Mattarella rallenta la corsa al voto

Grandi impegni internazionali aspettano l’Italia, e problemi urgenti vanno affrontati – terremoto, banche, disoccupazione, immigrazione -, il governo Gentiloni ha l’agenda piena. Di conseguenza non durerà poco, fa capire...

Grandi impegni internazionali aspettano l’Italia, e problemi urgenti vanno affrontati – terremoto, banche, disoccupazione, immigrazione -, il governo Gentiloni ha l’agenda piena. Di conseguenza non durerà poco, fa capire il presidente della Repubblica nel suo discorso per gli auguri di natale alle alte cariche dello stato. In testa ai propositi per l’anno nuovo, Mattarella mette le leggi elettorali per camera e senato, «che siano omogenee e non inconciliabili», come sono invece adesso con l’Italicum, maggioritario, per la camera, e il Consultellum, proporzionale, per il senato. Le leggi andranno fatte, auspicabilmente con un «consenso generale» e «comunque più ampio di quello della maggioranza di governo», raccomanda Mattarella. E il parlamento non potrà affidare tutto il lavoro alla Corte costituzionale – che si occuperà dell’Italicum a fine gennaio – perché l’Italia ha bisogno di leggi elettorali «pienamente operative affinché non vi siano margini di incertezza nelle regole che presidiano il momento fondamentale della vita democratica». Anche il Consultellum, che per qualcuno è già applicabile, ha invece bisogno di essere chiarito nel funzionamento, anche solo mediante interventi legislativi di secondo livello (decreti ministeriali). Lo stesso prevedibilmente accadrà con l’Italicum. Conclusione: la corsa al voto va perlomeno rallentata.
Anche perché, aggiunge doverosamente Mattarella, il governo Gentiloni è adesso nella «pienezza delle sue funzioni» (malgrado manchino ancora, curiosamente, i sottosegretari) e lo resterà fino a quando avrà la fiducia del parlamento. Il presidente però, consapevole delle aspettative di Renzi – al quale manda un saluto e un ringraziamento, malgrado il segretario del Pd non sia presente nel salone delle feste al Quirinale – aggiunge un riferimento alle elezioni anticipate, non ancora sparite dall’orizzonte: «Ci troviamo nella fase conclusiva della legislatura, con un orizzonte di elezioni, per la verifica dell’allineamento del parlamento rispetto agli orientamenti del corpo elettorale, nel momento in cui l’andamento della vita parlamentare ne determinerà le condizioni».

Berlusconi, arrivato al Quirinale in ritardo, ha però subito tradotto in prosa questi ragionamenti: «È giusto che si allontani la data del voto, non siamo assolutamente preparati e poi si deve arrivare a una legge elettorale condivisa». Che non può essere il Mattarellum, così come ha proposto Renzi, con il quale pure Berlusconi ha vinto due volte, «ma allora eravamo bipolari, ora siamo tripolari e non funziona più. Ma di questo ne parlerò quando saremo al tavolo, è una cosa seria, serve una legge che garantisca il rispetto della volontà popolare». Più proporzionale, in pratica.
Giusto ieri mattina, in una riunione della commissione affari costituzionali della camera, Forza Italia, Pd e Movimento 5 Stelle hanno votato assieme per rinviare ogni discussione sulla legge elettorale a dopo la sentenza della Consulta, cioè a febbraio. Scelta quasi obbligata, visto che i lavori del parlamento riprenderanno a metà gennaio, ma comunque indicativa della volontà di prendere tempo. Alla quale si accompagna il gesto di Berlusconi, assente durante il discorso di Mattarella ma protagonista del cocktail successivo. Avvicinatosi a Gentiloni, gli ha detto a voce alta in modo da farsi sentire dai giornalisti: «Noi ci siamo su tutto, a partire dal voto sul Mps. La banca va salvata, qualsiasi cosa dica l’Europa, altrimenti sarebbe un disastro».
«L’alta affluenza» al referendum, aveva appena finito di dire il presidente Mattarella, «è stata la dimostrazione della solidità della democrazia, in cui una cittadinanza, capace di attiva partecipazione, ha manifestato, con evidenza, la richiesta di essere protagonista delle scelte collettive».

A. FAB.

da il manifesto.info

foto tratta da Pixabay

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Politica e società

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