L’autunno freddo del piatto tatticismo di tre destre

La concretezza non è soltanto un concetto che può anche essere declinato socialmente e politicamente per indicare l’applicazione reale di idee nel quotidiano svolgersi dei fatti, tra i protagonisti...

La concretezza non è soltanto un concetto che può anche essere declinato socialmente e politicamente per indicare l’applicazione reale di idee nel quotidiano svolgersi dei fatti, tra i protagonisti della vita del Paese. La concretezza è e deve rimanere un metodo di gestione dei programmi ed anche, quindi, un codice di comportamento quando ci si rapporta con chi non la pensa come noi e con cui vogliamo aprire un dialogo, costruire un ponte per arrivarci più o meno insieme allo stesso punto.
Ecco, ne vedo poca concretezza in giro per il mondo politico attuale ma ne vedo poca soprattutto nel rapporto tra cittadini e politica che per me non è piramidale, da base a vertice, ma lineare, privo di piani ascendenti sempre più ristretti e sempre più presi nella logica, peraltro giusta e necessaria, della delega di rappresentanza.
Ne vedo poca concretezza perché, almeno nei tre grandi raggruppamenti politici (a confini un po’ variabili…) formati da PD – Alternativa popolare – Ala, Forza Italia – Lega Nord – Fratelli d’Italia ed infine il Movimento 5 Stelle, si sta giocando una partita pre-elettorale tutta fondata su posizionamenti tattici privi di una strategia che individui una alternativa reciproca.
Siamo innanzi a tre proposte non programmatiche ma esclusivamente politiche (nel senso più restrittivo del termine) che rappresentano disvalori di destra, mercantilisti e che, almeno in due casi su tre, fanno della pace sociale e dell’interclassismo l’unico, se così lo si può davvero etichettare, luogo di costruzione di una identità che non ha nulla di ideologico e che, proprio per questo, finisce con l’essere una maschera di bellezza da applicare su volti che rischierebbero di apparire davvero molto simili tra loro.
Ciascuno traccia i contorni lievemente differenti: l’avversità al PD e a Renzi, la critica alla tanto inflazionata “casta” nel linguaggio veramente populistico moderno e, ultimo ma non ultimo, la dimostrazione tutta estetica e quindi inevitabilmente carica di retorica di un partito di governo degno di questo nome per il semplice fatto che sta governando oggi pur in presenza di una discordanza tra real politik e regole costituzionali che fa data dall’elezione di un Parlamento con una legge illegittima. Ma si fa finta di niente “per il bene della nazione”.
Le peggiori politiche antipopolari sono sempre state fatte invocando l’interesse comune. Si deve pur dare una parvenza di socialità a ciò che, altrimenti, dovrebbe essere motivo di contrasto tra popolo e governo.
Invece l’autunno che oggi comincia non si preannuncia caldo per una ondata di scioperi che seppellisca le politiche neoliberiste dell’esecutivo, ma solo per i chiacchiericci che vanno dall’incoronazione di Luigi Di Maio a capo politico dei Movimento 5 Stelle fino alla richiesta di Pierluigi Bersani di primarie serie nel presunto vivente o morente centrosinistra rimasto nell’era del renzismo.
Richiesta fatta proprio a Renzi: se accetta le primarie in competizione con Pisapia, Mdp è pronta a stare in coalizione col PD. E il dilemma diventa questo: Bersani, Speranza, D’Alema e Rossi lo fanno per rinverdire la stagione dello stanco refrain del “portare “a sinistra” il PD” o provare a salvare un esperimento che non decolla nonostante l’impeto iniziale della scissione e del “mai con Renzi” (qualcuno ha anche detto “Mai col PD”)?
Comunque la pensiate, non pensatene bene. Perché alla “presunzione” di sinistra bisogna sostituire la effettiva sinistra. Quella di alternativa. E non lo si fa elemosinando le primarie da Renzi, per perdere e poi poter dire: “Ma noi siamo responsabili e unitari per fermare le destre.”. Le destre stanno ovunque tranne nel piccolo, per ora, campo della sinistra di alternativa che fatica a prendere forma nonostante abbia buoni argomenti per potersi dare una struttura organizzativa e lanciare un progetto che sia veramente opposto alle tre destre che si contendono il Paese.
Le destre stanno ovunque e si parlano sotto le maschere dai tratti somatici diversi solo per riuscire a distinguersi almeno tra loro stesse.
La politica piatta del tatticismo di infimo ordine prosegue. L’autunno freddo è cominciato.

MARCO SFERINI

23 settembre 2017

foto tratta da Pixabay

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