Mauritz Stiller. Dalla Svezia con Garbo

Il raffinato regista scandinavo portò la "divina" a Hollywood, per poi essere dimenticato

A metà degli anni dieci del Novecento il cinema divenne una forma di spettacolo sempre più diffusa in Francia, in Italia, negli Stati Uniti, e, complice la Prima guerra mondiale che limitò, se non addirittura bloccò, le importazioni estere, in Scandinavia. In Svezia, in particolar modo, emersero le figure di due straordinari registi destinati a lasciare il segno Victor Sjöström e Mauritz Stiller all’anagrafe Moshe Stiller.

1. Mauritz Stiller

La famiglia era ebrea aschenazita di origine polacca. Moshe nacque il 17 luglio del 1883 a Helsinki, allora città del Granducato di Finlandia sotto l’Impero russo, da Hirsch Stiller e Mindel Weissenberg. Il bambino non aveva ancora compiuto quattro anni quando, il 23 marzo 1887, il padre morì ad appena 45 anni. La madre, in preda ad una forte depressione, si suicidò il 13 ottobre 1887. Il piccolo Stiller, rimasto prematuramente orfano, venne cresciuto da una coppia amica di famiglia, Peretz Katzman e Rakel Federmesser, che lo accudì amorevolmente.

Era la fine del 1899, il 2 dicembre, quando Stiller iniziò ad interessarsi alla recitazione divenendo in breve tempo un apprezzato attore teatrale della scena finlandese, principalmente applaudito nei teatri di Helsinki e Turku. Ma il servizio militare era alle porte e il futuro regista preferì fuggire dal Paese piuttosto che prestare servizio nell’esercito dello Zar Nicola II.

2. Stiller a teatro

Si stabilì in Svezia e divenne Mauritz Stiller. Continuò a Stoccolma la sua brillante carriera teatrale alternando la recitazione alla regia. Tra il 1910 e il 1912 divenne il principale punto di riferimento del Lilla Teatern, allora diretto da August Strindberg (tra i massimi autori svedesi di sempre) al punto di succedergli alla morte.

Sempre a Stoccolma conobbe il produttore cinematografico Charles Magnusson (Göteborg, 26 gennaio 1878 – Stoccolma, 18 gennaio 1948). Magnusson nel 1909 era stato chiamato a dirigere la Svenska Biografteatern (fondata nel 1907 era la più importante casa cinematografica dell’epoca) e diede nuovo impulso al cinema svedese, avviando una regolare produzione di film a soggetto, spesso ispirati a opere letterarie. Nel febbraio del 1912 il produttore ingaggiò Sjöström, anch’egli affermatosi a teatro, e il 15 maggio dello stesso anno Stiller.

3. la prima apparizione cinematografica di Mauritz Stiller e Victor Sjöström, nel film Nella primavera della nostra vita diretto dal francese Paul Garbagni

I due divennero amici e debuttarono insieme, come attori, nel film I lifvets vår (Nella primavera della nostra vita) del francese Paul Garbagni, un dramma tratto dal romanzo “First Lovers” di August Blanche. La pellicola, una coproduzione tra la svedese Svenska Biografteatern e la francese Pathé di cui Garbagni era direttore, venne girata nella primavera del 1912 a Lidingö, ma uscì solo a fine anno, per la precisione il 16 dicembre.

Al contempo Magnusson aveva spinto Stiller e Sjöström alla regia cinematografica. Nel maggio dello stesso anno, a poche settimane dal suo ingaggio, Stiller girò När svärmor regerar (Quando regna la suocera) tratto dal romanzo “Pastor Jussilainen” del finlandese Gustaf von Numers. L’opera, già portata dal regista a teatro l’anno precedente, racconta la storia del Pastore Elias Jussilainen (Mauritz Stiller sotto lo pseudonimo di Mauritz Set) intento a scrivere il sermone che terrà il giorno dopo per la visita del vescovo. Il religioso viene, tuttavia, costantemente disturbato dalla suocera (Jenny Tschernichin-Larsson) che si trasferisce a casa sua e della moglie Evelina (Lilly Jacobsson). Una simpatica commedia che trovò qualche ostacolo con la censura per il tono scanzonato e venne proiettata solo a partire dal 2 febbraio 1914.

4. Quando regna la suocera (1912) il primo film diretto da Stiller

Anche il secondo film diretto da Stiller, interpretato da Sjöström, uscì tardi rispetto alle riprese. Vampyren eller En kvinnas slav (Il vampiro ovvero Schiavo di donna), venne girato nel maggio del 1912, ma uscì solo il 14 febbraio 1913. Un dramma sentimentale, importante poiché mostrò una raffinata messa in scena meno teatrale e più cinematografica, elemento che riscattò una trama piuttosto ripetitiva.

La censura fece slittare anche l’uscita del terzo film diretto dal regista, Barnet (Il bambino) girato nel giugno del 1912, ma uscito solo il 13 gennaio 1913. Il film racconta la storia di un amore tra due giovani Georg Mills e Mary (Victor Sjöström e Lili Bech) ostacolato dal padre della ragazza, che, per colpa di un inganno, è costretta a sposare un ricco armatore. Ma la giovane sa di aspettare un figlio da Georg. La pellicola è da considerarsi perduta.

5. Madre e figlia (1912), il primo film di Stiller ad uscire nelle sale

Il quarto film di Stiller, considerato il primo del regista, fu Mor och dotter (Madre e figlia) girato nel giugno del 1912, fu il primo ad uscire nelle sale il 30 settembre dello stesso anno. Nel film il Conte Raoul de Saligny (Mauritz Stiller) conosce e si innamora della cantante di varietà Elvira Sylva (Anna Norrie), ma anche la figlia di quest’ultima (Lilly Jacobsson) si innamora dell’aristocratico. Distrutta dalla gelosia, la madre uccide l’uomo, viene incarcerata, e si ricongiunge con la figlia solo poco prima di morire. Altro dramma sentimentale tipico della cinematografia svedese di quegli anni. L’amico Victor Sjöström debuttò poco dopo col film Ett hemligt giftermål (Un matrimonio segreto). A proposito di drammi sentimentali.

I primi film dei due registi, che alternavano con disinvoltura i ruoli di regista, sceneggiatore e attore, non si differenziarono molto dallo stile cinematografico dell’epoca, ma la successiva collaborazione fu uno shock. Nell’ottobre del 1912 era in programmazione l’uscita di Trädgårdsmästaren (Il Giardiniere o La crudeltà del mondo) un dramma cupo scritto da Stiller, ma diretto e interpretato da Sjöström. La censura ne bloccò la distribuzione. Il motivo? La pellicola mostrava, non esplicitamente, ma chiaramente, la violenza sessuale di un giardiniere (Victor Sjöström) sulla giovane (Lili Bech, che l’anno seguente sposò Sjöström) amata del figlio (Gösta Ekman, poi protagonista del Faust di Murnau). Una scena di violenza sessuale incestuosa sarebbe forte oggi, figuriamoci all’epoca. Trädgårdsmästaren fu così il primo film censurato in Svezia. Considerato perduto, venne ritrovato nel 1979 negli Stati Uniti. Il 14 ottobre del 1980, a sessantotto anni dalla sua realizzazione, venne finalmente proiettato in Svezia.

6. Il Giardiniere, firato nel 1912, venne proibito in Svezia fino al 1980

Sempre nel 1912 Stiller diresse, a luglio ed agosto, De svarta maskerna (Le maschere nere), uscito il 21 ottobre 1912, che mostrò un uso sapiente del montaggio parallelo in funzione drammatica, non meno efficace dei lavori dall’altra parte dell’oceano di David Wark Griffith, e Den tyranniske fästmannen (La fidanzata tirannica) dramma già rappresentato a teatro e uscito nei cinema il 30 dicembre 1912. Anche Sjöström, dopo alcuni film di scarso successo, si fece notare con Ingeborg Holm (1913) un dramma psicologico incentrato, insolitamente, su una figura femminile.

La Svezia poté così, inaspettatamente, vantare due autori di caratura mondiale. I due erano in parte complementari, Stiller era più interessato alle questioni di linguaggio, ai mezzi espressivi, alla resa spettacolare, mentre Sjöström preferiva l’approfondimento psicologico dei personaggi. Elementi che caratterizzarono il cinema svedese, basti pensare a Ingmar Bergman per il quale Sjöström recitò nel bellissimo Smultronstället (Il posto delle fragole, 1957).

Nella filmografia di Stiller seguirono in rapida successione: När kärleken dödar (Quando l’amore uccide, 1913); När larmklockan ljuder (Quando suona la sveglia, 1913); En pojke i livets strid (Un ragazzo nella battaglia della vita) girato nell’aprile del 1913, ma mai distribuito nei cinema; Den okända (L’ignoto, 1913), Bröderna (Fratelli) girato nell’estate del 1913, ma distribuito il 23 gennaio dell’anno successivo e Den moderna suffragetten (La moderna suffragetta, 1913) sulla costituzione di una cellula femminista. Un forte presa di posizione da parte del regista visto che in allora in Svezia potevano votare e candidarsi solo le donne sposate e solo nelle elezioni comunali. Per il suffragio universale si dovette attendere il 1919.

7. La moderna suffragetta (1913)

Seguirono: Livets konflikter (Conflitti di vita, 1913) film diretto da Stiller che venne sostituito da Sjöström durante una lunga malattia ai polmoni, una collaborazione storica purtroppo perduta; På livets ödesvägar (Sul destino della vita, 1913); Mannekängen (Manichino) girato nel settembre del 1913, ma rimasto incompiuto a causa dei problemi di salute del regista. Alcune scene del film vennero inserite in Minns du? (Ti ricordi?, 1935) pellicola che ripropose immagini di vecchi film svedesi girati tra il 1907 e il 1924 e in När seklet var ungt (Quando il secolo era giovane, 1961) documentario con immagini di repertorio della Svenska Biografteatern curato da Gardar Sahlberg e Arne Karlsson.

La pellicola successiva di Stiller fu För sin kärleks skull (Per il bene del suo amore), ma il più importante film del regista nel 1913 fu anche l’ultimo girato in quell’anno: Gränsfolken (Popoli di frontiera, noto anche col titolo internazionale Brother Against Brother). I fratelli Ivan (Egil Eide, poi esponente della destra norvegese) e Gregory (Richard Lund) si contendono l’amore della bella Katjuscha (Edith Erastoff), ma l’imminente guerra minaccia di separarli sui due lati opposti del confine. Nel film, ispirato a “La Débâcle” (La disfatta”), il penultimo romanzo di Émile Zola, e sceneggiato dallo scrittore norvegese Peter Lykke-Seest, Stiller spostò l’ambientazione in una non meglio precisata località dell’est Europa dove, dietro la rivalità dei fratelli, vi è una riflessione sui rapporti tra le nazioni. Fu il più grande successo della Svenska Biografteatern che vendette 41 copie a 17 Paesi, tra cui Norvegia (dove si tenne la prima il 21 novembre 1913), Danimarca, Inghilterra, Irlanda, Finlandia, Belgio, Francia, Italia, Austria, Grecia, Albania, Montenegro, Turchia, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Canada e Stati Uniti.

8. Popoli di frontiera

Gränsfolken, considerato perduto per decenni, venne ritrovato nel 2009 in una chiesa della Polonia sud-occidentale a seguito di uno scambio tra un prete polacco e un prete ceco avvenuto negli anni ’40. La copia, in nitrato con didascalie tedesche, è stata restaurata ripristinando anche le vecchie scritte svedesi e proiettata nel 2011 nella straordinaria rassegna “Il cinema ritrovato”.

Il 1914 e il 1915 per Stiller non furono meno prolifici. Dopo aver scritto la sceneggiatura del film Kammarjunkaren (1914) diretto da John Ekman, realizzò: Lekkamraterna (Compagni di gioco) girato nella primavera del 1914, ma uscito il 6 aprile dell’anno successivo; Stormfågeln (Stormo di uccelli), realizzato a marzo e uscito nel settembre del 1914, il film fu un grande successo commerciale, ma venne censurato in Finlandia e in Russia per la critica allo Zar; Det röda tornet (La torre rossa) uscito il 2 novembre 1914; Skottet (Il colpo) girato dopo il precedente, ma uscito prima nelle sale; När konstnärer älska (Quando gli artisti amano) la cui prima si tenne al Palace Theatre di Kristiania, in Norvegia il 6 aprile 1915, benché il film fosse stato realizzato tra luglio e agosto dell’anno precedente.

9. Madame de Thèbes (1915)

Ad inizio 1915 Stiller tornò a teatro per dirigere “Oväder” tratto dall’omonimo lavoro di August Strindberg, quindi girò nell’ordine: Hans hustrus förflutna (Il passato di sua moglie); Hämnaren (Il vendicatore) in cui unì temi cari della sua filmografia; Madame de Thèbes ispirato alla vita della celebre chiromante, considerato perduto come gli altri, venne ritrovato nel 2004; Mästertjuven (Ladro); Hans bröllopsnatt (La sua prima notte di nozze); Minlotsen (Il pilota); Dolken (Pugnale); Lyckonålen (Il ragazzo fortunato). Ad esclusione di Hämnaren e Madame de Thèbes, tutti film irrimediabilmente perduti, di cui ci rimane il titolo e poco altro.

La produzione di Stiller continuava a pieno regime facendo, insieme all’altrettanto eccellente lavoro di Sjöström, conquistare alla Svezia il primato cinematografico mondiale, complice la “Grande guerra”. Nel 1916 diresse Balettprimadonnan (La prima donna del balletto) incentrato sull’amore tra il musicista Wolo Czawienko (Lars Hanson) e la contadina Anjuta (Jenny Hasselquist) costretta dalla matrigna a ballare per gli ospiti ubriachi di una taverna, la pellicola venne ritrovata nel 1995; Kärlek och journalistik (Amore e giornalismo) in cui la protagonista (Karin Molander) si traveste per indagare nella vita intima di un giovane e famoso esploratore (Richard Lund), una commedia semplice e innovativa al tempo stesso.

10. Ali (1916)

Sempre nel 1916 Stiller realizzò: Kampen om hans hjärta (La battaglia per il suo cuore); Vingarne (Ali) un adattamento del romanzo “Mikaël” scritto nel 1902 da Herman Bang in cui uno scultore (Egil Eide) fa amicizia con un giovane pittore (Lars Hanson) che diventa il suo modello, la loro amicizia viene meno quando entrambi si innamorano della stessa donna (Lili Bech). Nel film debuttò Nils Asther che fece poi fortuna a Hollywood. Nella seconda parte dell’anno Stiller divenne il direttore artistico del nuovo teatro Lorensberg a Göteborg e diresse diverse rappresentazioni.

La reputazione di Stiller era tale da permettergli nuove strade narrative, libertà che gli permise, di fatto, di inventare un nuovo genere: la commedia. Tra il maggio e il giugno del 1917 girò Thomas Graals bästa film (Il miglior figlio di Thomas Graal). Thomas Graal (Victor Sjöström) è uno sceneggiatore molto affezionato alla sua segretaria Bessie (Karin Molander), ma quando l’uomo la bacia la donna scappa via. Decide così di scrivere una sceneggiatura ispirata a lei, ma la ragazza gli nasconde un segreto. Il film fu un successo clamoroso.

11. Il miglior figlio di Thomas Graal (1917)

Una commedia fu anche il successivo Alexander den store (Alessandro il grande, 1917), l’ironia è subito chiara poiché il protagonista non è il condottiero macedone, ma un capo cameriere. L’anno successivo, forte del successo de Il miglior figlio di Thomas Graal, Stiller realizzò il seguito, altra novità per l’epoca, intitolato Thomas Graals bästa barn (Il miglior figlio di Thomas Graal). La pellicola segue i preparativi delle nozze tra Thomas e Bessie e la nascita del figlio, proprio il sesso del nascituro è oggetto di continue liti.

Dopo questo nuovo successo, l’attività di Stiller si fece meno frenetica e più meticolosa. Nel 1918 girò, infatti, solo un altro film, Sången om den eldröda blomman (Il canto del fiore scarlatto), purtroppo perduto, tratto da un romanzo del finlandese Johannes Linnankoski e sceneggiato da Gustaf Molander, già attivo al fianco dell’amico Sjöström, e marito dell’attrice Karin Molander protagonista nella seria di Thomas Graals.

12. Il tesoro di Arne (1919)

Stiller tornò ad un dramma nel successivo Herr Arnes pengar (Il tesoro di Arne o Il tesoro del signor Arne) tratto dal romanzo “Herr Arnes penningar” di Selma Lagerlöf, che nel 1909 era stata la prima donna a vincere il Nobel per la letteratura. Il film uscì il 22 settembre 1919.

Nella seconda metà del Cinquecento, tre mercenari scozzesi bloccati tra i ghiacci dopo una mancata congiura ai danni del Re di Svezia, cercano di scappare verso il Marstrand, allora provincia danese, e sulla via di fuga si imbattono nel determinato signor Arne (Hjalmar Selander) che uccidono insieme alla sua famiglia per rubare un forziere pieno d’oro. L’unica a sopravvivere alla strage è la figlia Elsalill (Mary Johnson) che si trasferisce in un altro villaggio dove si innamora del giovane Sir Archie (Richard Lund), uno dei tre responsabili dello sterminio della sua famiglia. La ragazza, scossa da un forte dilemma tra amore e giustizia, denuncia l’amato, per poi pentirsene e morire nella rissa che scoppia per la cattura dell’uomo. Le donne di Marstrand vengono a riprendersi il cadavere della ragazza, in uno struggente corteo funebre.

13. il corteo funebre

Un bel dramma storico, considerato tra i capolavori di Stiller, che vanta numerose scene memorabili: l’incendio, la fuga tra i ghiacci col tesoro, il corteo funebre delle donne sulla neve (che ispirò Ėjzenštejn per Ivan il Terribile).

Drammatico fu anche il successivo Fiskebyn (Il villaggio di pescatori), storia del vedovo Jakob Vindås (Egil Eide) che vive con sua figlia Martina (Käte Schnitzer) e sua madre (Hildur Carlberg) in una piccola comunità di pescatori della costa occidentale della Svezia. La pellicola venne girata tra agosto e settembre del 1919, ma distribuita il 15 marzo del 1920.

Fiskebyn fu l’ultimo film di Stiller per la Svenska Biografteatern che il 27 dicembre del 1919 si fuse con la Filmindustriaktiebolaget Skandia dando vita alla AB Svensk Filmindustri. Il 23 maggio del 1920 vennero inaugurati i nuovi studi. Il primo film della nuova casa del cinema svedese fu Körkarlen (Il carretto fantasma, 1920) capolavoro di Victor Sjöström tratto dall’omonimo romanzo di Selma Lagerlöf, il secondo fu Erotikon (Verso la felicità) di Mauritz Stiller nelle sale dall’8 novembre 1920.

14. Erotikon (Verso la felicità, 1920)

L’entomologo Leo Charpentier (Anders de Wahl) durante una lezione illustra agli studenti i diversi comportamenti sessuali dello scarabeo stercorario: c’è la specie monogama, quella bigama e infine quello dal dorso blu che è poligama. Irene (Tora Teje), la moglie del professore annoiata dagli studi del marito, insegue un barone donnaiolo (Vilhelm Bryde), ma è anche interessata allo scultore Preben Wells (Lars Hanson) il migliore amico del marito Leo che a sua volta si scopre attratto dalla nipote Marthe (Karin Molander). Insomma l’uomo è come lo stercorario dal dorso blu.

Nel film, tratto dalla piece “A kék róka” (“La volpe azzurra”) di Ferenc Herczeg, il regista prese spunto dal comportamento sessuale degli insetti per analizzare quello umano, in una commedia in netto anticipo sui tempi. Stiller con intelligenza e malizia si prese, infatti, gioco dello spettatore stuzzicandolo con colpi di scena assai scandalosi per l’epoca. Nuovo successo di critica e di pubblico.

15. Johan (1921)

Sempre nel 1920 Stiller scrisse e diresse Johan. Girata in Lapponia, la pellicola racconta la vita di una comunità rurale conservatrice sconvolta dall’arrivo di uno sconosciuto (Urho Somersalmi) che arriva perfino a sedurre la moglie del contadino Johan (Mathias Taube).

Per Stiller tutto andava per il meglio anche da punto di vista personale. Il 15 luglio del 1921, infatti, divenne finalmente cittadino svedese. Nello stesso anno girò De landsflyktige (Gli esuli) in cui una ricca famiglia russa deve affrontare i cambiamenti della storia.

Film di successo quelli di Stiller, così come quelli di Sjöström, ma a causa del perfezionismo dei due, soprattutto del primo, i costi delle pellicole erano in costante ascesa e per questo i due registi vennero coinvolti dalla AB Svensk Filmindustri, ancora guidata da Charles Magnusson, nella produzione dei successivi lavori.

16. La saga di Gunnar Hedes (1923)

Il primo film con questa nuova assetto societario fu Gunnar Hedes saga (La saga di Gunnar Hedes o Il vecchio castello, noto anche col titolo internazionale di The Blizzard) girato da Stiller tra l’aprile e il giugno del 1922 e uscito il primo gennaio del 1923. Liberamente tratto dal romanzo “The Tale of a Manor” della Lagerlöf, da cui la Svensk Filmindustri aveva già fatto scrivere una sceneggiatura da Gustaf Molander ignorata tuttavia dal regista, il film narra le avventure di Gunnar Hede (Einar Hanson, anche se per il ruolo era stato scelto Lars Hanson) che vuole diventare un musicista professionista, ma è costretto, alla morte del padre, a prendere in mano l’azienda di famiglia che alleva e vende renne. Gunnar Hedes saga, ricco di pagine paesaggistiche originali e di un forte simbolismo drammatico, andò meno bene rispetto alle pellicole precedenti, ma fu comunque distribuito in 17 Paesi.

La sfida di fare film in serie, autentiche saghe, le prime della storia del cinema, continuava ad affascinare Stiller. Decise così di portare sul grande schermo il primo romanzo di Selma Lagerlöf, che non sempre gradiva questi adattamenti. Il libro, uscito nel 1891, si intitolava “Gösta Berlings saga” e raccontava la storia di un Pastore cacciato dalla sua Chiesa per alcolismo. Per il ruolo maschile il regista scelse Lars Hanson (Göteborg, 26 luglio 1886 – Stoccolma, 8 aprile 1965), che aveva debuttato proprio diretto da Stiller nel film Dolken. Casuale fu, invece, la scelta dell’amata del protagonista, un ruolo secondario nel film, ma centrale per la storia del cinema.

17. la sconosciuta Greta Lovisa Gustafsson divenne Greta Garbo

Un giorno Stiller si recò al Royal Dramatic Theatre di Stoccolma per scoprire dei talenti emergenti. Li incontrò una giovane attrice che aveva vinto una borsa di studio per poter studiare recitazione. Era molto povera e orfana di padre dall’età di quindici anni. Nel 1923 di anni ne aveva appena diciotto ed era piuttosto in carne, ma aveva già realizzato alcuni filmati pubblicitari e un paio di film di scarso livello. Venne scelta da Stiller. Il suo nome era Greta Lovisa Gustafsson, ma quel lungo cognome non piacque al regista che, insieme a Gustaf Molander e allo sceneggiatore Arthur Norde, gli propose un altro cognome. In quelle settimane Molander stava leggendo alcuni testi sulla figura di Gabriele Bethlen il condottiero ungherese che nella lingua madre risultava essere Bethlen Gábor. Ispirandosi a quel nome Greta Lovisa Gustafsson divenne Greta Garbo (Stoccolma, 18 settembre 1905 – New York, 15 aprile 1990), una delle più spendenti stelle della Storia.

Per l’attrice Mauritz Stiller divenne un imprescindibile punto di riferimento, mentore e amante, nonostante la grande differenza di età. L’unica altra relazione conosciuta del regista fu quella con l’attrice Anna Norrie. I due si frequentarono a partire dal 1907 quando assieme calcavano i palcoscenici finlandesi e proseguì fino agli anni ’20. La Norrie recitò in diverse pellicole dirette dal fidanzato.

Nell’agosto del 1923 iniziarono le riprese di Gösta Berlings saga, che durarono quasi ininterrottamente fino al febbraio del 1924. Fu la più grande produzione cinematografica svedese dell’epoca. Il film venne presentato in due parti, la prima uscì il 10 marzo del 1924 (85 minuti), la seconda parte (79 minuti) la settimana successiva, per una durata complessiva di oltre tre ore.

18. La leggenda di Gösta Berling (1924)

Ambientato intorno al 1820 nel Varmland, nel sud est della Svezia, Gösta Berlings saga (La leggenda di Gösta Berling o I cavalieri di Ekebù) racconta la vicenda di Gösta Berling (Lars Hanson). Gösta, un Pastore cacciato dalla sua parrocchia per alcolismo, è assunto come precettore della giovane Ebba Dohna (Mona Mårtenson) dalla matrigna Märtha Dohna (Ellen Hartman-Cederström) che, conoscendo il passato di Gösta, vuol far avvicinare sentimentalmente i due per poter diseredare la figliastra in favore del figlio naturale il Conte Henrik Dohna (Torsten Hammarén) sposato con la bella Elizabeth (Greta Garbo, quasi sempre ripresa frontalmente nascondere il doppi omento). Quest’ultima scopre l’inganno lo riferisce all’incredula Ebba che lascia Gösta e poco dopo muore. L’uomo, distrutto, trova rifugio nella confraternita dei “cavalieri di Ekebù”, una dozzina di avventurieri chiassosi e festaioli, fedeli alla ricca Comandante Margaretha (Gerda Lundequist) che li ospita a sue spese nella dimora di Ekebù. I “cavalieri” hanno il solo compito di animare con spettacoli le serate dei nobili del Varmland. Dopo una rappresentazione teatrale, Gösta conquista involontariamente la ricca Marianne Sinclaire (Jenny Hasselqvist), mentre nella cena che si svolge dopo lo spettacolo, un altro cavaliere, ubriaco, rivela le infedeltà della Comandante (Majorskan, nell’originale). Per le due donne nulla sarà più come prima. La giovane, nonostante la contrarietà della madre Gustafva Sinclaire (Karin Swanström), viene cacciata di casa dal padre Melchior Sinclaire (Sixten Malmerfeldt) e trova rifugio nel castello di Ekebù. Mentre Margaretha viene ripudiata dal marito Julius (Oscar Byström) che lascia in gestione il castello, simbolo dell’infedeltà della donna, nelle disastrose mani dei “cavalieri”. Margaretha, in preda all’odio, si fa aiutare dai popolani, e da fuoco al castello. Ai “cavalieri” viene intimato di andarsene e di ritornare da dove erano venuti, ma l’arrivo delle guardie porta all’arresto della Comandante, mentre Gösta salva Marianne, bloccata a letto dal vaiolo, dalle fiamme. La ragazza viene riaccolta dal padre e interrompe sul nascere l’amore dell’ex Pastore. Ma un’altra donna non riesce a togliersi dalla testa Gösta, è Elizabeth che, saputo dell’incendio, corre a Ekebù. I giovani si incontrano. L’uomo su una slitta trainata da un cavallo, promette di riportarla a casa, ma i due sono costretti ad una corsa tra i ghiacci nella direzione opposta perché inseguiti dai lupi (una delle scene più avvincenti di tutto il film). Finalmente a casa Elizabeth capisce di amare Gösta e poiché il suo matrimonio col Conte Dohna è nullo per un errore di forma, confessa i suoi sentimenti prima di dare con una firma validità al matrimonio. Cacciata trova ospitalità prima dai Sinclaire, poi da Margaretha che, scontata la pena e divenuta vedova, da prima mandato ai “cavalieri” di ricostruire Ekebù poi fa si che l’amore di Elizabeth per Gösta non rimanga segreto facilitando il loro matrimonio.

19. la natura sovrasta l’uomo

Considerato il “canto del cigno” del cinema svedese muto, Sjöström era partito alla volta di Hollywood nel gennaio del 1923, La leggenda di Gösta Berling è il capolavoro di Stiller. Nel film si intrecciano e si sovrappongono molte storie, in cui le donne dimostrano una libertà e un coraggio ben superiore a quella degli uomini. Il tutto arricchito da una natura selvaggia, nella quale tutti devono perdersi prima di riuscire a ritrovarsi.

La pellicola ottenne un buon successo di pubblico, ma venne criticata per l’infedeltà rispetto al romanzo di Selma Lagerlöf, monumento vivente della Svezia. Stiller e lo sceneggiatore Ragnar Hyltén-Cavallius, infatti, ridussero di molto “complicata trama picaresca per privilegiare l’accettazione del destino che pesa sui singoli personaggi, disposti a seguire fino in fondo le loro passioni e le maledizioni familiari che guidano le loro azioni fino a trasformare il film da melodramma in autentica tragedia” (Mereghetti/Lourcelles). Da segnalare, infine, la bella fotografia curata da Julius Jaenzon, che ispirò molti lavori dell’Espressionismo tedesco.

20. Grata Garbo ne La via senza gioia (1925) di Pabst

La popolarità di Stiller crebbe e il regista ricevette offerte di lavoro negli Stati Uniti e in Germania. Nell’autunno del 1924 la Metro-Goldwyn-Mayer preparò un accordo preliminare. Nel frattempo il regista lavorò ad un progetto, mai realizzato, per la compagnia cinematografia tedesca Trianon incentrato su Costantinopoli, lavoro che vedeva coinvolti anche Julius Jaenzon, Ragnar Hyltén-Cavallius e Greta Garbo.

Stiller con l’attrice si recò più volte a Berlino dove La leggenda di Gösta Berling ottenne un successo clamoroso. Non solo. Greta Garbo venne ingaggiata dal regista tedesco Georg Wilhelm Pabst per il film Die freudlose Gasse (La via senza gioia, 1925) in cui recitò al fianco con Asta Nielesn, l’affermata attrice danese che le passò, col film, un simbolico testimone.

21. Greta Garbo e Mauritz Stiller in partenza per gli USA

Nel giugno del 1925 Mauritz Stiller e Greta Garbo salirono sulla S/S Drottningholm, il transatlantico che copriva la rotta Svezia-USA, e arrivarono a New York. A settembre giunsero a Los Angeles e poco dopo iniziarono a lavorare. Ben presto il regista capì che alla MGM interessava solo la Garbo.

Nel novembre del 1925 Greta Garbo recitò nel suo primo film americano, Torrent (Il torrente) diretto da Monta Bell (che anni dopo litigò con Groucho Marx per via dei baffi…), mentre Stiller iniziò a scrivere la sceneggiatura di The Temptress (La tentatrice) che concluse nel gennaio del 1927. A febbraio iniziarono le riprese con Stiller alla regia e la Garbo come protagonista, ma i problemi con la lingua inglese e i crescenti dissapori con la MGM, portarono il regista ad essere sostituito da Frank Niblo. Fu l’ultima volta in cui i due lavorarono insieme.

22. Stiller dirige Greta Garbo e Antonio Moreno in La tentatrice, prima di essere licenziato dalla MGM

Licenziato dalla MGM, Stiller venne ingaggiato da Erich Pommer della Paramount per dirigere Pola Negri nel film Hotel Imperial (L’ultimo addio), le riprese iniziate a fine giugno, dopo una pausa per la morte di Rodolfo Valentino, terminarono nel settembre del 1926. Il film, ambientato durante la Prima guerra mondiale, racconta la lotta per la sopravvivenza di una domestica e un ufficiale austriaco in una città occupata dalla Russia.

Il successivo lavoro, sempre per la Paramount, fu Barbed Wire (Reticolati) ancora con Pola Negri. Le riprese, iniziate da Stiller nel febbraio del 1927, vennero terminate da Rowland V. Lee a causa delle precarie condizioni di salute del regista, una volta di più con seri problemi ai polmoni. Stiller tornò a dirigere in primavera un nuovo film con Pola Negri, The Woman on Trial (Confessioni di una donna) la storia di una donna, raccontata attraverso lunghi flashback, che ha commesso un omicidio. Nel cast anche Einar Hanson (Stoccolma, 15 giugno 1899 – Santa Monica, 3 giugno 1927), l’attore svedese già protagonista di Gunnar Hedes saga, che aveva seguito Stiller negli USA, morì in un incidente automobilistico poco dopo la fine delle riprese.

Negli Stati Uniti anche un altro attore feticcio di Stiller, Lars Hanson che a Hollywood girò, tra gli altri, The Scarlet Letter (La lettera scarlatta, 1926) di Victor Sjöström, Flesh and the Devil (La carne e il diavolo, 1926) dove recitò al fianco di Greta Garbo, diretto da Clarence Brown, The Divine Woman (La donna divina) film quasi completamente perduto diretto da Victor Sjöström con l’attrice svedese nuovamente protagonista e The Wind (Il vento, 1928) altro grande film di Sjöström.

23. Mauritz Stiller e Emil Jannins

Nel giugno del 1927 Stiller diresse Street of Sin (La via del male) con Emil Jannings come protagonista. La storia è ambientata a Londra, dove lo scassinatore Basher Bill (Emil Jannings) finge di redimersi arruolandosi nell’Esercito della salvezza. La sua cambia davvero solo dopo l’incontro con la volontaria Elizabeth (Fay Wray). Ma Stiller non riuscì a concludere le riprese a causa della sua cronica malattia ai polmoni e il film venne portato a termine da Ludwig Berger, Lothar Mendes e Josef von Sternberg. Per quest’ultimo un simbolico passaggio di consegne visto che il regista tedesco lanciò due anni dopo, nel film Der Blaue Engel (L’angelo azzurro), l’altra grande diva dell’epoca, Marlene Dietrich.

Ad ottobre le condizioni di Stiller erano ancora gravi, dato che spinse il regista a tornare in Svezia a dicembre. Venne curato in diversi ospedali di Stoccolma e tutto sembrava volgere al meglio. Tornò perfino a dirigere a teatro nell’aprile del 1928 e a progettare un film americano a Parigi, ma le sue condizioni tornarono a peggiorare. Ad inizio ottobre del 1928 venne ricoverato dell’ospedale della Croce Rossa a Stoccolma. Il 18 novembre all’1.15 Mauritz Stiller si spense a causa delle complicazioni della pleurite. Morì, come il padre, a soli 45 anni.

Il cinema di Hollywood, il cinema capitalista per eccellenza, pare non aspettasse altro. Alla morte di Stiller, Ragnar Hyltén-Cavallius, su ordine dei produttori, sonorizzò Gösta Berlings saga e tagliò quasi metà del film per mettere in risalto il ruolo di Greta Garbo, che nella versione originale, di fatto, entrava in scena solo nella seconda parte del film. Ma non fu l’unico affronto. Gli venne dedicata una stella sulla Hollywood Walk of Fame, ma il nome riportato era quello sbagliato di “Maurice Diller” e fu corretto solo alla fine degli anni ottanta!

24. Mauritz Stiller e Greta Garbo

Ma l’eredità che Mauritz Stiller ha lasciato al cinema è enorme. Realizzò 44 film, di cui 31 realizzati tra il 1912 e il 1918. Inventò le saghe cinematografiche, definì in genere della commedia, ispirò registi quali David Wark Griffith, Ernst Lubitsch, Charlie Chaplin, Sergej Michajlovic Ejzenštejn, Aleksandr Petrovic Dovženko, Frank Capra, Billy Wilder. E, come se non bastasse, scoprì e lanciò Greta Garbo dalla quale fu troppo presto diviso.

Oggi il regista riposa nel cimitero Norra begravningsplatsen a nord di Stoccolma, ancora una volta lontano dalla sua Greta sepolta a Skogskyrkogården, il cimitero a sud della capitale. Stiller è colpevolmente dimenticato, ma gli dobbiamo davvero molto.

MARCO RAVERA

redazionale


Bibliografia
“Storia del cinema” di Gianni Rondolino – UTET
“Il Mereghetti. Dizionario dei film 2019” di Paolo Mereghetti – Baldini & Castoldi

Immagini tratte da: immagine in evidenza da it.wikimedia.org e Screenshot del film Orizzonti di gloria, foto 1, 3, 4 da pinterest.com, foto 2 da ru.wikimedia.org, foto 5 da it.wikimedia.org, foto 6, 7 Screenshot del film Day of th Fight, foto 8 Screenshot del film Fliyng Padre,

categorie
Corso Cinema

altri articoli