Le mani della destra sulla memoria

Stati uniti. I governatori trumpisti approvano leggi contro l’insegnamento della «critical race theory» e mettono al bando i libri «antiamericani»

Sta dilagando negli Stati uniti una nuova caccia alle streghe. In stati come la Pennsylvania, Oklahoma, Utah e Wyoming si moltiplicano le censure. Un numero sempre maggiore di distretti mettono all’indice i libri delle biblioteche scolastiche mentre vengono vietati i piani didattici “disfattisti”. Le scuole sono la prima linea nello scontro ideologico che sta dilaniando l’America e la miccia è la polemica attorno alla critical race theory.

Inizialmente il termine designava la disciplina universitaria che esamina il razzismo strutturale e la sua influenza sul sistema legale. Ora è venuto a significare in modo più generale la disamina critica delle radici storiche della discriminazione nella società Usa, l’analisi a lungo promossa dal movimento per i diritti civili, da intellettuali come James Baldwin e Malcolm X, e per ultimo da Black Lives Matter, contro la rimozione della memoria che assicura il perdurare delle ingiustizie.maccaaaa

Ora però la “Crt” è stata trasformata nell’ultimo spauracchio della demagogia di destra come già prima è stato per “il gender”. Molti politici vi hanno trovato un utile strumento per attizzare rancori e paranoie razziali – e vincere elezioni – paventando il lavaggio del cervello degli studenti da parte di pericolosi radicali. La propaganda ha ben servito il nuovo governatore della Virginia, Glenn Youngkin, che nel giorno dell’insediamento ha promulgato un decreto che vieta l’insegnamento del teoria critica razziale nelle scuole di quello stato.

Negli stati rossi (quelli con amministrazioni trumpiste) è stato un susseguirsi. Con un’ingerenza senza precedenti nei piani di studio, Texas e Florida hanno entrambi messo fuorilegge l’insegnamento “critico” perché ritenuto anti patriottico e un complotto marxista per sminuire l’immagine del proprio paese agli occhi dei ragazzi. In Texas il vicegovernatore è intervenuto di persona facendo annullare la presentazione di Forget the Alamo, un libro che analizza i celebrati patrioti dell’omonimo forte come i mercenari schiavisti che in realtà furono.

La sacralità della storia come agiografia patriottica è sempre stata una bandiera dei conservatori, proclamata da Donald Trump davanti ai presidenti scolpiti nel Mount Rushmore, ma la nuova dimensione è decisamente inquietante. Matt Krause, parlamentare texano, ha stilato una lista di 850 libri da radiare dalle biblioteche scolastiche, fra questi testi di Ta-Nehisi Coates e Margaret Atwood. Il distretto scolastico di San Antonio ne ha preventivamente rimossi oltre 400.

Dalle scalinate di Capitol Hill la demagogia trumpista si è spostata nei comuni e nelle province, nei consigli di classe e nelle assemblee scolastiche prese d’assalto da genitori che inveiscono contro “l’indottrinamento” antiamericano dei figli e minacciano insegnanti ed amministratori. Le loro azioni sono coordinate da gruppi ben finanziati come Moms for Liberty, No Left Turn e Parents Defending Education. Sul sito di questi ultimi la lunga lista di libri incriminati inizia con un testo pedagogico di Paulo Freire, e vi si trovano anche suggerimenti su come intervenire alle assemblee e come spiare i social media di maestri e professori per trovare indizi «incriminanti».

La delazione utilizzata come strumento di controllo ed intimidazione rimanda direttamente ai metodi di McCarthy e J. Edgar Hoover e ad alcune delle pagine più scure della storia nazionale. L’accelerazione con cui si è giunti ad iscrivere reati di pensiero nei codici penali rimanda allo psicoreato orwelliano ed alla sua celebre frase: «Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato». Il controllo della memoria storica è da sempre al centro dello scontro fra America progressista e retrograda, l’erezione dei monumenti agli eroi sudisti per giustificare la segregazione ad esempio, e la lotta per rimuoverli condotta da Blm. La censura dei libri di testo mira ora alla rimozione integrale dei peccati originali.

Per gli insegnanti recalcitranti il governatore trumpiano del Texas, Greg Abbott, ha proposto licenziamento in tronco, perdita della pensione e divieto perpetuo di riassunzione. Fra i docenti, la cui carriera dipende ora dal primo genitore oltranzista, prevedibilmente c’è il panico. Così anche in Virginia dove Youngkin ha annunciato un numero verde dove i genitori possono denunciare gli insegnanti che per caso abbiano menzionati la tratta degli schiavi o gli abusi di polizia.

Riesplodono antiche tensioni razziali: in Mississippi la settimana scorsa tutti deputati afroamericani hanno abbandonato l’aula mentre il parlamento applicava anche a quello stato ex-confederato l’anatema anti-Crt. Per non essere da meno il parlamento della Florida è in procinto di proibire direttamente insegnamenti che possano urtare la sensibilità, colpevolizzare o «creare disagio negli studenti bianchi». Questo mentre gli stessi conservatori non cessano di inveire contro la “cancel culture”.

La realtà è che, malgrado Biden, le spaccature fisiologiche stanno disegnando due Americhe sempre più divergenti, un unione divisa in stati progressisti e quelli in cui governatori surrogati di Trump promulgano di fatto regimi di stampo suprematista e fondamentalista. Fra di loro c’è il confine fra democrazia multiculturale e un autoritarismo illiberale e post democratico.

LUCA CELADA

da il manifesto.it

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