La direzione nazionale chiama il partito ad un impegno straordinario di mobilitazione contro le politiche portate avanti dal governo recuperando il nesso tra il piano della battaglia democratica, antifascista, antirazzista e il piano della lotta per i diritti sociali e del lavoro. In assenza di una politica che ponga al centro le domande di giustizia sociale e i bisogni dei settori maggiormente colpiti dal liberismo economico, crescono spauracchi, chiusure, xenofobie, frustrazioni securitarie, trova alimento la politica della paura.
Una politica, funzionale ai poteri e agli interessi dominanti, utile a distogliere il dibattito pubblico dall’urgenza di un cambiamento sociale radicale o ad alimentarne un simulacro di destra. Basti pensare all’allarmismo e alle politiche brutali, fascistoidi in tema di migranti. Bisogna infrangere gli specchietti per le allodole.
Per farlo occorre ritrovare la capacità di parlare ai ceti popolari impoveriti, di esserci sul terreno materiale delle condizioni di esistenza. La manovra economica in corso di definizione e approvazione da parte del governo solo in apparenza risulta in controtendenza con il passato ma ha una capacità inedita di parlare ai ceti popolari. In realtà col taglio della spesa sociale, l’ennesimo mega regalo ai grandi evasori e ai ricchi la manovra è destinata a non ridurre ma ad ampliare la forbice delle disuguaglianze e a peggiorare la condizione sociale in un Paese in cui il 20% più ricco ha 740 volte la ricchezza del 20% più povero. Anche in occasione del dibattito sulla manovra emerge che l’attuale opposizione parlamentare – rappresentata da forze che hanno l’indubbia responsabilità del peggioramento delle condizioni di vita dei settori popolari – costituisce il miglior alleato del governo.
Occorre adoperarsi per costruire la più ampia mobilitazione contro le politiche di austerità vecchie e nuove, con una critica da sinistra al governo. A tal fine la direzione si impegna a predisporre una campagna sociale e di controinformazione da condurre su scala nazionale nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nei quartieri in cui mettere al centro l’abrogazione della Legge Fornero, il reddito minimo ai disoccupati, la tassazione alle grandi ricchezze, la lotta alle disuguaglianze. Impegna altresì il partito a partecipare a tutti i momenti di mobilitazione promossi da forze sociali, sindacali, di movimento.
La direzione nazionale del Prc-Se unitamente alla costruzione dell’opposizione sociale ribadisce il proprio impegno per la ricostruzione di un campo di forze antiliberiste, anticapitaliste, antagoniste, di sinistra, ambientaliste. Lo abbiamo fatto in Potere al Popolo che è apparso in questi mesi uno dei punti di riattivazione di energie e di protagonismo.
Lo abbiamo fatto con l’idea di mantenere l’impegno originario di apertura, di sviluppare un modello inclusivo, partecipativo, democratico, plurale contro ipotesi autoreferenziali, di chiusura, di poter bastare a se stessi e trasformare quello che doveva essere un movimento politico sociale unitario in un partito.
Ex Opg, Eurostop e altri hanno perseguito l’archiviazione di fatto del manifesto fondativo di Potere al popolo imponendo un’assurda consultazione su due statuti contrapposti, del tutto priva di garanzie democratiche e di confronto paritario, a cominciare dalla censura operata nei confronti dei materiali di presentazione dello “Statuto per tutte e tutti”.
Di fronte a violazioni palesi delle più elementari regole di correttezza, la nostra delegazione nel coordinamento nazionale – unitamente a compagne/i indipendenti – ha chiesto di sospendere e rinviare le votazioni on line e di indire una riunione per chiarire la situazione. Al rifiuto è seguita la dolorosa decisione di ritirare la proposta di statuto e l’invito a non partecipare al voto. Anche in questo caso la risposta è stata all’insegna della prepotenza lasciando sulla piattaforma in votazione una proposta ritirata dai proponenti.
Il risultato è stato una sonora bocciatura di queste forzature: ha votato solo una minoranza degli aventi diritto al voto (4041 su 9.091) e solo poco più di un terzo a favore dello statuto n. 1 (3.332). Neanche questi dati inequivocabili hanno spinto al riconoscimento di un deficit di democrazia e consenso. Senza nemmeno consultare il coordinamento si è proceduto immediatamente a dichiarare approvato lo statuto.
In qualità di soggetto cofondatore di Potere al popolo! che ha sempre proposto la democratizzazione del percorso attraverso la partecipazione diretta, non riconosciamo la legittimità di tale statuto che non riteniamo essere stato approvato dalle/dagli aderenti di Potere al popolo!
La DN del PRC, nel prendere atto delle palesi irregolarità compiute dalla maggioranza del coordinamento provvisorio di Pap in sede di votazione dello Statuto, non riconosce l’esito di questa consultazione falsata. Tali forzature antidemocratiche se non azzerate, rappresentano una palese violazione dello spirito con cui è nato il progetto di Potere al Popolo. Riteniamo pertanto necessario aprire una fase di forte dialettizzazione politica.
Non viene meno il nostro impegno a costruire in Italia uno schieramento di sinistra e popolare alternativo a tutti i poli esistenti di cui ogni giorno di più emerge l’urgenza.
Ribadiamo la nostra indisponibilità per riproposizioni del vecchio centrosinistra liberista e la necessità di una proposta politica di rottura con le politiche e le classi dirigenti degli ultimi 25 anni.
È doveroso e indispensabile che le soggettività politiche, sociali e civiche che in questi anni hanno resistito e difeso diritti e beni comuni lavorino per costruire un’alternativa a questo governo e a un’opposizione delegittimata.
Per questo insistiamo sulla costruzione di un progetto che parli a milioni di persone e che sul piano europeo si collochi in alternativa tanto a nazionalisti e razzisti quanto ai trattati UE e alla governance neoliberista.
Il Partito della Rifondazione Comunista è uno strumento al servizio della lotta per la trasformazione della società e la difesa delle condizioni di vita delle classi lavoratrici.
Respingiamo ogni caricatura volta a presentare la nostra esistenza come ostacolo alla costruzione di soggettività di sinistra più forti. Le esperienze europee dimostrano il contrario, come per esempio nel caso di Unidos Podemos. Sono semmai il settarismo da un lato e l’opportunismo dall’altro che in questi anni hanno impedito un’auspicabile ricomposizione di un’area politico-sociale-culturale frammentata e lo sviluppo di un discorso politico nuovo e egemone.
Ribadiamo l’impegno alla costruzione del partito come fatto materiale, a rafforzare il nostro tessuto militante, il senso di appartenenza, l’impegno all’autofinanziamento, la presenza politica, le pratiche sociali. Va in tale direzione la convocazione dell’assemblea nazionale delle compagne e dei compagni del partito della rifondazione comunista impegnati sul diritto all’abitare.
Che questa possibilità ci sia lo dimostrano alcuni indicatori non di poco conto. Le 50.597 mila sottoscrizioni al 2Xmille a favore di Rifondazione Comunista e la riuscita delle molte feste di Rifondazione Comunista. Dati significativi che parlano di una potenzialità, di un possibile salto in avanti che va accompagnato a una maggiore capacità di comunicare e raccontare quello che proponiamo e le cose che facciamo. Su tutto questo e altro ancora siamo impegnati a dare corso alla traccia di lavoro contenuta nel documento uscito dalla discussione di Spoleto sul rilancio del partito.
In particolare la direzione nazionale impegna i gruppi dirigenti territoriali alla convocazione dei comitati federali e regionali con all’ordine del giorno la fase politica e il completamento della campagna di tesseramento 2018 contattando e coinvolgendo compagne e compagni vecchi e nuovi.
La Direzione nazionale, su proposta del segretario, convoca il Comitato Politico Nazionale per il 27 e 28 ottobre.
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
DIREZIONE NAZIONALE
13 ottobre 2018
foto tratta dalla pagina nazionale Facebook di Rifondazione Comunista