A dieci giorni dal voto la Cgil si prepara già per il post elezioni. Tenutosi scientemente lontano dalla campagna elettorale, Maurizio Landini ribadisce la linea di «autonomia» dai partiti chiedendo a gran voce: «Ascoltate il lavoro».

L’assemblea nazionale riunisce a Bologna 5 mila delegati sotto la tensostruttura della neonata piazza Lucio Dalla. Lo spaccato che esce dai racconti dei lavoratori è di un paese in cui la pandemia ha fatto in gran parte arretrare i diritti e peggiorare le condizioni quotidiane delle «persone che per vivere hanno bisogno di lavorare».

Dal tempo pieno negato nelle scuole del sud al decennale dramma tra salute e lavoro dell’ex Ilva di Taranto, dai precari che si scoprono partite Iva senza diritti e solo doveri al lento inabissamento tramite spezzatino del colosso Tim, dai pensionati impauriti dall’inflazione che chiedono aiuto agli autisti alle prese con l’escalation di aggressioni (venerdì sciopero nazionale di 8 ore sul tema dopo quello sui treni), il quadro che viene fuori dalle due ore di palco riservato ai delegati è a tinte sempre più fosche.

Landini – pressato dall’interno da chi chiedeva un impegno più preciso contro il pericolo della destra – sceglie di mettere subito in chiaro la scelta presa già a luglio: fermare il congresso per non farsi tirare per la giacchetta in campagna elettorale preparando già la mobilitazione di ottobre «per presentare le nostre richieste a qualsiasi governo ci sarà».

Citando il padre «partigiano che quando qualcuno nel giorno delle elezioni aveva qualche titubanza non lasciava finire la frase», il segretario della Cgil invita tutti e i suoi «ad andare a votare con la testa, il cuore e l’anima». «La lotta della Resistenza – ricoda Landini – ci ha fatto riconquistare quel diritto» negato dal fascismo. La stella polare per orientarsi è sempre «la Costituzione scritta anche da Di Vittorio che va applicata, non riformata». Qui arriva l’applauso più forte: «Non abbiamo permesso né a Berlusconi né a Renzi di farlo, mettersi contro di noi non porta bene», ricorda.

Poi arriva il passaggio contro il presidenzialismo: «Forse sarò troppo pragmatico ma in questi anni una delle poche cose che sta funzionando è il presidente della repubblica: lasciamolo così», scherza neanche troppo Landini.

Da cambiare invece «è la legge elettorale» e il modello proposto dalla Cgil è quello per l’elezione delle Rappresentanze sindacali unitarie. «Nessuno sa quale candidato andrà a votare e si rischia che ci vada solo la metà degli italiani», annota Landini che poi si rivolge ai delegati: «Voi invece siete stati eletti direttamente dai lavoratori, anche quelli non iscritti ai sindacati, e se non si raggiunge la maggioranza di votanti il risultato non vale», rimarca.

Il cuore dell’iniziativa della Cgil è il decalogo «Ascoltate il lavoro» di richieste ai partiti. «Tutelare e aumentare il potere di acquisto di salari e pensioni. Intervenire a livello nazionale ed europeo sulla formazione dei prezzi. Fissare un tetto alle bollette.

Integrare il trattamento della cassa integrazione. Salario minimo legato al trattamento economico complessivo dei Contratti nazionali e legge sulla rappresentanza. Definire un Nuovo statuto dei diritti per tutto il mondo del lavoro. Modificare radicalmente la riforma Fornero con pensione contributiva di garanzia per i precari e flessibilità in uscita a partire da 62 anni o con 41anni di contributi».

Su questo «volantino» Landini chiede a tutti i delegati di discutere nelle assemblee sui luoghi di lavoro «andando a trovarli anche di sera come il sindacato di strada faceva e fa nelle campagne».

Come anticipato la settimana scorsa dal manifesto, l’anniversario dell’assalto fascista dell’8 ottobre vedrà il ritorno della mobilitazione della Cgil a una settimana dall’apertura del nuovo parlamento: «Faremo l’inverso dei fascisti che partirono da piazza del Popolo e arrivarono alla nostra sede – spiega Landini – partiremo da lì riattaccando i quadri restaurati e andremo in piazza mentre il giorno dopo lanceremo, con sindacati e associazioni da tutto il mondo, la Rete globale antifascista».

Prima però c’è l’impegno forte per unirsi ai giovani dei Fridays for future nello sciopero per il clima di venerdì 23 settembre: «Troveremo le forme per essere in tanti in piazza con loro anche contro il precariato», promette Landini.

MASSIMO FRANCHI

da il manifesto.it

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