uffici regionali;

velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l. (controllata al 55% dalla Spinelli.) pendente innanzi al Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, approvata il 2.12.2021;

assegnare a Spinelli gli spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante (assegnazione avvenuta rispettivamente in data 7.6.22 e in data 19.12.22);

assegnare a Spinelli un’area demaniale in uso al concessionario Società Autostrade (ASPI), 3; agevolare l’imprenditore nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter (approvata dal Comitato di Gestione in data 29.7.2022). 

 Arresti domiciliari anche per Matteo Cozzani, capo di gabinetto e braccio destro del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. È accusato di corruzione elettorale, aggravato dalla circostanza di cui all’art. 416-bis.1 c.p. perché, per l’accusa, avrebbe agevolato l’attività di Cosa Nostra. In particolare avrebbe agevolato il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova. È accusato anche di corruzione per l’esercizio della funzione.

Nell’ambito dell’inchiesta, è finito indagato anche Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga S.p.A.. Moncada, sottoposto al divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale con l’accusa di corruzione. Stessa misura per Mauro Vianello, imprenditore operante nell’ambito del Porto di Genova, accusato di corruzione nei confronti di Signorini, ex presidente del porto.

Fin qui la cronaca. E’ chiaro che tutto questo apre degli scenari tutt’altro che sereni per la politica e l’economia di una Regione che il centrodestra ha impantanato in questi anni nelle sabbie mobili di un affarismo diffuso, legato tanto all’attività commerciale della portualistica quanto a quella di un turismo esasperato nella produzione legislativa di provvedimenti che intendevano aggredire l’ambiente e, anzitutto, la fascia costiera delle riviere.

Il garantismo deve riguardare sempre tutti. Tuttavia anche una fiducia nei magistrati la si deve avere e mostrare: un pool di sei magistrati, coordinati dal procuratore capo di Genova, ha lavorato per molto tempo ad una inchiesta che solo oggi viene a galla e che è una vera e propria bomba destinata a condizionare non solo la sorte di Giovanni Toti e degli arrestati (non si parla infatti di soli “indagati“, ma di fermi veri e propri) ma quella del centrodestra ligure e nazionale.

Difficile credere che i giudici avrebbero agito – come certamente qualcuno azzarderà affermare – per colpire una parte politica, mettendo in moto quel meccanismo di “giustizia ad orologeria” che era un leit motiv del berlusconismo delle origini.

Secondo i magistrati un sistema di potere ha indirizzato per anni, con responsabilità e azioni diversificate in un cronico intreccio di tangenti e favori, alcune delle operazioni politico-amministrative più importanti avvenute in Liguria, tanto da indicare il tutto come un “comitato d’affari permanente“. In questa locuzione c’è, in pratica, la sintesi dell’intera inchiesta: un intreccio di potere e malaffare che, dai tempi del “caso Teardo“, non si riscontrava sulla scena politica e imprenditoriale regionale.

Dunque garantismo per chiunque, senza distinzione, ma anche piena fiducia nel lavoro dei magistrati che, di sicuro, non si sono mossi, soprattutto in un caso di così delicata gravità, di impatto così deflagrante per una intera comunità regionale (con tutti i già citati riflessi sul piano nazionale), senza prendere in considerazione ogni minimo dettaglio e ogni cautela al riguardo.

Nell’immediato questo è tutto quello che, al momento, è possibile sapere. Gli interrogativi di certo non mancano: se questa inchiesta, come è presumibile supporre, mette ko il Toti politico, facendolo praticamente uscire di scena, dopo i ferri corti già incrociati a suo tempo con pezzi interni della sua stessa maggioranza, la Liguria andrà al voto anticipatamente in autunno?

RED.

7 maggio 2024

foto: screenshot ed elaborazione propria

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Politica e società

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