Premio Tenco: miglior disco l’ultimo di Claudio Lolli

Il Grande Freddo, nuovo disco di Claudio Lolli, vince il Premio Tenco 2017. Perché Il Grande Freddo? Lo spiega il cantautore e scrittore bolognese

Claudio Lolli, Brunori Sas, Lastanzadigreta, Ginevra Di Marco e Canio Loguercio e Alessandro D’Alessandro sono i vincitori delle Targhe Tenco 2017, il riconoscimento assegnato dal 1984 ai migliori dischi italiani di canzone d’autore usciti nel corso dell’anno trascorso. Gli artisti e i progetti discografici sono stati votati dalla più ampia giuria in Italia composta da giornalisti e critici musicali. Il cantautore, poeta e scrittore, Claudio Lolli con l’album ‘Il grande freddò (La Tempesta Dischi) si aggiudica la Targa Tenco per il Disco in assoluto. Un disco prodotto grazie al crowfounding e all’impegno di musicisti che lo seguono da tempo.

Ma perché Il Grande freddo? Lo spiega direttamente Claudio Lolli

«Molti anni fa, ormai devo parlare sempre di molti anni fa, mi capitò di vedere un film che mi è sempre rimasto impresso: ” The big chill”, tradotto come “il grande freddo” che è appunto la title track di questo lavoro. Un film di Lawreence Kasdan, con il grande e un po’ misconosciuto William Hurt. Questa la storia in breve. Un gruppo di ex compagni di college si ritrova, rimpatria, dopo parecchio tempo per un week end nella casa di quello di loro che ha avuto più successo, ha sposato la donna giusta, etc… All’inizio emergono dei contrasti (non tutti hanno avuto successo, non tutti hanno trovato il partner giusto) ma poi il senso di comunità riemerge e con lui il senso di solidarietà, di convivenza affettuosa, chiusi in questa casa, che è naturalmente una specie di famiglia d’origine ma anche di giovinezza.
E’ comunque una protezione dall’esterno in cui-dice un personaggio – c’è ”un grande freddo”, freddo che non è naturalmente atmosferico ma piuttosto esistenziale, intimo e, perché no?, politico. “Copriti, con il freddo che fa” cantava Leo Ferré. In questo caso non è possibile coprirsi, meglio stare dentro, tra quegli amici ritrovati, alcuni dalle vite deludenti e spezzate, alcuni più risolti (?) ma che riescono in ogni caso a ritrovare un filo comune che in qualche modo riannoda insieme le loro vite, anche solo per un week end che avrà comunque dei contraccolpi. Questa è la mia idea, o meglio l’idea che ho preso in prestito da questo film. I venti di guerra sono freddi e questo mondo è di nuovo pieno di improvvisi muri di Berlino e di filo spinato dai quali non è facile fuggire. Che cosa vi racconto? Io vi racconto molti personaggi ed i loro disastri esistenziali. Da “Il grande freddo” e “La fotografia sportiva”, in cui ci siamo tutti, passando per un “Prigioniero politico” si può arrivare ad una “Principessa Messamale”. Questo credo senza cinismo ( non mi appartiene) ma solo osservando, constatando e partecipando alle avventure dei miei personaggi. Poi mi è stato chiesto un testo sul partigiano Giovanni Pesce, ma un testo che fosse intimo, sul versante privato. E’ la “Lettera postuma del partigiano Giovanni alla moglie Nori – nome di battaglia Sandra” ( per brevità detto “ Sai com’è” e cerchiamo di immergerci in quel brivido caldo (sempre Kasdan) che probabilmente è stata la Resistenza, la sua fatica e la sua tenerezza. E molto altro.
Come fare tutto ciò? Credo, in accordo con quanto ho scritto, rifugiandosi in una casa (studio) con degli amici: amici di sempre, amici recenti, amici carsici per una musica calda. Così troviamo Danilo Tomasetta, sassofonista e anima organizzativa del progetto, Roberto Soldati chitarrista elettrico, Paolo Capodacqua chitarrista classico, Pasquale Morgante pianista e arrangiatore, i sassofoni sparsi e ipnotici di Nicola Alesini, Giorgio Cordini alle corde aliene e tanti altri che non sto a nominare per non annoiare. Insomma una tribù di persone che per prima cosa possiedono una reciproca autostima ed un reciproco affetto. Poi ci sono io, tra tutti questi arrangiatori e musicanti, che di solito porto su il caffè dal bar e mentre li ascolto continuo a pensare a questo paese, perso tra il nulla ed una sinistra (o pseudo o post) assolutamente autoreferenziale. Apro un po’ la finestra ma la richiudo subito perché gli altri si lamentano: “ Chiudi, non senti che grande freddo c’è la fuori?”».

Gli altri finalisti erano Baustelle con L’amore e la violenza; Paolo Benvegnù con H3+; Brunori Sas con A casa tutto bene; Edda con Graziosa utopia; Le luci della centrale elettrica con Terra. Brunori Sas con la canzone La verità (Dario Brunori) è il vincitore della Targa per la Miglior Canzone, che, ricordiamo, va agli autori dei brani e non agli interpreti.

A contendersi il primo posto: Baustelle con Amanda Lear; Michele Gazich con Storia dell’uomo che vendette la sua ombra; Canio Loguercio e Alessandro D’Alessandro con Ballata dell’ipocondria (o del vibrione innamorato); Ermal Meta con Vietato morire. Per la sezione Opera Prima la vittoria è andata al collettivo Lastanzadigreta con Creature selvagge (Sciopero Records). Facevano parte delle nomination: Blindur con Blindur; Colombre con Pulviscolo; Mara Redeghieri con Recidiva; Carlo Valente con Tra l’altro.

Per la targa Miglior album in dialetto, i più votati sono stati Canio Loguercio e Alessandro D’Alessandro con il napoletano «sussurrato» di Canti, ballate e Ipocondrie d’ammore (Squilibri). Gli altri candidati erano: Cesare Basile con U fujutu su nesci chi fa?; Foja con ‘O treno che va; Gabriella Lucia Grasso con Vussia cuscenza; Pupi di Surfaro con Nemo profeta. Ginevra Di Marco con La rubia canta la negra (Audioglobe) è risultata la più apprezzata per la categoria Interpreti di canzoni non proprie. Tra i finalisti: Gerardo Balestrieri con Covers; Teresa De Sio con Teresa canta Pino; Antonio Dimartino e Fabrizio Cammarata con Un mondo raro; Gang con Calibro 77.

Le Targhe verranno consegnate nell’ambito della Rassegna della Canzone d’Autore (Premio Tenco 2017) in programma al Teatro Ariston di Sanremo dal 19 al 21 ottobre.

CHECCHINO ANTONINI

da Popoffquotidiano.it

foto tratta da Popoffquotidiano

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