Je suis Mali?

Tanto nel tragico attacco alla redazione di Charlie Hebdo quanto alle stragi di Parigi di una settimana fa, la rete Internet e in particolare Facebook, Twitter e altri social...

Tanto nel tragico attacco alla redazione di Charlie Hebdo quanto alle stragi di Parigi di una settimana fa, la rete Internet e in particolare Facebook, Twitter e altri social network si erano riempiti di manifestazioni di solidarietà ridondanti, ripetitive, quasi ossessive: una gara incosciente di pubblicazione di immagini, pensieri e riflessioni su ciò che era accaduto.
Pensieri per le vittime, per un paese intero, per la “civiltà occidentale”, contro il terrorismo, per la pace.
Commovente a tratti, insostenibile per altri versi, patetico per altri versi ancora.
Ma questa competizione di solidarietà mediatica, che offre qualche spazio di esaltazione del proprio ego nel mostrare vicinanza e umanità ai cugini francesi sotto l’attacco del Daesh, non scatta se il colpito è uno stato di un altro continente, di un’altra cultura, di una differente civiltà.
Eppure in Mali parlano francese, sono una ex colonia di Parigi. Ma Parigi è lontana, più lontana è la sensazione che ci riguardi come notizia di cronaca estera, non come allarme generale per le sorti del nostro vicino e, quindi, anche di noi stessi.
Gli ostaggi sono stati tutti liberati. Eppure siamo davanti a 19 morti, ad un’azione cruenta che poteva finire con un numero di vittime nettamente superiore. Ma nessuna televisione ha interrotto la prima serata musicale, spettacolare, calcistica, o di chissà che altro, per fare uno speciale sulla situazione in Mali.
Nessuno ha fatto dirette pomeridiane che hanno lambito l’arrivo dei vespri. Nessuno ha messo in moto le catene di Sant’Antonio su Facebook con bandiere del Mali da caricare come sfondo della propria foto del profilo.
Non era forse terrorismo anche quello? Non era fatto anche quello con le parole d’ordine pseudo religiose dell’inno di esaltazione per l’unico dio dei musulmani, dei cristiani e degli ebrei?
La tragedia nella tragedia non è soltanto il cinismo con cui certe destre trattano i drammi dell’umanità per scopi politico – elettoralistici, ma è anche quella di chi un giorno impara a memoria i nomi dei luoghi degli attentati di Parigi e il giorno dopo non conosce nemmeno la posizione geografica del Mali. Intanto è lontano da noi. Lontano, lontano, lontano…

MARCO SFERINI

21 novembre 2015

foto tratta da Pixabay

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