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Esteri

Blair e il giudizio blando per l’incendio del mondo

“Una decisione precipitosa”. Così John Chilcot, il presidente della commissione d’inchiesta sulla partecipazione del Regno Unito all’intervento militare in Iraq del 2003, ha definito la decisione presa allora dal governo britannico, guidato da Tony Blair di affiancare gli Stati Uniti nella guerra contro Saddam Hussein. A sette anni dall’inizio dei lavori, nel corso di una conferenza stampa a Londra, sono state rese pubbliche le conclusioni della commissione che ha esaminato 150mila documenti e ascoltato più di cento testimoni per cercare di stabilire la verità su una delle pagine più controverse della storia britannica. Conclusioni che rappresentano una condanna politica per Blair.

Secondo il rapporto elaborato dalla commissione e suddiviso in 12 volumi, i piani su cui l’attacco si fondava erano completamente inadeguati, come inadeguata era la preparazione delle forze inglesi. Non solo, l’affermazione che l’invasione fosse giustificata dal possesso di armi di distruzione di massa da parte del regime di Baghdad venne fatta con “una certezza ingiustificata”: infatti, queste armi non furono mai trovate. L’attività di intelligence svolta in vista dell’operazione, in pratica, avrebbe fornito dati fallaci e nessuno si sarebbe preoccupato di vagliarli. In primis, il premier laburista Blair”.

Un giudizio ancora blando quello della Commissione circa l’operato dei guerrafondai che hanno incendiato il mondo sulla scorta delle fasulle certezze della “esportazione della democrazia”.

Un giudizio, però, che serve per la storia e dovrebbe servire ai popoli che assistono oggi alla tragedia di guerra insensate, di migrazioni bibliche di povera gente che attraversa paesi ostili e fatti oggetto, in molti casi, da scherno razzista, alla crescita di disuguaglianze assolutamente ingiuste.

E’ questo il bilancio dei governi che hanno retto l’Occidente in questi anni calpestando diritti, identità, riducendo ai minimi termini le condizioni materiali di vita di milioni di persone.

Così è andata nel Medio oriente, in Afghanistan, nell’Africa tornata ad essere terra di scorribande neo – coloniali, nei martoriati Balcani.

Quando assistiamo a questi drammi, compresi quelli provocati dagli attentati che colpiscono all’improvviso cittadini apparentemente lontani (in certi casi soltanto apparentemente) da queste logiche dobbiamo sempre ricordare, esercitando uno spirito assolutamente critico, l’origine colpevole di questi fatti.

Il capitalismo rapace, lo sfruttamento, la sopraffazione sono la causa di queste colossali ingiustizie che i governi alimentano con comportamenti scellerati e colpevoli come è stato dimostrato in questo caso, che certo non è stato e non rimarrà isolato.

FRANCO ASTENGO

redazionale

7 luglio 2016

foto tratta da Pixabay

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