Strip and War. Dalla Bielorussia con amore

Un confronto generazionale, tra nipote e nonno, nel film di Andrei Kutsila
Strip and War

23 giugno 1994. Ai Mondiali USA l’Italia sconfisse la Norvegia uno a zero grazie ad un goal di Dino Baggio. Gli azzurri arrivarono fino alla finale di quel torneo dove furono sconfitti dal Brasile. Maledetti rigori. Lo stesso giorno dall’altra parte del mondo Aleksandr Grigorevič Lukashenko, all’epoca quarantenne, si affermò a sorpresa alle elezioni presidenziali in Bielorussia, confermandosi definitivamente nel secondo turno del 10 luglio. All’epoca i potenti del mondo erano Clinton, Eltsin, Berlusconi, Mitterrand, Major, Kohl. Sono passati quasi ventotto anni. Lukashenko è ancora li tra chi sogna l’URSS e chi l'”Occidente”. Un salto generazionale delicatamente raccontato dal film Strip and War del regista Andrei Kutsila.

1. Aleksandr Lukashenko appena eletto Presidente della Bielorussia

Il cinema in Bielurussia arrivò solo dopo la Rivoluzione d’Ottobre grazie alla politica di Lenin che vedeva nel cinema l’arte più importante. Il 17 dicembre 1924 venne fondata la Belgoskino, l’amministrazione statale per la cinematografia e la fotografia, che produsse i primi film. Il primo in assoluto fu Lesnaya byl (Storia della foresta o Forest Story, 1926), la vita di un giovane bielorusso che si unisce ai sovietici per contrastare le forze di occupazione polacche. La pellicola venne diretta da Jurij Viktorovič Tarič (Polack, 24 gennaio 1885 – Mosca, 21 febbraio 1967) il più importante regista bielorusso del muto che realizzò anche Do zavtra (Fino a domani, 1929) e Nenavist (Odio, 1930).

Nel 1928 l’attività della Belgoskino si unì a quella dello studio Soviet Belarus fondato a Leningrado, elemento che permise un ulteriore sviluppo della cinematografia bielorussa grazie alla presenza di “supervisori” inviati da Mosca: Oleg Frelikh (Prostitutka), Vladimir Gardin (uno dei più importanti registi pre-rivoluzionari, autore di Kastus Kalinovsky), Grigorij Rošal (Yego prevoskhoditelstvo). Nel 1939 tutta la produzione fu spostata a Minsk, lo studio prese definitivamente il nome di BelarusFilm, ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale bloccò la nascente cinematografia bielorussa.

2. Una ragazza cerca suo padre (1959) di Lev Golub

Solo dopo la fine del conflitto il cinema tornò in quelle terre con due precisi filoni: film storici, spesso incentrati sulla resistenza ai nazisti al punto da essere soprannominati “Partizanfilm” e film per ragazzi. Nel primo caso rientrano, tra gli altri, Deti partizana (Bambini partigiani, 1954) e Devochka ishchet otsa (Una ragazza cerca suo padre, 1959) di Lev Golub; nel secondo, oltre a 131 film di animazione, diversi lungometraggi su tutti Priklyucheniya Buratino (Le avventure di Buratino, 1975), ispirato al “Pinocchio” di Collodi, e Pro Krasnuyu Shapochku (A proposito di Cappuccetto Rosso, 1977) di Leonid Nechayev.

Gli anni ’80 segnarono un calo della produzione cinematografica in Bielorussia, comunque inferiore rispetto a quelle di altre repubbliche sovietiche, mentre negli anni ’90, dopo il crollo dell’URSS, sono da segnalare Moi Ivan, toi Abraham (Io Ivan, tu Abramo, 1993) di Yolande Zauberman nonché Iz ada v ad (Dall’inferno all’inferno, 1997) di Dmitrij Astrachan entrambi indicati per rappresentare la Bielorussia agli Oscar, ma non nominati.

Anime nella nebbia (2012) di Sergei Loznitsa

Da ricordare, infine, l’esistenza di due festival cinematografici nel Paese: il Minsk International Film Festiva Listapad, rivolto alle cinematografie dell’est Europa e dell’Asia centrale, creato nel 1994 per volontà di Lukashenko, e il DOTYK, festival legato alla cultura Queer.

Oggi la parte migliore di quel cinema è affidata a giovani registi indipendenti che, con toni e accenti diversi, da un lato continuano il filone “Partizanfilm”, dall’altro provano a raccontare la Bielorussia di oggi. Da citare A Lesson of Belarusian (2006) di Mirosław Dembiński, Franz + Polina (2006) di Mikhail Segal, Viva Belarus! (2012) di Krzysztof Łukaszewicz, In the Fog (Anime nella nebbia, 2012) di Sergei Loznitsa bielorusso di nascita, ucraino di adozione che ha realizzato importanti film sulle origini del conflitto che stiamo vivendo quali Majdan (2014) e Donbass (2018).

4. Andrei Kutsila

In questa cinematografia emergente, favorita dal digitale e dalle nuove tecnologie, si inserisce anche Andrei Kutsila che, con uno stile delicato, sta raccontando la sua terra. Kutsila, nato a Baranovichi il 3 luglio 1983, si è laureato nel 2007 in giornalismo presso l’Università Statale Bielorussa, per poi studiare all’Accademia delle Belle Arti di Minsk. Divenuto un free-lance ha collaborato con diversi emittenti televisive prima di passare dietro la macchina da presa.

Kutsila ha raccontato la lotta contro Lukashenko in Davoli! Da Voli… (Basta! Alla Libertà…, 2012) incentrato sulla figura del Presidente e sulla repressione delle rivolte nel 2010, in Summa (2018), storia dell’amicizia tra una giovane artista bielorussa e un anziano pittore che vive in Polonia e nel più recente Belarus: Personal Stories from a Country in Turmoil (2020) film collettivo sulle mobilitazioni del 2019, distribuito da “The Guardian”. Tema ritornato anche nell’ultimo lavoro del regista Gdy kwiaty nie milcza (When Flowers Are Not Silent, 2021). Ma il film che forse descrive meglio la realtà bielorussa, senza cadere nella retorica nazionalista, è, appunto, Strip and War.

5. Strip and War (2019)

Distribuito nel 2019 il film documentario riprende la vita di nipote e nonno che coabitano in un piccolo appartamento a Minsk. Il primo Anatolj Maiseyeu junior, dopo aver lasciato gli studi di ingegneria, cerca la libertà facendo, con grande attenzione ai particolari e alla preparazione, lo spogliarellista; il secondo Anatolj Maiseyeu, pluridecorato di guerra, racconta nelle scuole le conquiste socialiste e vive nel ricordo dell’URSS e nella fascinazione per la Russia. Lo scontro è inevitabile e quotidiano tra battute e stili di vita differenti, tra vecchi e nuovi valori. Ma l’affetto prevale.

Kutsila ha seguito per diversi mesi i due protagonisti e quello che ne è uscito è un film delicato dove la politica fa da sfondo ad un rapporto personale e a un confronto generazionale. Fa da sfondo, ma c’è. C’è nelle discussioni e nella prospettiva diversa dei due Anatolj, quello giovane che sogna l'”Occidente” (e usa un asciugamano con la bandiera USA per coprirsi dopo lo spettacolo), quello vecchio che sogna l’Unione Sovietica (la libreria vanta numerosi libri su Stalin) e si prende maniacalmente cura delle sue divise. C’è nella scena finale in cui il giovane rimane intrappolato nel traffico a causa di una parata militare.

6. il confronto costante tra nonno e nipote in Strip and War

Uno dei simboli del nuovo cinema bielorusso, prodotto dalla polacca Belsat TV Channel. Un “piccolo” film indipendente, presentato in anteprima italiana all’Ischia Film Festival e premiato al Festival di Minsk, che spiega quasi più di un trattato di geopolitica quella realtà e le divisioni che l’attraversano. I battibecchi tra i due protagonisti, infatti, sono a tratti divertenti, ma mostrano una spaccatura seria che riguarda, seppur con accenti diversi, tutto l’ex blocco sovietico. Lo vediamo anche oggi, in piena guerra, senza l’Italia ai Mondiali e con Lukashenko sempre al potere.

MARCO RAVERA

redazionale


Bibliografia
“Il cinema russo e sovietico” di Giovanni Buttafava – Biblioteca di B&N
“Storia del cinema” di Gianni Rondolino – UTET

Immagini tratte da: immagine in evidenza, foto 5 e 6 Screenshot del film Strip and War; foto 1 da president.gov.by; foto 2 Screenshot del film Una ragazza cerca suo padre; foto 3 Screenshot del film Anime nella nebbia; foto 4 da dafilms.com
Le immagini sono di proprietà dei legittimi proprietari e sono riportate in questo articolo solo a titolo illustrativo.

categorie
Corso Cinema

altri articoli