Proteggere i lavoratori agricoli, «lapidei», edili dalla calura estrema e discriminare la stragrande maggioranza dei precari a partita Iva, collaboratori, assunti a giornata di chi è costretto a lavorare, al caldo e al gelo, in nero o in grigio, di giorno e di notte, in tutti i settori che dovrebbero essere stati «garantiti» dal decreto tardivo e improvvisato varato dal consiglio dei ministri l’altro ieri e contenuto nel cosiddetto «Dl Clima».

Nel decreto gli stagionali che lavorano all’esterno, e i rider, non ci sono. I rider: un tempo erano rappresentati come la nuova frontiera dello sfruttamento digitale, tutti non facevano mancare una parola di conforto, a cominciare dai governi. Oggi sono dimenticati. I custodi del Bene li usano quando si tratta di riempirsi la bocca dei diritti. E li rigettano quando si tratta di imporre il loro rispetto. A meno che la piattaforma di turno lasci l’Italia. Il mese scorso lo ha fatto Ubereats. Ieri Getir. Questa azienda turca chiuderà i battenti anche in Spagna e Portogallo.

A Milano salteranno 300 posizioni. «La bolla della gig economy è un enorme bluff» ha commentato il movimento sindacale Deliverance Milano. Dunque, meglio aspettare il «licenziamento» invece di tutelare i lavoratori. Gli altri, grazie al decreto del governo Meloni, restano comunque liberi di crepare a 45 gradi in città. O di sgobbare sotto una nevicata a dicembre. Ne riparliamo quando qualcuno tornerà a chiacchierare di «diritti sociali». Si chiama violenza di classe.

«Il decreto riguarda solo il 10% dei lavoratori agricoli» conferma la Flai Cgil ciò che ha scritto Il Manifesto da quando sono iniziate a circolare le bozze del provvedimento. «Il 90% dei lavoratori agricoli tagliato fuori» osserva la Fai Cisl. Insomma: «Il decreto va rivisto nei prossimi passaggi parlamentari». E non solo per i lavoratori agricoli sui quali si soffermano, logicamente, i sindacati di categoria.

«La Cisoa, cioè il trattamento d’integrazione salariale agricola – ha spiegato Onofrio Rota (Fai Cisl) – riguarda soltanto i lavoratori a tempo indeterminato, che sono circa il 10% dei lavoratori del settore agricolo, dunque una misura veramente incisiva dovrebbe tutelare anche il restante 90%: operai stagionali a tempo determinato che stanno lavorando in condizioni di grande vulnerabilità, garantendo i raccolti in una stagione già molto complicata per gli effetti del maltempo e del caldo sia sulla popolazione che sulle stesse produzioni agricole».

Silvia Spera e Davide Fiatti della Flai Cgil hanno ribadito come sia sempre più evidente la carenza di un ammortizzatore sociale strutturale per i precari. Da adottare perché siamo di fronte a uno stravolgimento climatico «strutturale». Ma anche perché viene prima la forza lavoro che il lavoro che svolge.

Usb e Rete Iside, ieri hanno ricordato che martedì 25 luglio ha perso la vita in Sardegna Gianfranco Incollu, operaio antincendio di 55 anni. Lavorava con contratto semestrale per l’agenzia regionale Forestas. Mercoledì 19, a Montalto di Castro, è morto stroncato dal caldo il bracciante Naceur Messaoudi: 57 anni, da 30 in Italia. Aveva un permesso di soggiorno. La persona per cui lavorava ha detto di «averlo trovato per strada». Nessuno sarebbe stato tutelato dalla cassa integrazione e dal protocollo del governo.

ROBERTO CICCARELLI

da il manifesto.it

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