Le sottili polveri del genocidio globale

Se non fosse che si tratta di un dato ormai consolidato e forse non più di una eccezione climatica, si potrebbe persino essere contenti del fatto che a dicembre...

Se non fosse che si tratta di un dato ormai consolidato e forse non più di una eccezione climatica, si potrebbe persino essere contenti del fatto che a dicembre si possa limitare l’uso di sciarpe e guanti mentre si girovaga in scooter o anche solo passeggiando per le vie delle città.

Si potrebbe sorridere del fatto che le spiagge sono state meta di molti che hanno approfittato della conversione anomala del tempo da freddo a caldo, per fare un tuffo e dimenticare che anche in riva al mare dovrebbe spirare una magari bella tramontana ma un tantino gelida.

Ed invece non c’è proprio niente da festeggiare, seppure si sia in tempo di feste, e non c’è nulla per cui valga la pena sorridere. Del resto sotto le mascherine bianche che sempre più in tanti usano nelle grandi città per provare a proteggersi dalle ormai celeberrime “polveri sottili” è particolarmente difficile scorgere un sorriso.

Da Pechino alle nostre città, lo smog è visibile, si è come materializzato da fenomeno invisibile e percepibile solo attraverso una faticosa respirazione o un tubo di scappamento di auto o corriere che rendevano evidente l’inquinamento che saliva e che, giorno dopo giorno, contribuiva alla modificazione delle condizioni di stabilità cui un tempo ormai lontano eravamo abituati.

Ciò di cui ora siamo palesemente costretti a renderci conto è che lo sfruttamento delle risorse naturali e l’utilizzo di carburanti altamente inquinanti, hanno condotto ormai la vita quotidiana di noi tutti ad un punto di non ritorno, ad essere davanti ad immagini apocalittiche e che non sono film di fantascienza, ma cruda realtà.

Gia trent’anni fa era divenuto celebre il “buco dell’ozono”: un fatto spiegato scientificamente ma reso ben presto un mito da citare in qualche dibattito politico in televisione per impressionare gli spettatori e sembrare ecologisti anche quanto si stava dalla parte dei peggiori devastatori del pianeta.

Poi venne il dramma dello scioglimento dei ghiacciai a causa dell’aumento della temperatura: le frasi fatte si sprecarono e si sprecano per descrivere la cattiveria umana nel fare della terra una proprietà privata che però non viene mai denunciata come tale, ma come un luogo destinato a subire il fato umano, un destino incontrollabile e incontrovertibile. Incontrovertibile se non dalla stessa volontà di coloro che hanno ridotto alla convulsione globale un sistema che era in perfetta armonia nel suo essere complesso.

Ed eccoci all’oggi, alle nebbie visibilissime, quasi palpabili, di certo respirabili da polmoni che così aumentano dell’1% la possibilità di sviluppare patologie gravissime. Si dirà che è una percentuale bassissima, ma gli esperti ci dicono che su scala planetaria è una cifra tutt’altro che trascurabile.

Le polveri sottili sono ovunque, come altri tipi di inquinamento: quello elettromagnetico ad esempio: anche il tablet dal quale sto scrivendo emana segnali e riceve segnali in una frequenza che non giova alla stabilità cellulare del mio organismo. Siamo circondati ogni giorno da un inquinamento costante, continuo, onnipresente.

Forse non è il caso di farsi prendere dal panico, ma è sicuramente il caso di estendere la critica a questo sistema di vita, a questa società di consumi e di generazione esponenziale del profitto per pochi, della sopravvivenza e della miseria per tutti gli altri, anche allo sfruttamento dell’ambiente.

La conferenza mondiale sul clima, tenutasi a Parigi poche settimane fa, ha impegnato i governi a ridurre le emissioni dei gas serra entro qualche decennio. Sono impegni che sulla carta mostrano una lodevole attitudine all’ascolto dei terrificanti messaggi di allarme che ci manda il pianeta.

Sono impegni che restano sempre sulla carta e che sono subordinati alle esigenze del mercato e degli interessi capitalistici.

Su quelli non possiamo fare conto per salvare la salute nostra e delle prossime generazioni. Credo che possiamo fare invece conto su noi tutti, su tutti coloro che non devono obbedire a questi interessi e che, quindi, sinceramente possono unirsi per rovesciare una politica ambientale che pretende di salvare un pianeta che sta devastando da secoli.

Non si può pensare di creare le basi di un mondo migliore, superando profitti e sfruttamento, senza portare avanti una lotta contro quegli interessi sottili che creano polveri altrettanto sottili e che oggi sono le premesse per un grande, graduale genocidio globale.

MARCO SFERINI

28 dicembre 2015

foto tratta da Pixabay

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