In settant’anni di storia non si erano mai visti attacchi personali così duri fra Cisl e Uil. Ancora più incredibili perché avvengono a meno di un mese e mezzo dall’ultima mobilitazione unitaria – la Cgil questa volta è incredibilmente fuori dalla mischia – tenuta a Napoli il 20 maggio.

La motivazione sindacale è chiara: la deriva governista della Cisl che l’ha portata a isolarsi rispetto agli altri due sindacati confederali. Lo scambio al vetriolo fra Pierpalo Bombardieri e Luigi Sbarra – «dialoghi molto bene con i sindacati gialli che il governo porta ai tavoli», «Parole gravi e farneticanti» – è anche un duello fra calabresi reggini, uno di mare e uno di montagna.

I fatti però sono eclatanti e, messi in fila, spiegano molto bene come sia la confederazione guidata da Sbarra ad aver rotto l’unità sindacale faticosamente costruita a marzo.

Se la primogenitura della spaccatura va data alla Fit Cisl nel settore del trasporto aereo con l’accordo aziendale con Ryanair contro Filt Cgil e Uilt (e gli accordi interconfederali) dell’agosto scorso, nelle ultime settimane perfino i costruttori dell’Ance hanno rotto le relazioni con la Filca Cisl a causa degli accordi firmati dalla federazione edili di Sbarra con la Confapi che ha portato alla nascita di Casse edili anomale in Piemonte e Umbria che favoriscono il dumping contrattuale. Mentre nello storico fortino delle Poste la Cisl ha fatto di tutto per escludere la Uil dal FondoPoste.

Passando al livello confederale, nelle ultime settimane l’isolamento di Sbarra si è tramutato in rapporti sempre più stretti con il governo e con Ugl e Confsal. A partire dal convegno a favore del Ponte di Messina con l’applauso al ministro Matteo Salvini del 6 giugno, il segretario generale della Cisl ha condiviso il palco con mezzo governo.

Quanto al rapporto privilegiato con l’Ugl del quasi commissario all’Inail Paolo Capone, già il 14 luglio scorso Gigi Sbarra fu l’unico confederale a essere invitato all’inaugurazione della nuova sede del sindacato ex Cisnal in via Nomentana a Roma. Assieme a lui Matteo Salvini e quel Claudio Durigon che ha tramutato il sindacato dell’Msi nel sindacato della Lega.

Con l’avvento del governo Meloni, oltre all’Ugl ai tavoli di confronto viene incredibilmente invitata la Confsal, sedicente confederazione forte nella pubblica amministrazione, mentre resta fuori l’Usb e tutto il sindacalismo di base che domina – ad esempio – la rappresentanza nel settore della logistica.

Non a caso Ugl e Confsal sono molto buone con il governo. E non a caso il 27 giugno al congresso Confsal al lussuoso Sheraton Parco de’ Medici di Roma era presente mezzo governo: Casellati, Valditara, Tajani, Zangrillo, Urso, Calderone e l’immancabile Matteo Salvini che fino a poco tempo fa odiava i sindacati. Indovinate qual è stato l’unico confederale a parlare? Esatto: Gigi Sbarra.

Infine sabato scorso il segretario della Cisl è stato l’unico invitato al mega convegno dei Consulenti del Lavoro tenuto a Bologna. Da lì Sbarra ha attaccato la proposta unitaria dell’opposizione sul salario minimo: «Non serve una legge». Seguito pochi minuti dopo da un giudizio uguale proferito dalla padrona di casa e ministra Marina Calderone. Nessuno però ha definito «gravi e farneticanti» le parole di Sbarra.

MASSIMO FRANCHI

da il manifesto.it

foto: screenshot tv