Profitti per le aziende e vaccini ai paesi ricchi

accini. La vera dittatura sanitaria nei numeri del report di People Vaccine Alliance

La gigantesca dimensione economica dei vaccini anti-Covid è finora passata in secondo piano rispetto all’urgenza di distribuirne il più possibile alla popolazione. Ci pensa ora un rapporto della «People Vaccine Alliance» (Pva), una rete internazionale di Ong, attivisti e premi Nobel, a fare i conti in tasca alle aziende farmaceutiche. L’analisi, intitolata «La grande rapina dei vaccini», rivela che le case produttrici dei vaccini hanno incassato cifre da capogiro grazie al monopolio garantito dai brevetti. Una maggiore competizione avrebbe permesso verosimilmente di garantire vaccini a tutto il mondo. L’Imperial College di Londra ha calcolato che produrre una dose del vaccino Pfizer costa circa un euro, e 2,4 per Moderna. A fronte di costi irrisori, il monopolio brevettuale ha permesso di vendere le dosi a prezzi elevatissimi, 14 euro a dose per Pfizer in media, anche 16-20 per Moderna. Un vero e proprio apartheid: i paesi ricchi hanno accumulato il 90% delle dosi e in quelli a basso reddito nemmeno l’1% della popolazione è vaccinata.

L’utile incassato dalle aziende ammonterebbe a 34 miliardi di euro. 26 dei quali dalla sola Ue (un quinto del bilancio europeo). I profitti sono stati girati agli azionisti (22 miliardi di euro in un anno per Pfizer, Johnson & Johnson e AstraZeneca) o ai 9 nuovi miliardari censiti dalla rivista Forbes. Se fossero stati reinvestiti sarebbe stato possibile fornire un vaccino a ogni abitante della terra. Produrre altre otto miliardi di dosi Pfizer sarebbe costato meno di otto miliardi di euro: la stessa cifra spesa dal programma Covax, la partnership tra Oms, Unicef e fondazioni private per fornire vaccini nei paesi a basso reddito. Solo che Covax coprirà solo il 23% della popolazione dei paesi a basso e medio reddito.

Per il fallimento del programma umanitario, la Pva non fa sconti alla Alleanza globale per la vaccinazione (Gavi) e alla Coalizione per la preparazione contro le epidemie (Cepi), fondazioni influenzate da magnati come Bill Gates e membri-chiave di Covax. «Sono stati troppo vicini alle aziende», scrivono gli analisti. «Hanno preferito gli accordi segreti piuttosto che chiedere alle aziende di fornire a Covax vaccini rapidamente e a prezzi di costo o quasi».
Costi così iniqui si spiegano con il sostanziale monopolio. Romperlo diventa dunque cruciale, come insegna la storia della lotta all’Aids. «La competizione – scrive il rapporto – abbatté i costi dei trattamenti contro l’Hiv del 99%, portandoli da 10.000 dollari l’anno a paziente a soli 67 dollari» all’inizio degli anni 2000. Nelle conclusioni, il rapporto torna a chiedere che per la lotta al Covid si abbandonino brevetti e segreti industriali e si trasferisca ad altre aziende il know how per allargare la produzione dei vaccini il più velocemente possibile.

ANDREA CAPOCCI

da il manifesto.it

Foto di Spencer Davis da Pixabay

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Economia e società

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