«Insieme» ma senza PD che chiude la porta: «Avanti con le riforme»

Oggi in piazza A Roma. Pisapia con Bersani oggi sul palco: jobs act e giustizia sociale. Pienone di dem e sinistra. No dei «civici»: non ci fanno parlare. Da oggi si capirà in quanti si uniscono al progetto. E se il nuovo amalgama progressista riuscirà bene

Saranno fischiate le orecchie a Giuliano Pisapia ieri mentre, in viaggio verso Roma, limava il discorso che pronuncerà nel pomeriggio a piazza Santi Apostoli. A Milano, all’assemblea dei circoli Pd, c’è Renzi seduto in prima fila. Ma è l’ex sindaco il convitato di pietra. In molti parlano di lui.

La giornata di oggi è la rappresentazione plastica di una crepa ormai spalancata. E anche di una sfida, per il momento solo mediatica. Dal capoluogo lombardo il segretario dem lancerà il «nuovo Pd», e cioè la sua ennesima ripartenza dopo un’altra sconfitta. Da Roma Pisapia, insieme a Bersani e a Mdp, lancerà «Insieme», il «percorso largo e aperto» che dovrebbe sfidare – fra gli altri – il Pd alle politiche di primavera. «Insieme, nessuno escluso» è il loro slogan. Nessuno: tranne Renzi s’intende. Anche se gli organizzatori si sbracciano per ribadire che quella di oggi non sarà una piazza «contro» ma una piazza «per unire», «autonoma dal Pd ma rivolta al popolo del Pd», che chiede «discontinuità» delle politiche renziane e «no a una alleanza con il centrodestra».

Renzi del resto ha perseguito la rottura con cura e baldanza. Né ha intenzione di fare passi indietro. Ormai ha archiviato anche lo sforzo di mediazione di Romano Prodi (che ancora ieri ha invocato una legge maggioritaria per forzare le alleanze). E così ha innescato la rivolta delle correnti Pd (se dura, andrà in scena il 10 luglio alla riunione della direzione, la prima dopo la sconfitta delle amministrative). Oggi saranno in molti del Pd in piazza ad ascoltare Pisapia, in mezzo ai militanti (non c’è retropalco né area riservata ai politici): Orlando, leader di una delle minoranze, e i suoi; ma anche David Sassoli dell’area di Franceschini; e Marco Meloni e Alessia Mosca, rimasti vicini a Enrico Letta. L’ex premier vive e insegna a Parigi, dove ieri ha consegnato i diplomi ai suoi 650 studenti di Sciences Po, e da lì soffre la rottura finale del centrosinistra, ma resta fuori dallo scontro italiano.

Per i nostalgici del centrosinistra le cose ormai si sono messe male. «Non è possibile un centrosinistra senza noi, a meno che non inseguiamo sogni velleitari», spiega Lorenzo Guerini, coordinatore Pd. Quanto a Pisapia «ascolteremo le sue proposte, siamo aperti all’incontro e al confronto con tutti ma serve innanzitutto un’intesa sul percorso: noi vogliamo continuare con le riforme avviate, dobbiamo andare avanti in quella direzione».

Che però non è quella di Pisapia. Tanto meno quella di Bersani, D’Alema e Ditta. L’ex sindaco, che concluderà la manifestazione, parlerà di jobs act e diseguaglianze sociali, chiederà «cambiamento» e un impegno vero per approvare lo ius soli. È la prima bozza del programma della nuova «casa larga e aperta» (la parola centrosinistra è sempre meno utilizzata, viene spiegato, per evitare dibattiti su un passato ormai improponibile).

Da domani si capirà se l’amalgama fra Campo progressista e Mdp-Art 1 riuscirà bene. E se questa bozza di programma è abbastanza per le anime della sinistra-sinistra che tentano di scongiurare la divisione in due (o più) liste. Sinistra italiana invia una delegazione (fra gli altri il capogruppo alla camera Marcon e Stefano Fassina), c’è Civati, c’è l’Ars di Vincenzo Vita nel ruolo di pontiere. Non ci saranno i «civici» animatori dell’assemblea del Teatro Brancaccio. Non li avrebbero fatti parlare dal palco: «Massimo rispetto per ogni tipo di incontro pubblico, e anche per ogni stile: ma in coscienza non ci sentiamo di interpretare il ruolo del popolo che legittima, con la sua plaudente presenza, la consacrazione di un leader e di un percorso già decisi dall’alto» dice fra l’altro il loro comunicato.

Sul palco saliranno invece, chiamati dal giornalista Gad Lerner, dall’inizio – e da sempre – al fianco di Pisapia nel nuovo percorso: il costituzionalista Onida; il giornalista Carlo Romano; Stefania Catallo del centro antiviolenza di Tor Bella Monaca; Elvira Ricotta della Rete italiani senza cittadinanza; il sindaco Coletta di Latina e di Palermo Leoluca Orlando, Alessio Gallotta, sindacalista Cgil sul fronte della vertenza Amazon; la presidente Arci Francesca Chiavacci; la verde Luana Zanella. Videomessaggio dell’attore Claudio Amendola, colonna sonora, un grande classico: Rino Gaetano , «Io ci sto».

DANIELA PREZIOSI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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Politica e società

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