Ex Ilva, no alla sospensiva. Il governo: l’acciaio è centrale

Vertenza Infinita. Il Consiglio di stato non accoglie il ricorso di Mittal. Al Mise sindacati soddisfatti. Al ministero anche Morselli. Giorgetti (e Orlando) parlano di golden power e Recovery plan

«Sempre qualcosa di molto buono». La sintesi migliore dell’infinita vicenda ex Ilva è riassunta nella incredibile battuta dell’ad di ArcerlorMittal Lucia Morselli fatta col sorriso sulle labbra ai cronisti che a fine giornata, dopo l’incontro con il neo ministro Giorgetti, le chiedevano cosa succederà adesso all’acciaieria.

L’umore di Morselli in realtà sarebbe dovuto essere molto cupo (al pari degli abitanti di Taranto e dei circa 11mila lavoratori del gruppo che da un decennio non vedono soluzione ai loro tormenti). Il Consiglio di stato infatti ha respinto la richiesta di sospensiva di ArcelorMittal Italia: lo spegnimento dell’area a caldo deciso dal Tar di Lecce perché continua ad inquinare è al momento confermato. Gli avvocati dell’azienda chiedevano una decisione veloce in sede monocratica e invece se ne tratterà l’11 marzo in sede collegiale. Una data non troppo lontana dal 13 aprile, giorno in cui l’area a caldo dell’acciaieria di Taranto dovrà essere spenta.

Ma il personaggio si sa è quello che è, così come la sua gestione dell’ex Ilva. La sua battuta è spiegabile in un solo modo: è come se la proprietà franco-indiana sia ormai rassegnata ad una nazionalizzazione di fatto. E attenda serenamente che sia il governo a risolvere l’intricatissima vicenda.

A prendere le misure della tremenda matassa della vicenda ieri sono stati i due ministri interessati. Al tavolo convocato con Cgil, Cisl e Uil i sindacati a fianco del nuovo titolare leghista del Sviluppo economico c’era il collega dem del Lavoro Andrea Orlando. I due hanno parlato con una voce sole ai sindacati, rappresentati ai massimi livelli.

L’impressione tratta è che per il governo Draghi l’acciaio sia una priorità e che dunque si farà tutto quello che serve – una sorta di «whatever it takes» – per salvaguardarne la produzione, legandola al Recovery plan che potrebbe aiutare una conversione ambientale, a partire dal forno elettrico che deve affiancare gli altoforni attuali. Sul pronunciamento del Consiglio di stato traspare una certa fiducia in una decisione che riapra l’aria a caldo, ma questa è una mera congettura dei presenti al vertice.

Allo stesso modo Giorgetti dovrà decidere il ruolo di Domenico Arcuri: il super commissario alla pandemia è ancora ad di Invitalia e dunque sarà azionista di maggioranza della nuova società mista con Arcelor Mittal. Ma non è assolutamente detto che sia lui il presidente che spetta al fronte pubblico.

Come accaduto il giorno prima sulla vicenda Whirlpool Napoli, i comportamenti di inizio mandato dei neo ministri sono sempre positivi. Così come i commenti degli stessi sindacati. «Il governo – commenta Maurizio Landini all’uscita – ha preso alcuni impegni: uno riguarda l’integrazione per i lavoratori che sono che sono in cassa integrazione (si tratta dei 1.700 dipendendi dell’amministrazione straordinaria e d è prevista da vari emendamenti al Milleproroghe, ndr), il secondo riguarda il rapporto diretto con Invitalia affinché siano rispettati gli impegni previsti dagli accordi sottoscritti e non ci siano appigli per nessuno. Il governo ha indicato anche la possibilità di usare la golden power per intervenire e si è detto disponibile a un confronto sull’accordo Invitalia-Mittal con i sindacati che noi abbiamo chiesto stabilimento per stabilimento, questo è un modo per garantire le qualità delle produzioni, chiarendo che non siamo disponibili a perdere neanche un posto e nessun stabilimento».

Da parte sua Giorgetti ha commentato: «La prossima settimana ci saranno altri incontri con la proprietà e ci impegniamo, come governo, insieme con il ministro Orlando, a risolvere l’impegno per la cig dei dipendenti in amministrazione straordinaria. Serve la collaborazione di tutti e con questo spirito ci prepariamo a vedere, nei prossimi giorni, il sindaco di Taranto e il presidente della Regione Puglia». L’incontro con Morselli è stato definito «lungo, schietto, franco e costruttivo». Ma niente trapela su come il nuovo governo pensa di gestire le conseguenze della sentenza del Tar di Lecce.

MASSIMO FRANCHI

da il manifesto.it

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