I brevetti sui vaccini: un crimine contro l’umanità

Va bene, facciamo che valga anche per le grandi case farmaceutiche l’antico presupposto fondante del diritto romano: “In dubio, pro reo“. Quindi, il massimo del garantismo possibile nella vicenda...

Va bene, facciamo che valga anche per le grandi case farmaceutiche l’antico presupposto fondante del diritto romano: “In dubio, pro reo“. Quindi, il massimo del garantismo possibile nella vicenda che sta coinvolgendo AstraZeneca, il cui vaccino, «…in via del tutto precauzionale…» recitano le formule di prammatica delle varie cancellerie governative e quelle degli enti preposti al controllo dei farmaci, è stato sospeso per alcuni giorni in mezza Europa poiché sospettato di poter avere una qualche correlazione con trombosi anomale, rare, però mortali.

Le indagini tanto delle procure quanto dell’EMA e dell’AIFA sono in corso: diritto e scienza viaggiano parallelamente, senza incontrarsi, in piena autonomia per verificare se le morti di esponenti delle forze dell’ordine, di un insegnante nel biellese e di un bidello abbiano qualcosa in comune. In comune col vaccino, soprattutto.

Dunque, massima prudenza, nessuna agitazione, nessun panico. Nemmeno a dirsi: perché è ovvio che, se la notizia della sospensione viene data in pasto ai mass media senza una dettagliata e circostanziata spiegazione, le illazioni si moltiplicano, le ipotesi più ragionate anche e non è biasimabile che avvenga, visto che si sta trattando della salute pubblica, di tutti e di ciascuno di noi.

Solitamente i vaccini si inoculano a persone sane, quindi il principio che sta alla base dei timori di chi riceve la dose della soluzione brevettata si ispira al mantenimento assoluto, totale e imperturbabile della propria salute: perché mai, se sono sano, dovrei ammalarmi a causa di una cura? Anche questa domanda, che inconsciamente abita dentro noi ed è il substrato di una certa refrattarietà ad accettare questo o quel preparato farmaceutico, è legittima e deve poter rientrare nei diritti di ogni essere vivente a veder salvaguardata la propria integrità fisica e mentale.

Nessuna cura dovrebbe peggiorare uno stato di salute, ma in prima istanza curare e semmai pure prevenire. Dunque, il blocco delle vaccinazioni con AstraZeneca ha una ratio ben precisa, che obbedisce all’applicazione più rigorosa di una declinazione in chiave medica del “salus publicae, suprema lex“.

Meglio due giorni di ritardo nelle vaccinazioni oggi che altri morti per trombosi o altre complicanze domani. I faciloni che biasimano la scelta della sospensione delle somministrazioni e i complottisti “No-Vax” che smaniano nel montare e smontare ipotesi e tesi sulla concorrenza tra le grandi “big-pharma“, sono la parte più indisponente della vicenda. Fronti opposti di partigianerie ottuse, pronte le une ad accusare di irresponsabilità chi ritiene ragionevole lo stop ad AstraZeneca, davanti a tanta evidenza scientifica (nononstante l’EMA e l’AIFA!); ed altrettanto pronti gli altri a giudicarli come dei candidissimi illusi, privi di qualunque coscienza critica, accecati dalle suadenti parole del “nuovo ordine mondiale“…

Un desolante sconforto che, oggettivamente, un po’ tenta di imbrigliare anche le menti più reattivamente critiche tanto alla fronda iper-scientista, di chi si pianterebbe da solo la siringa nel braccio per diventare cavia testatrice di ogni vaccino e dimostrare fanaticamente ai “No-Vax” che tutto va bene, madama la marchesa; quanto appunto agli antivaccinisti della prima ora fino ai negazionisti più acerrimi dell’ultimissima ora.

Si perdono occasioni di crescita sociale in queste dinamiche così repentine, dettate da una agenda pandemica in continuo mutamento. Manca, perché prima di tutto i social network ci hanno, da più di un decennio ormai,abituato a controbattere subitamente, senza riflettere, agendo d’istinto, impulsivamente e beffando, deridendo, ridicolizzando fino ad arrivare ai margini della antica pena della gogna chi provi a trasformare l’originario carattere di questi mezzi di interazione virtuale che si sono presi gran parte del nostro tempo, delle nostre vite.

Ma una società capace invece di dilatare i tempi, di uscire dalla perversa, conturbante spirale del protagonismo permanente delle nostre frasi, traduzione scomposta di pensieri che potrebbero invece essere meglio articolati, potrebbe ottenere di rompere questo dualismo tra fazioni estreme opposte, guidate solo da una cieca ferocia dedita alla mera contrapposizione per prevalere gli uni sugli altri.

Il liberismo ha vinto, per ora, soprattutto nella trasformazione della collettività in tante individualità, in miliardi di piccoli egoismi che anelano ad una verità di cui hanno fame per dare una soluzione ansiolitica alle incomprensibili diseguaglianze che devastano il pianeta e che la pandemia, è del tutto evidente e almeno questo incontestabile, ha acuito e moltiplicato a tutte le latitudini.

Gli Stati più ricchi e potenti si sono accaparrati miliardi di dosi di vaccini, sottraendole ad una equa distribuzione per tutti i popoli del pianeta. Ma non si sono fermati a questa prima stazione del ribadimento del carattere disegualitario del capitalismo liberista. Hanno fatto, e stanno facendo, di peggio: le multinazionali del farmaco che detengono i brevetti dei vaccini non hanno la benché minima intenzione di rinunciare a quella fonte di ricchezze; nemmeno, in subordine, hanno intenzione di vendere (a caro prezzo) la licenza per la produzione in loco delle soluzioni create per loro dagli scienziati.

Potenze non di secondo piano, come Cina ed India, hanno chiesto alla comunità internazionale di fare dei vaccini anti-Covid un patrimonio dell’umanità, emulando Albert Sabin che rinunciò a brevettare il suo siero contro la poliomielite per evitare che, in quei quindici giorni di lungaggini burocratiche che gli avrebbero permesso di diventare ricchissimo, potesse morire qualche bambino… L’umanità si scontra con la dura legge del mercato, con la spietatezza della concorrenza, con la garanzia da parte dei governi della massima tutela dei profitti a tutto scapito dei centinaia di milioni di vite messe a repentaglio perché private di un diritto fondamentale alla salute.

Un diritto universale che viene vilipeso, anche dal governo Draghi che si rende responsabile di un silenzio assoluto sul tema dell’estensione globale del diritto alle vaccinazioni. Non è forse questo un crimine contro l’umanità? Siccome rientra nel normale avvicendamento delle procedure che dettano le regole di vita, di sopravvivenza e di morte in un sistema economico privo di morale, diventa perfettamente “logico” che i vaccini siano a disposizione soltanto di coloro che possono pagare. Diventa perfettamente “logico” che la tutela dei brevetti si estesa così tanto da andare oltre ogni  principio di conservazione della specie.

Ma la dura realtà della invincibilità del virus fino alla completa immunizzazione mondiale, costringerà anche le “big-pharma” a venire a qualche compromesso. Faranno affari nel sud del mondo soltanto quando potranno prendere per la gola i paesi atterrati dal protrarsi della pandemia, che significa logoramento economico e quindi destrutturazione sociale, impoverimento quasi irreversibile.

Il dramma, per quanto a noi possa apparire tale, visto che ognuno purtroppo (o per fortuna) si rapporta con il contesto in cui si trova a vivere, non è la sospensione per quarantotto ore della somministrazione del vaccino di AstraZeneca. Il vero dramma, il vero crimine contro l’umanità è la proprietà privata dell’ingegno umano, della scienza medica, delle sue scoperte.

La lotta tra i microcosmi nazionali dell’egoismo e i diritti universali e globali continua…

MARCO SFERINI

16 marzo 2021

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