Non aspettiamo il primo “temporale” d’autunno…

La fantascientifica ricerca delle vie di una qualche ricomposizione di un fantomatico centrosinistra porta in queste ultime giornate d’agosto, stancamente calde e stancamente trascinantesi dietro un dibattito tutto attorcigliato...

La fantascientifica ricerca delle vie di una qualche ricomposizione di un fantomatico centrosinistra porta in queste ultime giornate d’agosto, stancamente calde e stancamente trascinantesi dietro un dibattito tutto attorcigliato su sé stesso su legge elettorale e posizionamenti tattici delle forze politiche, ad una ulteriore verifica dello stato di dipendenza che i fratelli separati del PD hanno nei confronti della loro ex casa madre.
Sfogliando i quotidiani si assiste ad un penoso andirivieni di opinioni che sono messaggi in codice per trasmettere ordini di pacatezza, di attesa, di un vero e proprio staticismo dal sapore bellico della Grande guerra: tutti in trincea ad attendere le mosse di Romano Prodi o di Laura Boldrini. Tutti in trincea, nessuno esce allo scoperto. Ognuno aspetta settembre per conoscere le vie percorribili da intraprendere in vista delle prossime elezioni politiche. I tempi si fanno stretti e il nervosismo aumenta.
Il tutto si riduce, in barba ai programmi, ad un tentativo di dimostrazione al Paese che un nuovo centrosinistra può esistere, nonostante il PD e magari proprio con il PD. Ma Renzi non ne vuol sentire parlare: né di centrosinistra inventato da D’Alema, Bersani e Pisapia (visto che il centrosinistra è già lui!) e né tanto meno di legge elettorale impostata su un modello che permetta le coalizioni.
Il PD per risalire la china non deve, insomma, mostrare debolezze e deve poter andare alla pugna offrendo il petto della “beata solitudo”, così come faranno i grillini. Un po’ differente rimane la situazione del centrodestra: pragmaticissimo nel ridefinire i confini di una unità che gli consenta di essere competitivo con le altre due grandi forze in campo.
Sul nostro versante, quello di sinistra, per ora tutto tace: settembre, del resto è il mese poetico dell’ “andiamo, è tempo di migrare”. Non si sa bene verso quale progetto, ma nell’attesa che le circostanze ce lo dicano (ossia che prenda corpo una intesa seriamente volta a definire una alternativa programmatica vera e non di facciata) possiamo continuare ad osservare come MDP e Pisapia non si stacchino dal circondario democratico e anelino (questa del resto è la loro missione) a riformulare le regole del gioco di una sinistra inesistente se simbiotica con il PD.
Le differenze interne rappresentate da Andrea Orlando, Michele Emiliano e Gianni Cuperlo non sembrano rappresentare granché se non associate a Franceschini, magari anche ad Enrico Letta e alle voci considerate (a ragione) ben più autorevoli di Romano Prodi e Pietro Grasso.
La borghesia nazionale sta cercando sì lei un viatico, un soggetto cui appoggiarsi: difficilmente potranno essere i Cinquestelle che sono interclassisti. Potrebbero esserlo nuovamente tanto Renzi quanto il centrodestra.
Del resto, viste anche le ultime misure in termini sociali e civili, PD e Forza Italia sono impressionantemente somiglianti, quasi gemelli. Quasi siamesi.
Tenere la barra dritta, senza tentennamenti di sorta, senza cedevolezze verso il “meno peggio” o la commedia dell’arte dello “sbarrare la strada alle destre” (quali poi? Renzi, i Cinquestelle? Berlusconi e Salvini?) è l’unica possibilità che abbiamo come comuniste e comunisti per ridare vigore ad un progetto di sinistra di alternativa. Anche in questa che Camilleri avrebbe intitolato “La vampa d’agosto” e che per noi rimane una ondata di invisibile prospettiva che, senza più rimandi, deve essere abbandonata immantinente. Senza aspettare il primo temporale autunnale…

MARCO SFERINI

23 agosto 2017

foto tratta da Pixabay

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