Marx e gli economisti scagnozzi del Capitale

Nelle grandi fasi di crisi, il dibattito scientifico sull’economia e sul modo di produzione capitalistico è depurato da argomentazioni valide supportate da dati e fatti concreti. Esso invece poggia...

Nelle grandi fasi di crisi, il dibattito scientifico sull’economia e sul modo di produzione capitalistico è depurato da argomentazioni valide supportate da dati e fatti concreti.

Esso invece poggia su un alterco privo di metodica ma denso di retorica. L’urgenza dovuta alla crisi e alle conseguenze che essa provoca sul piano politico-sociale, costringe gli economisti liberisti ad adottare forme di dissertazione diverse da quelle adottate in tempi di “pace economica”, al fine di salvaguardare lo stato di cose presente. Il pericolo di messa in discussione del sistema economico nella sua totalità trasforma il dibattito scientifico in dibattito politico.

Per capire meglio il concetto ci viene in soccorso Karl Marx, il quale, nel poscritto alla seconda edizione tedesca de Il Capitale, affronta l’argomento con le seguenti parole:

«L’economia politica, in quanto è borghese, cioè in quanto concepisce l’ordinamento capitalistico, invece che come grado di svolgimento storicamente transitorio, addirittura all’inverso come forma assoluta e definitiva della produzione sociale, può rimanere scienza soltanto finché la lotta delle classi rimane latente o si manifesta soltanto in fenomeni isolati».

Il filosofo di Treviri continua facendo l’esempio dell’Inghilterra, la quale nel decennio che va dal 1820 al 1830 si contraddistinse per una grande vivacità scientifica nel dibattito economico. Tuttavia, spiega Marx, nello stesso periodo:

«La lotta delle classi fra capitale e lavoro era respinta nello sfondo, politicamente, perì la discordia fra i governi e l’aristocrazia feudale schierati attorno alla Santa Alleanza e la massa popolare guidata dalla borghesia, economicamente, per la contesa fra capitale industriale e proprietà fondiaria aristocratica».

Ribadisce in sostanza che i periodi di vitalità del dibattito economico corrispondono ad epoche storiche in cui vi è assenza o quasi del pericolo di messa in discussione del modo di produzione capitalistico. Infatti quando con la crisi del 1830 iniziò a cambiare il clima e la lotta di classe si fece più minacciosa:

«Per la scienza economica borghese quella lotta suonò la campana a morto. Ora non si trattava più di vedere se questo o quel teorema era vero o no, ma se era utile o dannoso, comodo o scomodo al capitale, se era accetto o meno alla polizia».

L’incedere della lotta di classe corrisponde dunque alla morte del dibattito scientifico così come dovrebbe essere e, per dirla ancora con le parole del filosofo, alla sostituzione dei ricercatori disinteressati con pugilatori a pagamento.

Infine Marx afferma:

«Nella sua forma razionale, la dialettica è scandalo e orrore per la borghesia e per i suoi corifei dottrinari, perché nella comprensione positiva dello stato di cose esistente include simultaneamente anche la comprensione della negazione di esso, la comprensione del suo necessario tramonto, perché concepisce ogni forma divenuta nel fluire del movimento, quindi anche dal suo lato transeunte, perché nulla la può intimidire ed essa è critica e rivoluzionaria per essenza».

Le parole del filosofo possono aiutare a capire anche le attuali peculiarità del dibattito scientifico economico. A seguito della crisi del 2008 e degli sconvolgimenti causati dalla pandemia, contemporaneamente alla crescente critica anticapitalista, si sono moltiplicate anche le figure dei picchiatori al servizio del Capitale tra gli economisti.

Il tutto senza il pericolo di una lotta di classe strutturata in maniera tale da mettere in serio rischio la sopravvivenza del capitalismo. È bastato infatti un malcontento generale più o meno disorganizzato per sciogliere i cani da guardia del liberismo.

Il Capitale ha appreso la lezione di due secoli di lotta e ha agito prima ancora che si venisse a formare una coscienza di classe in grado di strutturare ideologicamente la lotta. Un attacco preventivo portato avanti dagli economisti che però fino a questo momento non è stato sufficiente a nascondere le contraddizioni del sistema né a placarne la critica.

Ma nel momento in cui il Capitale mostra tutta la sua debolezza utilizzando l’irrazionalità scientifica dei suoi scagnozzi, è proprio allora che è necessario forgiare e corroborare la lotta, deflettendola dal piano della critica sterile anticapitalista verso un piano di proposta di superamento sistemico. L’offensiva dei pugilatori a pagamento è il segnale che deve essere riaccesa la scintilla della lotta di classe.

FRANCESCO RICCIO

1° settembre 2021

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Foto di mohamed Hassan da Pixabay

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Comunismo e comunisti

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