Non usate Rifondazione contro Rifondazione

L’operazione di Sinistra Lavoro è volta a creare uno spazio a sinistra che unisca le anime che vogliono dialogare anche con la “sinistra del PD”. A questo punto si...

L’operazione di Sinistra Lavoro è volta a creare uno spazio a sinistra che unisca le anime che vogliono dialogare anche con la “sinistra del PD”.
A questo punto si diversificano non solo le tattiche ma proprio le strategie di lungo termine nell’attualità politico-sociale che viviamo.
Noi pensiamo, io credo giustamente, che il centrosinistra sia morto e sepolto e che a seppellirlo definitivamente sia stato proprio Matteo Renzi (ma già con Bersani c’erano queste avvisaglie. Si costruivano alleanze tra il PD e Sel o tra il PD e Di Pietro spacciandole per “centrosinistra”…).
Crediamo, credo altrettanto giustamente, che si debba andare avanti, con tutte le lacune e le storture esistenti, con tutte le impotenze e le imperfezioni del caso, sulla via della creazione di una sinistra semplicemente ed autenticamente alternativa tanto alle destre (come è naturale che sia) quanto al Partito Democratico che rappresenta oggi l’asse politico della struttura economica dei mercati e delle banche transnazionali.
Siamo in minoranza? Contiamo poco? In politica la geometria è una scienza imperfetta, perché variabilissima da tempo a tempo, da ora ad ora.
Non penso che si debba dare vita ad una contesa a sinistra sulla “patente di comunismo”. Mi sembra evidente che Sinistra Lavoro non la rivendica affatto. Noi la rivendichiamo dentro ad un percorso più ampio, che unisca culture differenti ma sempre di sinistra alternativa e con questo chiaro, netto, evidente percorso di totale indipendenza dal PD.
Non è possibile pensare di contrastare il Ttip, le politiche liberiste e quanto d’altro producono sul piano sociale (antisociale) e poi lanciare ponti a Civati che è organico al PD, che ne è parlamentare, che non ha fino ad ora mostrato alcun atto concreto di rottura verso Renzi, se non un voto nella direzione nazionale che non si è concretizzato tale e quale anche nelle aule parlamentari.
La rottura deve essere netta: per farsi riconoscere come forza alternativa, non solo per definirsi tali.
Per sembrare una sinistra comunista di alternativa bisogna prima di tutto esserlo.
Sinistra Lavoro è l’ultimo tentativo di un gruppo di compagni di Rifondazione Comunista che da tempo criticano la linea nazionale del Partito perché ha il solo torto di rivendicare come proprie delle battaglie che oggi non sono percepite come lotte di rivendicazione sociale dai lavoratori, dagli studenti e da tutti i soggetti deboli di questa società.
Ma mi domando e vi domando: forse la svolta modernista di Sel ha prodotto qualcosa di fattivamente utile in questo senso?
Se c’è stato un fallimento in pochi anni dalla sua nascita, questo non è rappresentato da Rifondazione Comunista, ma proprio da Sel e da ciò che ne è uscito.

Scrive Claudio Grassi: http://www.claudiograssi.org/wordpress/2014/10/gli-obbiettivi-di-sinistra-lavoro/

Leggo commenti di aderenti all’appello che negano che il medesimo non contenga una presa di equidistanza dal PD.
Leggo nel post di Claudio invece l’invito a sollecitare la sinistra del PD a rompere con le politiche di Renzi. Se non l’hanno fatto sul job act, francamente mi domando su cosa possano farlo.
Si accusano i compagni che condividono la linea scelta dal congresso del PRC di essersi spostati su posizioni settarie, non rivolte alla ricerca di una unità a sinistra.
Mi sembra, invece, che le compagne e i compagni aderenti al manifesto di Sinistra Lavoro si siano (molti di loro) ulteriormente spostati su un terreno tattico e anche strategico diverso dal congresso del PRC.
Legittime posizioni. Ci mancherebbe.
Ma quello che mi preoccupa è che si va in piazza il 25 ottobre a Roma come Sinistra Lavoro invece che come Rifondazione Comunista (mi riferisco ovviamente ai compagni del PRC firmatari dell’appello e a quanto scrive Claudio).
Si annuncia l’assemblea nazionale dell’associazione – soggetto politico che nasce e che si prepara a presentarsi in tutta Italia.
Sinceramente mi amareggia tutto questo perché ancora una volta, in nome dell’unità della sinistra, si crea una contrapposizione interna al PRC nettamente verticale.
Spero che le compagne e i compagni di Sinistra Lavoro avranno la bontà di non utilizzare le strutture di Rifondazione Comunista per dare vita e forza ad un progetto che si contrappone alla attuale linea politica del PRC.
Invece di contribuire a dare nuovo slancio alla cultura e alla politica della “rifondazione comunista”, si preferisce la strada della ricostruzione del centrosinistra (Patto degli Apostoli) attraverso una sinistra che dialoghi con il PD.
Non si può conciliare la linea di Sinistra Lavoro con quella del PRC: valori comuni ve ne sono moltissimi, ma la linea politica è obiettivamente diversa. Per essere generosi nel definirla.

MARCO SFERINI

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