La firma dell’Isis sulla strage. Cresce la paura, killer in fuga

La «notte del terrore» di Berlino dopo la strage al mercatino di Natale, il blitz delle teste di cuoio nel centro-profughi della città e l’arresto dell’uomo sbagliato. Sono le...

La «notte del terrore» di Berlino dopo la strage al mercatino di Natale, il blitz delle teste di cuoio nel centro-profughi della città e l’arresto dell’uomo sbagliato. Sono le «ore della paura» della cancelliera Angela Merkel che – vestita a lutto – tiene il punto invitando i tedeschi a non cedere al terrore. Dodici cadaveri e 48 feriti (compreso un italiano) solo in parte identificati, al contrario di Naved B, 23 anni, pakistano, rifugiato in Germania da febbraio, fermato e poi rilasciato perché «non si tratta dell’attentatore».

L’agenzia di stampa dell’Isis, Amaq news agency, avrebbe rivendicato l’attentato chiamando il terrorista un «soldato dello Stato islamico», scrive ieri in serata Rita Katz, direttrice di Site, il sito accreditatissimo che monitora l’estremismo islamico sul web. «È una vendetta per gli attacchi in Siria», ci sarebbe scritto sulla rivendicazione.

In rete, intanto, si moltiplicano gli appelli per i dispersi (tra cui Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni, di Sulmona), la destra di AfD cavalca i «morti di Merkel» e, con immenso ritardo, inizia la caccia ai veri autori del massacro tuttora in fuga.

Sono le uniche, inquietanti, certezze dell’attentato che lunedì sera ha sconvolto Breitscheidplatz, la piazza nel quartiere di Charlottenburg, e ieri è costato il «pianto dei morti e la vicinanza alle famiglie» affidati a Volker Kauder, presidente dell’Union cristiano-democratica. Sulla faccia ha scolpita «la notte terrificante per Berlino» perfino più della «giornata difficile» incisa sul volto di Merkel all’esordio della conferenza stampa convocata in cancelleria. «Sono inorridita. Un atto di barbarie inconcepibile. Dobbiamo desumere un attacco terroristico ma per ora non abbiamo altri dettagli» ammette. Prima di ribadire che la linea sull’immigrazione, almeno formalmente, non cambia: «Se l’attentatore fosse un profugo sarebbe orribile ma continueremo a sostenere chi vuole integrarsi. Non vogliamo vivere nella paura».

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SEBASTIANO CANETTA

da il manifesto.info

foto tratta da Pixabay

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