Le nuove prede da braccare nella caccia al povero lanciata dal governo Meloni sono 364.101 percettori del «reddito di cittadinanza» che hanno tra i 18 e i 29 anni. Tra di loro ci sono 11.290 che hanno la licenza elementare, o nessun titolo, e 128.710 con la licenza media. Sono entrati ieri nel bersaglio del Ministro dell’Istruzione (e «del Merito») Giuseppe Valditara.

In attesa che perdano il sussidio entro agosto 2023, come gli altri 660 mila «occupabili» fino ai 59 anni, questi «Neet» dovrebbero «completare il percorso scolastico per chi lo abbia illegalmente interrotto o un percorso di formazione professionale nel caso non siano occupate né impegnate in aggiornamenti formativi, pena in entrambi i casi la perdita del reddito». Ad avviso di Valditara «questi ragazzi preferiscono percepire il reddito anziché studiare e formarsi per costruire un proprio dignitoso progetto di vita».

Per il ministro, che sta manifestando in queste settimane una propensione da ideologo del governo Meloni, non frequentare le lezioni coincide con una «violazione di legge» ed è un atto »illegale», comunque «inaccettabile moralmente». Il problema: tutto questo non è penalmente rilevante. La differenza non può essere rimossa da un approccio criminalizzante. Non rispettare l’obbligo scolastico è considerato «reato», ma solo con riferimento all’istruzione elementare, dove sarebbe prevista una simbolica pena pecuniaria per i genitori, e non per gli studenti. Per quanto riguarda l’obbligo formativo il problema non si può nemmeno porre in questi termini.

Nel sistema immaginato dal «reddito di cittadinanza» la mancata partecipazione alla formazione professionale è più che altro responsabilità del sistema delle «politiche attive del lavoro» che non funziona. Senza contare che, ad un’attenta lettura, nella legge attuale è prevista la possibilità, non l’obbligo di completare la propria scolarizzazione. A quanto pare è a questo che vorrebbe tendere il ministro.

Usando il reddito come strumento ritorsivo Valditara intenderebbe risolvere sia il problema sociale e sistemico della dispersione scolastica che quello della disoccupazione o inoccupazione giovanile. Non è chiaro come possa avvenire, e con quali strumenti coercitivi e repressivi. Ciò che conta è l’esibizione ideologica del bersaglio in una guerra contro le nuove «classi pericolose»: dopo i ravers, ora i «Neet».

Nel loro caso lo Stato «etico» pensa a fargli costruire un «dignitoso progetto di vita», con le buone o con le cattive. Questa è la conseguenza quanto Valditara ha detto nei giorni scorsi parlando dei «lavori socialmente utili» ai quali destinare gli «studenti violenti». In quell’occasione si era soffermato anche sui cosiddetti «Neet», una categoria statistica malintesa che in Italia comprende persone fino ai 29 anni.

Nell’area tra il populismo dei Cinque stelle, e della sinistra subalterna, chi difende l’attuale «reddito di cittadinanza» corre il rischio di rimuovere il fatto che misure analoghe a quelle vagheggiate da Valditara sono già previste nell’articolo 7, comma 9, della legge del 2019 varata da Lega e Cinque Stelle. È già prevista la decadenza del sussidio nel caso in cui un minorenne non frequenti »corsi di formazione e istruzione».

In linea teorica, si vorrebbe punire la famiglia a causa del mancato rispetto di un obbligo scolastico o formativo da parte di un suo componente. Nell’ottica dell’abolizione del «reddito di cittadinanza» Valditara interpreta lo stesso spirito punitivo, quello del Workfare, che va al di là di una legge. Lo fa in nome del «Meritare e punire» che egli intende come un « preciso indirizzo politico» con il quale intende correggere il legno storto di una società di «oziosi».

«Il venir meno del reddito di cittadinanza rafforzerà la possibilità di avere lavoratori in gamba e capaci» ha detto la ministra del turismo Daniela Santanché. Parole rivelatrici. L’eliminazione del «reddito di cittadinanza», che oggi agisce come un «reddito minimo», serve a eliminare l’unica e incerta diga contro lo sfruttamento e il ricatto dei lavoratori precari.

Nel turismo, ad esempio. Uno dei settori dove l’economia estrattiva capitalistica ha desertificato la vita di città e borghi. Solo una radicale riformulazione del «reddito di cittadinanza» in un reddito di base incondizionato, all’interno di una rivoluzione sociale del Welfare, può contrastare una simile offensiva politica reazionaria.

ROBERTO CICCARELLI

da il manifesto.it

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