Il mito della sopravvivenza di Hitler nell’era delle notizie falsate

Oggi vanno di moda le cosiddette “fake news” che, forse più banalmente, ma più correttamente sul piano linguistico per una comprensione piena in idioma italiano si possono tradurre in...

Oggi vanno di moda le cosiddette “fake news” che, forse più banalmente, ma più correttamente sul piano linguistico per una comprensione piena in idioma italiano si possono tradurre in “notizie false” o meglio ancora “falsate”. Perché lo scopo è proprio quello di spacciare ciò che il più delle volte risulta essere una pura invenzione per una presunta verità: questa viene diffusa su Internet, soprattutto sulle reti sociali, e così in men che non si dica fa il giro del mondo anche più volte, viene presa, ripresa, postata e ripostata cento, mille e mille volte.
E’ un metodo di nuova generazione di disorientamento generale della cosiddetta “opinione pubblica”, ammesso che il pubblico abbia una sua opinione univoca: solitamente ciò che definiamo in tal modo è un ammasso di singole intuizioni dettate proprio da informazioni distorte, poco approfondite, insomma di letture di titoli e visioni di immagini che molto superficialmente bastano per farci dire che “noi lo sappiamo”, siamo a conoscenza dunque della verità su un determinato fatto.
Invece tutto ciò che abbiamo tra le mani o nella mente è una disinformazione, una parzialità bella e buona: se si parla di attualità sovente siamo innanzi a interpretazioni della medesima e quasi mai davanti a fatti oggettivi; se si parla di futuro siamo proprio davanti invece a mere ipotesi, un campo quindi nemmeno lontanamente vicino ad una teoricizzazione di un determinato contesto fattuale su cui provare a ragionare in termini di prospettiva sulla base di dati oggettivi del presente in cui viviamo; poi, se si parla del passato, di fatti storicamente avvenuti, accertati da studi storici degni di questo nome, allora le notizie false e falsate sono innumerevoli: c’è tutto un filone di rielaborazione della storia che più che darsi al consueto revisionismo di matrice politica, si concentra su una riscrittura antistorica degli accadimenti per insinuare dubbi, tesi di complotto internazionali, adombrare l’esistenza di centrali di condizionamento quasi telepatico delle opinioni singole e collettivamente formate attraverso canali di informazione opportunamente gestiti dai grandi poteri economici e statali.
E’ evidente che nel sistema capitalistico chi detiene la ricchezza, quindi il potere, detiene anche i modi per poter influenzare le opinioni e provare a gestire i dubbi e quindi anche le critiche – che possono trasformarsi in fenomeni di rivolta – e quindi attraverso il possesso di quotidiani, reti televisive, radio e spazi Internet può notevolmente proporre “altre verità”.
I governi, supportati e spinti dai loro sostenitori economici, sanno gestire abilmente le informazioni che devono arrivare ai popoli.
Ma tutto ciò è insito nella natura stessa del potere che cerca di preservarsi, di dare sempre una immagine rassicurante e benevola di sé medesimo trasformando le più criminali atrocità in opere di bene per la nazione.
Con tutte le opportune diversificazioni dei casi, è dall’epoca delle epoche che gli stati, i regnanti, i presidenti e le gerarchie ecclesiastiche di svariati culti hanno saputo raccontare la parzialità come universalità e hanno giocato sul fattore della conoscenza molto relativa da parte dei popoli tanto di ciò che accadeva nel presente quanto di ciò che era già avvenuto nel passato.
George Orwell ha scritto “1984” non a caso, ipotizzando proprio la figura del “Grande Fratello” che per molti oggi probabilmente è solo una trasmissione televisiva…
La trasformazione del falso nel vero è un’opera di capovolgimento che ottiene il massimo suo scopo soprattutto nel corso di conflitti bellici: elementare è il riferimento necessario al metodo adottato da Paul Joseph Goebbels, ministro di Hitler per la propaganda e poi plenipotenziario per la “guerra totale”: una menzogna ripetuta e ripetuta cento volte diventa una abitudine e quindi l’abitudine diviene consuetudine. Quest’ultima per sua intrinseca natura è fondamento della vita dei popoli e, pertanto, se è alla base dell’esistenza quotidiana assume un carattere di naturalità senza troppo sforzo per chiunque la senta ripetere.
E proprio in riferimento al Terzo Reich, è di questi giorni una notizia che sembrerebbe arrivare dagli archivi della CIA. Siccome da quelle parti la verità non è la massima virtù, ci sarà consentito dubitare del tutto: pare che un documento del servizio segreto più potente del mondo, desecretato pochi giorni fa, informerebbe sul fatto che Adolf Hitler sarebbe stato ancora in vita nell’anno 1955. Si sarebbe trovato in Colombia e sarebbe stato contattato da un agente della stessa CIA, un tale che in codice si faceva chiamare Cimleody-3.
Il nome sembra quello di un personaggio dei libri di Isaac Asimov, ma tant’è, costui affermava all’epoca di aver parlato con un suo “contatto” che a sua volta avrebbe saputo dove si trovava l’ex dittatore tedesco. Pare che il presunto Hitler si facesse chiamare Adolf Schrittelmayor.
Tutto questo farà felici coloro che affermano di aver visto Hitler un po’ ovunque sulla terra dopo il 30 aprile 1945 per rispondere alla chiamata che lo stesso Fuhrer avrebbe lanciato per dare un “funerale vichingo al Reich” lasciando tutto nel mistero, creando una ombra di mistero sulla sua morte.
Così qualcuno ricamerà ancora sulla storia e sugli ultimi giorni di un megalomane che aveva del genio e che l’ha usato soltanto per distruggere, annientare, creare miseria, morte e devastazione.
Sappiamo ora per ora cosa accadde nel Bunkersfuhrer durante la “battaglia di Berlino”: mentre i cannoni dell’Armata rossa distruggevano le ultime resistenze tedesche organizzate maldestramente da Goebbels, mentre Himmler prendeva contatti con gli Alleati e il suo attendente Fegelein veniva fucilato per diserzione dopo essere stato prelevato da un bordello abbondantemente sbronzo, mentre Goering voleva ereditare il comando della Germania e provava come il capo delle SS ad accreditarsi presso Eisenhower, Hitler viveva ricolmo di calmanti e droghe dentro a pochi metri di spazio, con mura di cemento armato spessissime, venti metri sotto la terra della Cancelleria.
Abbiamo testimonianze particolareggiate di ufficiali e segretarie, di politici e perfino di ministri come Speer che saranno poi processati a Norimberga.
Berlino era una città accerchiata dai sovietici. Nessun campo di volo era più agibile. Nessuna autostrada era praticabile. Nessuna via di fuga era immaginabile. Persino le fogne erano presidiate dai soldati russi.
O la morte o la prigionia. Non c’era nessun’altra ipotesi da formulare in quella fine di aprile del 1945 ed inizio di maggio quando, pochi giorni dopo la morte di Hitler, la Germania si arrenderà senza condizioni.
Ma intanto la notizia del documento della CIA fa il giro di Facebook, genera immaginazioni, fatti mai esistiti perché semplicemente hanno riscontri e non sono e non saranno mai comprovabili attraverso un intreccio di testimonianze e resti documentali che possano farlo.
L’era delle “notizie falsate” non si limita più ad esserlo attraverso la centesima volta in cui qualcuno casca nel tranello dell’annuncio della morte di un famoso attore o di un conduttore televisivo.
Ora si punta in alto: si punta, ancora una volta, a ricreare un mito, a ridare ossigeno al complottismo che è, questo sì, revisionismo storico se tenta di scardinare il lavoro scientifico degli studiosi.
Un stratega della menzogna e dell’inganno, del bluff come Hitler non poteva che cadere nella nemesi storica. Caderci proprio tutto dentro. Provando ad inquinare i fatti, ad attraversarli con presunzioni mitologiche impossibili da consolidare nel tempo.
Ma si sa… anche un leggero venticello solleva molta polvere e la calunnia è, per l’appunto, un venticello.

MARCO SFERINI

1° novembre 2017

foto tratta da Pixabay

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