I sindacati a Draghi: «Cambiare la Fornero o sarà mobilitazione»

Alta pensione. Cgil, Cisl e Uil: flessibilità in uscita dai 62 anni o 41 di contributi, pensione di garanzia e un anno per il lavoro di cura delle donne. Tempi stretti per trovare un accordo. Pressing su Orlando per la convocazione: pensione non è un lusso

«Una vera riforma della Fornero o sarà mobilitazione». Sulle pensioni il tempo stringe e Cgil, Cisl e Uil alzano i toni. In attesa della convocazione promessa dal ministro Orlando, i sindacati confederali hanno rilanciato la loro piattaforma unitaria – uscita a 62 anni di età o 41 di contributi senza ricalcoli o penalizzazioni e pensione di garanzia contributiva per precari e giovani – con un’iniziativa on-line «Cambiare le pensioni adesso» intervallata dalle esperienze di lavoratrici e lavoratori, con le loro quotidiane lotte contro il precariato e col fardello del lavoro di cura, la scure delle malattie professionali, l’orizzonte di decenni lavoro gravoso.

Mancano meno di otto mesi al ritorno in vigore della riforma Fornero e della fine programmata del flop Quota 100. Un tempo assai breve per accordarsi con un governo ben contento di tornare all’austerità previdenziale per dare flessibilità ad un sistema che più rigido non si può.
E allora ecco l’avvertimento di Maurizio Landini: «Ci aspettiamo un confronto con il governo a 360 gradi: se non ci saranno risposte, dobbiamo valutare quali iniziative mettere in campo per sostenere le nostre proposte», avverte il segretario generale della Cgil, memore della rabbia dei lavoratori nel 2011 per le sole 4 ore di sciopero per il SalvaItalia del governo Monti.

«A 10 anni dalla riforma Fornero, più che una riforma, fu un taglio secco chiesto dall’Europa per fare cassa in modo veloce, è ormai sotto gli occhi di tutti la necessità di intervenire – esordisce Landini – . Il primo messaggio che vogliamo mandare è che noi abbiamo bisogno di una vera riforma all’interno di un mondo del lavoro in cui la precarietà è aumentata. Su questo chiediamo il confronto con il governo. È necessario al contrario riconoscere le diversità dei lavori, con un riconoscimento del lavoro delle donne e dei lavori più gravosi. Per noi – ha detto Landini – è molto importante, insieme al riconoscimento dei lavori gravosi e del lavoro delle donne, in particolare quelle con figli: un anno di contribuiti riconosciuti per ogni figlio come se avesse lavorato. Ci vogliono elementi di solidarietà», ha rimarcato il segretario generale della Cgil.

Nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil non mancano altre proposte: sostenere il reddito dei pensionati ed estendere la 14esima e di rilanciare la previdenza complementare attraverso un semestre di silenzio-assenso per i neo assunti.

Ad aprire l’iniziativa era stato il neo segretario generale della Cisl Luigi Sbarra: «Abbiamo apprezzato l’apertura del ministro Orlando nel voler attivare un tavolo di confronto: diciamo di fare presto – aveva esordito – . Le pensioni non sono un lusso ma sono il giusto riconoscimento economico dopo una vita di lavoro. Oggi, definire 41 anni di contributi un privilegio è una provocazione. Pensare che dopo la fine di Quota 100 sia possibile ritornare, senza colpo ferire, al modello Fornero con un salto anagrafico che per molti sarebbe di 5 anni (da 62 anni ai 67 anni della pensione di vecchiaia) significa non essere sintonizzati sulla realtà del paese e sulla vita reale delle persone, si rischiano nuovi esodati», ha concluso Sbarra.

A tirare le fila e a concludere è stato invece il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri: «Abbiamo in mente un modello di sviluppo basato su valori e principi fondamentali, partendo dal rispetto della vita e delle persone» e «va promossa la sostenibilità sociale accanto a quella economica». Chiedendo a gran voce flessibilità in uscita, Bombardieri ha sottolineato: «La sostenibilità economica della legge Fornero non guarda in faccia le diverse esigenze e situazioni, un errore drammatico che abbiamo pagato in questi anni», ha detto il leader Uil. Che è tornato a puntare il dito anche sulla necessità di separare previdenza e assistenza: «Il sistema previdenziale italiano sconta uno storico, grossolano errore: le risorse per assistenza e previdenza non sono separate. È assurdo. Ora finalmente c’è una commissione al lavoro proprio su questo».

MASSIMO FRANCHI

da il manifesto.it

foto: screenshot

categorie
Dal sindacato

altri articoli