Attenti ai sondaggi. Non riposiamo sugli allori

Fidarsi è bene, non fidarsi è certamente meglio. Dei sondaggi, s’intende. Di questi tempi, tempi in cui i grandi allenatori di numeri e di percentuali vengono esonerati dai loro...

Fidarsi è bene, non fidarsi è certamente meglio. Dei sondaggi, s’intende. Di questi tempi, tempi in cui i grandi allenatori di numeri e di percentuali vengono esonerati dai loro incarichi per aver clamorosamente fallito la partita più importante della loro carriera, quella di colpire nel segno e di prevedere la madre di tutte le previsioni, ossia chi avrebbe vinto il posto alla Casa Bianca, ebbene, appunto di questi tempi è quanto meno azzardato affidarsi alla sondaggistica per tastare l’umore della gente.
Eppure, stando proprio in mezzo al popolo, mentre si distribuiscono volantini e pieghevoli che sommariamente spiegano le ragioni del NO, si percepisce intanto che la consapevolezza dello svolgimento di un voto referendario fissato il 4 dicembre è presente nella totalità delle persone. Pochissimi, davvero pochi strabuzzano gli occhi quando sentono parlare della fatidica data che divide il Paese a metà.
Inoltre, la altrettanto stragrande maggioranza dei conoscitori di ciò che accadrà ai primi di dicembre in Italia è al corrente che non si vota su dei simboli di partito ma che si sceglie tra due opzioni: o il SI’ o il NO.
E, infine, sempre questa stragrande maggioranza, prendendo per buona la sincerità delle risposte date a piè veloce nel turbinare di persone che sono sempre più travolte dalla frenesia quotidiana del tempo che corre, almeno sette su dieci rispondono o accennano al fatto che sono già informati, che voteranno NO.
Alcuni azzardano una motivazione politica: per difendere la democrazia, contro Renzi, per non dare troppi poteri al governo.
Mai, come in questa occasione, in questi anni di populismo, di generalizzazione di fosche idee su una indistinzione delle colpe della cosiddetta “politica”, si era potuto assistere ad un recupero della consapevolezza, ad un interesse anche minimo per una tornata elettorale, per un referendum che, colpa del capo del governo, ha ormai l’impronta indelebile di un giudizio anche sul suo operato e sulla sua persona.
Del resto, si può scindere il merito della controriforma costituzionale da chi l’ha proposta? Si può pensare di far finta che la riscrittura della Costituzione repubblicana sia aliena dai propositi del governo stesso che l’ha formata proprio sulla sua linea politica in tema di economia, di rapporti sociali e che, su tutto questo, tenta di uniformare la struttura dei rapporti di potere dello Stato?
Non si può operare una distinzione, a meno di voler confondere l’elettorato e far apparire la controriforma qualcosa di estraneo al renzismo, alla nuova forma di neoberlusconismo che ispira liberisticamente tutte le azioni di Palazzo Chigi e che, plaudendo alle indicazioni della già tanto citata banca d’affari JP Morgan, intende proprio estromettere dal testo del 1948 tutte quelle garanzie sociali che impediscono agli speculatori finanziari di poter avere anche in Italia mani completamente libere per agire indisturbati, senza alcun controllo parlamentare.
Però dei sondaggi fidiamoci e non fidiamoci. Guardiamoli, proviamo ad interpretarli e, soprattutto, proviamo ancora a sentire l’umore della gente per strada: de visu.
In fondo, Matteo Renzi, anche dopo aver provato a scindere il giudizio di merito del voto dalla sua persona e provando a concentrarlo solo sui temi della controriforma, non ha potuto evitare che questa venisse assunta anche dai più inesperti di vita e lotta politica come una emanazione governativa. Come del resto è e come deve essere anche spiegata per far comprendere le ragioni che hanno mosso un esecutivo a promuovere un cambiamento radicale dei rapporti di forza interni alla Repubblica.
Abbiamo ancora una ventina di giorni per convincere chi non se la sente o non vuole proprio recarsi alle urne ad andare ai seggi, a votare e ad esprimersi per un NO forte, convinto e consapevole.
Perché siamo davanti ad una battaglia veramente troppo importante per essere lasciata al caso dei sondaggisti. E poi, dopo lo spettacolo americano, sareste certi di scommettere anche un euro sull’esperienza degli istituti che sondano?
La sonda migliore è parlare, discutere, far capire le ragioni del NO: democrazia, uguaglianza sociale e civile, argine contro la prepotenza dei padroni, dei mercati, dei grandi affaristi.
Solo così la vittoria del NO sarà la più bella notizia di questo 2016 che, per ora, non ci ha portato altro che lacrime, sangue e marce forzate verso la distruzione delle tutele sociali.

MARCO SFERINI

11 novembre 2016

foto tratta da Pixabay

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