Cambio di rivoluzione passando per Cernobbio

Da cosa si misura la qualità dell’alternativa di una forza politica al sistema dominante, in questo caso, come sempre, al capitalismo? Dalla capacità che questa forza ha di rendersi...

Da cosa si misura la qualità dell’alternativa di una forza politica al sistema dominante, in questo caso, come sempre, al capitalismo? Dalla capacità che questa forza ha di rendersi veramente alternativa essa stessa, non influenzabile e non condizionabile dai meccanismi non soltanto del potere, quelli così propriamente detti e che investono la sfera meramente istituzionale, ma soprattutto quelli che interessano il collegamento tra la sovrastruttura statale e la struttura economica.
Quindi, se nel programma politico di una determinata forza politica, di un qualunque partito che vuole proclamarsi alternativo al sistema di potere (generalmente inteso) c’è ad esempio il superamento della moneta unica europea, questo punto non può venire meno allorché si presenzia alla grande assemblea di Cernobbio, parlando davanti alla platea del Forum Ambrosetti.
E, parimenti, le stravaganti urla di anni e anni sull’uscita dall’Unione Europea non possono ora trasformarsi in flebili critiche dal sapore della rassicurazione: chi mai hai detto che si voglia uscire dall’Eurozona e, per di più, dalla UE stessa?
Fare marcia indietro è legittimo, cambiare opinione pure: ma sostenere di essere una alternativa quando si perdono le caratteristiche su cui si sosteneva la propria univoca caratteristica di alternatività, individuando nella moneta unica e nell’Unione Europa praticamente il nemico principale, al di là del capitalismo stesso, diventa parossistico. Uno scenario da tragicommedia tutta italiana.
Per noi comunisti, a differenza del movimento 5 Stelle, le cose sono un po’ più complicate perché la nostra critica all’Unione Europea è più complessa: va tolta alle banche e all’ispirazione economicistico-liberista che la pervade e consegnata ai popoli. Ma per farlo occorre una politica dei singoli stati nazionali che sia al contempo politica local-nazionale e politica transnazionale: serve, dunque, una sinistra europea degna di questo nome e capace di combattere una lotta su scala continentale sul piano del lavoro, dello sfruttamento del medesimo e delle condizioni di soggiogamento di alcuni Stati ad assi di altri Stati che si tengono per mano per abusare delle debolezze dei partner.
Per un movimento che ha costruito la sua “solidità” sulla bandiera di ciò che dovrebbe essere scontato e non è, quindi dell’onestà singola e comune, la tappa rivoluzionaria era, in questo frangente, uscire dall’Euro con un referendum (non si sa bene come, visto che non è costituzionale tenere referendum in Italia su materie economiche) e allontanarsi dall’Unione Europea.
Tranne il PD, tutte le altre destre, da Salvini ai grillini, convenivano su un allontanamento – con sfumature differenti – dall’Unione Europea.
Ora, con le visite a Cernobbio, cambiano le posizioni politiche, cambiano le radicate convinzioni che diventano labili intenzioni. E la coerenza rivoluzionaria lascia il posto alla politique politicienne, ad un pragmatismo che serve per dimostrare di essere una alternativa valida, questo sì, ma dentro una cornice di compatibilità del e nel sistema stesso. Insomma, il manovratore non lo si può disturbare poi tanto: per cui si porteranno avanti le lotte sull’onestà, contro la casta, contro il regime partitico, sventolando la bandiera bianca con le cinque stelle ma facendone la campionessa di una rivoluzione senza rivoluzionari, di un cambiamento che possa essere tollerato dai veri manovratori del vapore-Italia ed Europa.
La rivoluzione scopre il suo lato moderato e cessa d’essere rivoluzione proprio in questo momento… caso mai, per davvero, lo sia davvero in qualche minimo momento stata…

MARCO SFERINI

3 settembre 2017

foto tratta da Pixabay

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