Il disastro umanitario e ambientale causato dalla distruzione della diga di Nova Kakhovka ha portato anche a una sensibile riduzione del livello delle acque del bacino da cui la centrale nucleare di Zaporizhzhia preleva l’acqua di raffreddamento per i suoi reattori, le piscine di stoccaggio del combustibile esausto e i reattori diesel di emergenza.

La diga colpita che si trova circa 150 km a sud di Enerhodar (quindi la centrale non è a rischio di allagamento), nelle ore immediatamente dopo il suo minamento ha causato un veloce deflusso delle acque che riempiono l’invaso davanti alla centrale nucleare facendo registrare un iniziale calo del livello di circa cinque centimetri all’ora.

Nonostante i sei reattori della centrale di Zaporizhzhia siano attualmente in stand-by (cinque sono in arresto a freddo e uno in arresto a caldo), necessitano di un costante raffreddamento per smaltire il calore residuo emesso dalle barre di combustibile. Privare i reattori di questo raffreddamento per un lungo periodo (si parla di mesi), potrebbe portare alla fusione del combustibile contenuto nel reattore causando un incidente simile a quello avvenuto a Fukushima.

Anche l’acqua delle piscine in cui sono contenute le barre di combustibile esausto necessita di essere raffreddata, ma dato che qui la temperatura è inferiore a quella presente all’interno dei reattori (circa 50°C), la quantità necessaria per mantenerne il raffreddamento è limitata e comunque, allo stato attuale, non pone problemi immediati.

I generatori diesel di emergenza, al momento spenti, entrano in funzione solo nel caso l’unica linea elettrica funzionante da 750 kV dovesse interrompersi per continuare a far funzionare il sistema di pompaggio di raffreddamento. Anche in questo caso, l’acqua necessaria per il loro raffreddamento sarebbe limitata alla loro attivazione. Attualmente, è bene ribadirlo, nella centrale non vi è alcuna emergenza immediata, anche se per ogni evenienza sono stati fermati tutti gli impianti non essenziali che utilizzano acqua.

L’acqua pompata dal bacino del fiume Dniepr e immagazzinata nel serbatoio deve essere mantenuta a un livello superiore di 12,7 metri (attualmente il livello è di circa 16 metri), ma il sito di Zaporizhzhia ha anche diversi bacini alternativi, oltre a quello principale. Anche se le pompe non dovessero riuscire a prelevare l’acqua dallo specchio d’acqua del Dniepr, gli invasi artificiali costruiti attorno alla centrale proprio per fronteggiare emergenze simili, garantirebbero il raffreddamento dell’intera area per diversi mesi.

L’Aiea ha comunque espresso preoccupazione non solo per la situazione creatasi dalla distruzione della diga di Nova Kakhovka, ma anche dai continui blackout elettrici causati dal conflitto. Nonostante al Consiglio di sicurezza dell’Onu tutti i rappresentanti, Ucraina e Russia compresi, abbiano appoggiato le richieste dell’agenzia per l’energia nucleare di rendere la centrale di Zaporizhzhia area neutrale al conflitto, nessun passo in questo senso è stato ancora fatto dai due contendenti, che continuano a rimpallarsi le responsabilità dei bombardamenti attorno al sito e di un’eventuale – seppur remota – catastrofe nucleare.

All’interno dell’impianto oggi non sono presenti armi pesanti degli occupanti russi (sebbene la centrale sia militarmente controllata dall’esercito di Mosca, formalmente appartiene ancora all’Ucraina), ma la centrale è costantemente sorvegliata da soldati di Mosca cui si aggiungono tecnici delle russe Rosatom e Rosenergoatom. Inoltre, delle quattro linee elettriche su cui si poteva affidare Zaporizhzhia prima dell’occupazione, oggi solo una è attiva.

I russi, che gestiscono la sottostazione elettrica della centrale termica di Enerhodar (la Ztpp, Zaporizhzhia Thermal Power Plant) dove arrivano le tre linee da 330 kv che fungono da emergenza, stanno riparando le apparecchiature danneggiate dai bombardamenti. Nonostante le ripetute assicurazioni della Rosatom, al personale Aiea presente nella centrale non è stato ancora permesso di accedere alla Ztpp per verificare l’effettivo stato degli impianti.

Nel frattempo, le altre tre centrali nucleari ucraine gestite dalla Energoatom (Rivne, Khmelnitsky e South Ukraine) funzionano regolarmente mentre nessun livello anormale di radioattività è stato segnalato dalla centrale dismessa di Chernobyl. Da gennaio 2023, nei siti ucraini sono costantemente presenti venti esperti dell’Aiea, di cui due a Zaporizhzhia che si alternano ogni due-quattro settimane.

Accanto a questo, l’Ucraina ha beneficiato di un programma di sicurezza nucleare per cinque milioni di euro che comprende, oltre alla consegna di materiale di prevenzione, controllo e indumenti radioprotettivi, anche assistenza logistica, tecnica e di addestramento continuo al personale ucraino che lavora nelle centrali e alla popolazione che vive attorno ad esse.

PIERGIORGIO PESCALI

da il manifesto.it

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