Fratelli Marx. Sono marxista, tendenza Groucho

Dalla MGM alla riscoperta nel '68

SECONDA PARTE

I Fratelli Marx approdarono tardi al cinema e nel 1934 Chico aveva già 47 anni, Harpo 46, Groucho 44, Gummo 42, Zeppo 33. Con gli ultimi due ormai agenti di successo la carriera cinematografica sembrava finita. Chico e Groucho riprovarono con la radio alla CBS ottenendo una striscia domenicale chiamata “Marx of Time”. Nell’estate Groucho abbandonò i baffi per tornare in teatro. L’ultimo ciak era ormai lontano per poter ipotizzare un ritorno al cinema. Fino a quando bussò alla loro porta Irving Thalberg, il ragazzo prodigio della MGM.

I Fratelli Marx con Irving Thalberg

i Fratelli Marx con Irving Thalberg

Tra i più grandi produttori di tutti i tempi Thalberg lavorò con Erich von Stroheim, Tod Browning, Lon Chaney, King Vidor. Quando incontrò i tre Marx aveva solo 36 anni. Dopo un inizio “conflittuale” (i tre Marx superstiti stanchi dei continui impegni del produttore gli occuparono l’ufficio, si spogliarono e attesero il suo arrivo arrostendo patate completamente nudi) Thalberg e i Fratelli instaurarono un bel rapporto basato sul rispetto reciproco e su un metodo di lavoro più metodico. Per il primo film alla MGM Groucho, Chico e Harpo provarono per settimane lo spettacolo a teatro. Questo affinò la sceneggiatura e confezionò A Night at the Opera (Una notte all’Opera, 1935).

A Milano Mrs. Claypool, una ricca vedova interpretata da Margaret Dumont, è desiderosa di entrare nell’alta società per mostrare la sua ricchezza. Per ottenere l’ambito ingresso stipendia Otis B. Driftwood (Groucho). Sempre a Milano il direttore della New York Opera Company (l’attore Sig Ruman straordinario in Ninotchka nel 1939 e in Vogliamo vivere! nel 1942 entrambi diretti da Ernst Lubitsch) mette sotto contratto il famoso tenore Rodolfo Lassparri (il cantante e attore Walter Woolf King) nella cui compagnia lavorano anche il valletto Tomasso (Harpo), il tuttofare Fiorello (Chico), la prima donna Rosa Castaldi (Kitty Carlisle) che è innamorata del giovane cantante Ricardo Baroni (Allan Jones) ingaggiato per sbaglio da Otis B. Driftwood. Sul transatlantico che li porta a New York Tomasso, Fiorello e Ricardo si imbarcano clandestinamente e una volta arrivati negli USA sono ricercati dalle autorità. La sera della prima Rosa Castaldi, stanca della corte di Lassparri, si rifiuta di cantare se non al fianco dell’amato Ricardo. Alla fine, grazie al rocambolesco aiuto dei tre, sarà un successo.

Una notte all'Opera

Una notte all’Opera (1935)

Una notte all’Opera venne realizzato come detto dalla MGM la casa produttrice facilmente riconoscibile per l’immagine del leone che ruggisce all’interno di un cerchio fatto di pellicola con la scritta “Ars Gratia Artis” ovvero “L’arte per l’arte”. L’idea iniziale fu quella di far “ruggire” i Fratelli e di sostituire la scritta con “Marx Gratia Marxes”, ma quella trovata “troppo irriverente” per le rigidità hollywoodiane venne usata solo per il trailer.

La pellicola, la prima senza Zeppo, superò gli incassi di qualsiasi film precedente anche perché la MGM fece una campagna pubblicitaria imponente che portò, tra l’altro, Harpo Marx in Europa a Londra, a Parigi e, nell’estate del 1936, prima a Roma poi alla Scala di Milano. Una notte all’Opera fu l’ultimo capolavoro dei Marx che sconvolsero il rigido e pomposo mondo della lirica producendo effetti di irresistibile comicità. Indimenticabili la stipula del contratto tra Groucho e Chico, la cabina del transatlantico che si riempe all’inverosimile, l’interpretazione dei tre aviatori russi, il discorso di Chico e l’irruzione all’Opera con l’orchestra che passa da “Il trovatore” di Verdi a “Take Me Out to the Ball Game” inno del baseball americano.

La pellicola venne sottoposta a tagli censori in Giappone, Lettonia, Inghilterra e, negli USA, in Kansas e in Virginia. L’Italia fascista non fu da meno e il film uscì nelle sale solo nel 1938. L’Opera non poteva essere ridicolizzata e lo scambio di battute tra Groucho e la Dumont offendeva i ben pensanti (Dumont: Sei sicuro di avere tutto a posto, Otis? – Groucho: Non si è ancora lamentata nessuna).

Film straordinario, ma la volontà di Thalberg di inserire la comicità dei tre nella rigida narrativa hollywoodiana limitò i fratelli. Rifatto nel 1993 da Dennis Dugan col titolo Gli sgangheroni, Una notte all’Opera venne diretto da Sam Wood che realizzò anche il successivo A Day at the Races (Un giorno alle corse, 1937).

Un giorno alle corse

Un giorno alle corse (1937)

In quest’ultimo, il veterinario Dr. Hugo Z. Hackenbush (Groucho) si finge medico per compiacere una ricca paziente (Margaret Dumont), ma salva la clinica della bella Judy Standish (Maureen O’Sullivan che nel 1932 interpretò Jane nel film Tarzan l’uomo scimmia di W.S. Van Dyke e nel 1945 divenne la madre di Mia Farrow) vincendo una corsa di cavalli grazie all’aiuto del tuttofare Tony (Chico) e del fantino Stuffy (Harpo).

Fu un successo planetario. La pellicola, più cauta e morigerata rispetto alle precedenti, venne accolta anche in Italia. Ma per il Fascismo i Fratelli avevano una colpa in più: erano ebrei. Al carnevale di Viareggio nel 1938 un carro con le maschere dei Marx venne dato alle fiamme.

Nel film è memorabile la scena in cui Chico truffa Groucho che, per avere una soffiata sulle corse, compra decine di inutili libri. Un giorno alle corse divenne un altro classico per la MGM, ma i Marx furono semplicemente stravaganti, non più folli. Passarono dall’essere dei “delinquenti” nei film alla Paramount ad essere “tre monelli dal cuore d’oro” alla MGM.

Il declino era iniziato anche perché l’unico che credeva in loro alla MGM, ovvero Irving Thalberg, morì di tubercolosi il 15 settembre del 1937 ad inizio riprese. Tutto passò nelle mani del dispotico e conservatore Louis B. Mayer che non li aveva certo in simpatia. Non solo, la MGM era la “casa” delle grandi star che non gradivano gli irriverenti Marx. Una volta Groucho abbassò da dietro il cappello a Greta Garbo fino a coprirle il viso, lei si infuriò, alzò il cappello e costrinse Groucho alle scuse. Ma lui, in tutta risposta, le disse: “L’ho scambiata per uno di Kansas City!”.

Più in generale le “major” avevano la fama di rovinare i grandi comici. Buster Keaton realizzò per la Metro-Goldwyn-Mayer Il cameraman (Io… e la scimmia, 1928), ma i successivi furono mediocri o trascurabili. Stessa sorte per Laurel&Hardy alla 20th Century Fox. Il nuovo modo di fare cinema non giovò certo all’arte dei Marx.

Fred Perry, Charlie Chaplin, Groucho Marx e Ellsworth Vines

Fred Perry, Charlie Chaplin, Groucho Marx e Ellsworth Vines nella “storica” partita a tennis

Groucho, una volta di più in preda allo sconforto, si dedicò ad un nuovo hobby: il tennis. Proverò a non dilungarmi visto che il tennis è un’altra mia grande passione, ma l’episodio e i protagonisti meritano più di un cenno. Il 14 luglio 1937 venne inaugurata la nuova clubhouse del Beverly Hills Country Club con una partita d’eccezione. Gran Bretagna contro Stati Uniti. Due grandi attori, due grandi tennisti. Charlie Chaplin e Fred Perry da una parte, Groucho Marx e Ellsworth Vines dall’altra. Se Chaplin non ha bisogno di presentazione per i cinefili, penso sia giusto precisare che Fred Perry, noto per i capi di abbigliamento con la coroncina di alloro, fu un grandissimo tennista, uno dei pochi a vincere almeno una volta tutte e quattro le prove del Grande Slam (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon, US Open), vincitore di Wimbledon per tre anni consecutivi dal 1934 al 1936. Ellsworth Vines vinse, invece, Wimbledon nel 1931 e lo US Open nel 1931 e nel 1932. Quindi due dei maggiori tennisti dell’epoca.

Se Chaplin prese molto sul serio la partita, non fu così per Groucho che aveva portato dentro il campo da tennis tovaglia e cibo per allestire un picnic. Il pubblico aumentò sempre più, ma Chaplin non apprezzava, perché non era abituato a trovare qualcuno in grado di rubargli la scena. Alla fine la partita, che anticipò in un certo senso i tornei di esibizione, venne vinta dalla coppia inglese col punteggio di 6/1 9/7.

Room service

Room service (Servizio in camera, 1938)

Tornando al cinema i tre volevano, grazie all’aiuto di Gummo e Zeppo, aggrapparsi a qualche cavillo contrattuale per scappare dalla MGM. Il contratto era solido, ma Zeppo fece firmare loro un accordo per la realizzazione di un film per la RKO. Il risultato fu Room Service (Servizio in camera, 1938) diretto da William A. Seiter. Il film, ambientato in una stanza di hotel, descrive le difficoltà di impresario teatrale e della sua troupe. Fu un disastro. “E’ stata la prima volta che abbiamo provato un testo non scritto da noi. E non eravamo nella parte. Così non va. Noi dobbiamo inventare personaggi e situazioni per noi stessi”. Così Chico in un’intervista al The New York Sun.

Dopo una nuova incursione alla radio di Groucho e Chico, i Fratelli Marx realizzarono per la MGM At the circus (Tre pazzi a zonzo, 1939) di Edward Buzzell. Inizialmente la pellicola, che si sarebbe dovuta chiamare A Day at the Circus (Un giorno al circo), avrebbe dovuto chiudere la trilogia aperta con Una notte all’Opera, ma At the circus risultò un’opera a sé stante anche perché Mayer non concesse nessun tour di prova ai “boriosi indisciplinati”.

At the circus

At the circus (Tre pazzi a zonzo, 1939)

Un circo sta per fallire, ma i tre riescono a salvarlo. Della pellicola, che vide il ritorno di Margaret Dumont, si salvano la prova di Harpo e la celebre canzone “Lydia the Tattooed Lady” cantata da un Groucho costretto ad un’imbarazzante parrucca per la calvizia.

Alla sceneggiatura lavorarono anche Irving Brecher che scrisse un tomo di oltre 140 pagine, troppo limitante per la comicità dei Fratelli e Buster Keaton, un’altra vittima del sistema MGM (non accreditato aveva lavorato anche per A Night at the Opera), cui vennero affidate le invenzioni mimiche di Harpo! Ma i due appartenevano a due mondi troppo diversi. L’incontro non poteva funzionare e non funzionò. Keaton scrisse nella sua autobiografia “Tra i comici della MGM con cui non mi trovai bene c’erano Abbott e Costello (Gianni e Pinotto, nda) e i fratelli Marx. Ma credo ancora che la gag di apertura che creai per il film dei Marx A Day at the Circus fosse così divertente che mi sarebbe piaciuto averla messa in uno dei miei film. […] Quando mimai la gag per i fratelli Marx, Gruocho chiese con una smorfia: ‘E ti sembra buffo?’. Harpo e Chico mi guardarono disgustati”.

Groucho, Buster Keaton e Chico

Groucho, Buster Keaton e Chico

Il successivo Go West (I cowboys del deserto, 1940), ancora diretto da Edward Buzzell, portò i Fratelli nel vecchio West in una sorta di parodia di altri film comici del genere con un richiamo al capolavoro di Buster Keaton The General (Come vinsi la guerra, 1927).

Servizio in camera, Tre pazzi a zonzo e I cowboys del deserto rappresentarono il punto più basso della carriera dei Marx, il cui genio venne piegato da ragioni spudoratamente commerciali. I Marx erano sfioriti. Nell’aprile del 1941 l'”Herald Tribune” pubblicò una lettera di Groucho Marx: “Quando dico che siamo stufi del cinema intendo che la gente sta per stancarsi di noi. Smettendo adesso non facciamo che anticipare, con un breve margine, una richiesta collettiva. La nostra roba è già stantia. Come noi”.

Nell’estate di quell’anno esce ancora The Big Store (Il bazar delle follie, 1941) di Charles Reisner, in cui i tre scorrazzano, insieme all’infaticabile Margaret Dumont, per un magazzino, ma la decisione era presa: i Fratelli Marx lasciano il cinema.

i Fratelli Marx

dopo l’arrivo trionfale alla MGM, per i Fratelli Marx è tempo di abbandonare il cinema

Groucho tornò così alla scrittura. Aveva, infatti, già pubblicato nel 1930 il libro “Beds” (Letti) e nel 1942 uscì “Many Happy Returns”. Chico tornò una volta di più alla sua vera passione, ovvero la musica fondando la band “Chico Marx and His Ravellies” dal nome del personaggio da lui interpretato in Animal Crackers. La band debuttò a Brooklyn il 15 gennaio 1942 e proseguì tutto l’anno. Harpo, il più solare dei fratelli, si dedicò all’arpa e alla pittura e intraprese un lungo viaggio in giro per gli USA insieme a Fred Asteire e ad altri per dare conforto alle truppe impegnate nella Seconda guerra mondiale. Il gruppo di artisti, cui si aggiunse Groucho, venne ricevuto alla Casa Bianca dal Presidente Roosevelt.

Poco tempo dopo Harpo perse il sorriso per la morte dell’amico fraterno Alexander Woollcott, colui che lo aveva convinto ad andare in URSS.

Il cinema, dalla morte di Thalberg e da Un giorno alle corse, non fu più lo stesso per i Marx che ottennero un gran successo alla CBS. Groucho venne chiamato a presentare il Pabst Show che ospitò spesso Chico e Harpo. Dopo oltre un anno venne licenziato e si aprì uno spiraglio per un ritorno al cinema. Questa volta per la prima pellicola indipendente dei Fratelli Marx. La Warner Bros pochi anni prima aveva realizzato il celeberrimo Casablanca (1942) diretto da Michael Curtiz e interpretato da Humphrey Bogart e Ingrid Bergman. I tre preparano una parodia: A Night in Casablanca (Una notte a Casablanca, 1946).

la lettera di Groucho ai fratelli Warner

la lettera di Groucho ai fratelli Warner conservata, insieme alle altre, nella Biblioteca del Congresso americano

La notizia si sparse e la Warner si appellò ai legali per l’uso del nome “Casablanca”. Iniziò così un imperdibile scambio di lettere tra i fratelli Warner e Groucho, poi pubblicato nel volume “Le lettere di Groucho Marx”. Ne riporto qualche stralcio per comprendere l’ironia del fratello baffuto.

“Cari Fratelli Warner,
evidentemente ci sono molti modi di conquistare una città e di conservarne il dominio. Per esempio, quando questo film era ancora in fase di progetto non avevo idea che la città di Casablanca appartenesse esclusivamente alla Warner Brothers. E invece, solo pochi giorni dopo aver pubblicato il nostro annuncio, riceviamo la vostra lunga, ominosa missiva che ci intima di non usare il nome Casablanca. Sembra che nel 1471 Ferdinando Balboa Warner, il vostro bis-bis-bisavolo, mentre cercava una scorciatoia per la città di Burbank capitasse per caso sulle coste dell’Africa e, levando in aria il suo Alpenstock (barattato poi con un centinaio di acri di terra), battezzasse quel luogo Casablanca.
Non riesco proprio a capire il vostro comportamento. Anche se intendete rispolverare il vostro film, sono sicuro che col tempo lo spettatore medio imparerà a distinguere Ingrid Bergman da Harpo. Io non so se ci riuscirei ma di sicuro mi piacerebbe provarci.
Voi sostenete di essere i proprietari di Casablanca e vietate a chiunque di usare questo nome senza il vostro permesso. Ma come la mettiamo con “Warner Brothers”?
E’ vostro anche questo?
Probabilmente avete il diritto di usare il nome Warner, ma Fratelli? Professionalmente, noi siamo fratelli da molto più tempo di voi. I Marx Brothers se la sgambettavano in giro per i teatri quando il Vitaphone era ancora un sogno proibito nella mente del suo inventore, e del resto prima di noi ci sono stati altri fratelli: i Fratelli Lumière, i Fratelli Karamazov, Dan Fratelli, un esterno che giocava nel Detroit, e la canzone “Fratello, ti avanza un nichelino?” ma siccome un nichelino era da pidocchi hanno buttato fuori un fratello e dato tutto all’altro.
[…] Ho la sensazione che questo tentativo di impedirci di usare il titolo sia stato partorito dalla mente di qualche azzeccagarbugli dal musetto aguzzo, che sta svolgendo un breve apprendistato nel vostro ufficio legale. Lo conosco bene, quel genere: fresco fresco di università, affamato di successo e troppo ambizioso per seguire le naturali leggi della promozione. Questo scellerato causomane ha probabilmente istigato i vostri avvocati (che sono perlopiù brave persone con i ricci neri, i completi doppiopetto ecc.ecc.) a tentare la diffida.

A Night in Casablanca

A Night in Casablanca (Una notte a Casablanca, 1946)

Ebbene, non la passerà liscia! Gli daremo battaglia fino all’ultimo appello! Nessun esangue avventuriero legale riuscirà a spargere zizzania fra i Warner e i Marx! Dentro di noi siamo tutti fratelli e rimarremo in armonia fino a che l’ultima bobina di “Una notte a Casablanca” avrà terminato di svolgersi sul suo rullo.
Ossequi,
Groucho Marx”

Alla fine il film si fece e non cambiò titolo. Nella pellicola un ricettatore nazista (Sig Ruman) si rifugia a Casablanca per recuperare oggetti di valore nascosti in un hotel. Verrà smascherato dal direttore (Groucho) con l’aiuto di due inservienti (Chico e Harpo).

Prodotto dalla United Artists e diretto da Archie Mayo, il film si rivelò una commedia non perfettamente riuscita, ma come scrisse il critico cinematografico James Agee “A quanto sembra, non si può mai dire che un film sarà l’ultimo dei fratelli Marx: così non è necessario spingere i loro ammiratori ad andare a vedere “Una notte a Casablanca”. Non sarà uno dei loro film migliori, ma non importa: i loro peggiori saranno sempre meglio di tanti altri che mi vengono in mente”. Le responsabilità maggiori di questo mancato successo le ebbe il regista, al suo ultimo film, che tagliò mezz’ora di film stravolgendo e rovinando la pellicola.

Love Happy

Love Happy (Una notte sui tetti, 1949)

Un nuovo addio al cinema. Dei tre il solo Harpo mantenne una verve artistica e scrisse, anche per pagare i debiti accumulati, il soggetto per un nuovo film Love Happy (Una notte sui tetti, 1949) che venne diretto da David Miller. La storia gira intorno ad Harpo, così chiamato anche nel film, che trova una scatola di sardine in cui è nascosta una collana preziosa. Chico e soprattutto Groucho ebbero ruoli marginali. Un film mediocre che vanta la bella scena dell’inseguimento sopra i tetti e le prime apparizioni di Raymond Burr, protagonista ne La finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock e futuro Perry Mason, e Marilyn Monroe nel ruolo di una cliente del detective interpretato da Groucho. Si chiuse per sempre la carriera cinematografica dei Fratelli Marx che tuttavia comparvero per l’ultima volta nello stesso film, seppur in scene diverse, in The Story of Mankind (L’inferno ci accusa, 1957) di Irwin Allen.

Marilyn Monroe e Groucho Marx

Marilyn Monroe e Groucho Marx insieme sul grande schermo

Groucho, il più richiesto dei tre, recitò inoltre in Copacabana (1947) di Alfred E. Green, Assedio d’amore (1950) di Richard Haydn, Questi dannati quattrini (1951) di Irving Cummings, Una ragazza in ogni porto (1952) di Chester Erskine, La bionda esplosiva (1957) di Frank Tashlin e in Skidoo (1968) di Otto Preminger. Harpo apparve, invece, nel cortometraggio La fiesta de Santa Barbara (1936) di Louis Lewyn e La taverna delle stelle (1943) di Frank Borzage. Per Chico solo musica. Per Zeppo una nuova avventura imprenditoriale in un’azienda meccanica specializzata in dispositivi aerei.

Ma la verve di Groucho non poteva essere accantonata nacque così “You Bet Your Life” (Scommetteteci la vita) un quiz condotto da Groucho prima in radio poi in TV, dal 1949 al 1961. Oltre dieci anni di trasmissioni. Un successo clamoroso dopo anni di delusioni. Anche Chico e Harpo ebbero successo in televisione. Il primo nel 1948 nella trasmissione “Texaco Star Theatre”, il secondo fu ospite di prestigio nel 1955 nel programma “I Love Lucy” al fianco di Lucille Ball che aveva lavorato con i fratelli in Servizio in camera.

You Bet Your Life

Groucho conduce “You Bet Your Life” sulla NBC

Ma negli anni cinquanta, con un cognome simile, Groucho, il più esposto dei fratelli, finì nella morsa del maccartismo. Se la Commissione per le attività antiamericane (House Committee on Un-American Activities, HCUA) aveva messo gli occhi sui film dei Marx, l’FBI non poteva tollerare lo show televisivo. La Federal Bureau of Investigation costruì un archivio di oltre 200 pagine per Groucho. Era un comunista di troppo. Anche parte del pubblico si unì alla “caccia alle streghe”. Uno spettatore scrisse alla HCUA “Suggerisco che l’intrattenitore TV Groucho Marks (non sapeva scrivere neanche il nome, nda) debba essere indagato perché comunista” e un’altra aggiunse “Ieri sera nel suo programma sia io che mio marito abbiamo sentito pronunciare gli United States come United Snakes (Serpenti Uniti, nda)”. Non solo. In “You Bet Your Life” un ospite parlò russo. Era troppo.

A dirigere le indagini sul più noto dei Marx fu John Edgar Hoover in persona ovvero il potente Direttore dell’FBI. Sedici pagine di quell’enorme archivio sono tutt’ora riservate “nell’interesse della difesa nazionale e della politica estera”, ma di sicuro sappiamo che Groucho si impegnò contro la dittatura di Franco in Spagna, si batté per la liberazione dell’attivista socialista Tom Mooney accusato di un attentato a San Francisco, partecipò a diverse iniziative del National Council of American-Soviet Friendship (l’associazione di amicizia USA-URSS), aderì a numerose attività antifasciste, si oppose fermamente, negli anni del maccartismo, allo strumento della delazione ed alla persecuzione verso artisti che avessero fatto parte del Partito Comunista.

Parallelamente alla TV continuò anche la carriera letteraria. Harpo che non era realmente muto, scrisse nel 1961 la sua autobiografia “Harpo Speaks” (Harpo Parla). Groucho, il più prolifico, pubblicò nel 1959 “Groucho and me” (Groucho ed io), nel 1963 “Memoirs of a Mangy Lover” (Memorie di un irresistibile libertino), nel 1967 la sua famosa raccolta epistolare “The Groucho Letters” (Le lettere di Groucho Marx).

Salvador Dalì ritrae Harpo Marx

Salvador Dalì ritrae Harpo Marx

Tornando al cinema i Marx furono diretti da Robert Florey, Joseph Santley, Victor Heerman, Norman Z. McLeod, Leo McCarey, Sam Wood, William A. Seiter, Edward Buzzell, Charles Reisner, Archie Mayo, David Miller. Tutti o quasi onesti lavoratori, ma non certo importanti nella storia del cinema. Nonostante gli Oscar lo stesso McCarey non può certo essere considerato un grande regista. Ma due maestri corteggiarono a lungo i Marx.

Il primo fu Salvador Dalì, il surrealista per eccellenza, che realizzò, tra gli altri, Un chien andalou nel 1929 insieme a Luis Buñuel, uno dei capolavori del cinema surrealista con la celebre scena dell’occhio tagliato. Dalì amava follemente Harpo e gli regalò un’opera ovvero un’arpa con del filo spinato al posto delle consuete corde. Nel 1932 scrisse un soggetto che ebbe due titoli provvisori Giraffes on Horseback Salads e il più sobrio La donna surrealista. La mancanza di soldi e l’ostracismo della MGM fece saltare il progetto che sarebbe potuto diventare un capolavoro del cinema e non solo.

una delle ultime foto dei cinque Fratelli Marx

una delle ultime foto dei cinque Fratelli Marx. Da sinistra: Harpo, Zeppo, Chico, Groucho e Gummo

Negli anni sessanta un altro grandissimo regista Billy Wilder, autore tra gli altri di Viale del tramonto (1950), A qualcuno piace caldo (1959) e L’appartamento (1960), preparò per i Fratelli Marx Un giorno alle Nazioni Unite un film che avrebbe portato i Marx a smontare l’ONU. I tre accettarono con entusiasmo, ma Chico aveva settantatré anni, Harpo settantadue, Groucho settanta. Il film non si fece, un altro capolavoro mancato. Harpo ebbe un attacco di cuore, Chico venne ricoverato e morì l’11 ottobre del 1961. Il lutto cancellò anche la serie televisiva, Depurty Seraph, che i tre stavano realizzando dopo l’episodio pilota.

Il 19 gennaio del 1962 dopo un concerto memorabile Harpo prese la parola, tra lo stupore di molti che lo credevano davvero muto, e annunciò il suo ritiro. Si spense il 28 settembre 1964. Groucho cadde nello sconforto. La sua ultima grandiosa esibizione fu all’Hollywood Palace in cui, a fianco di Margaret Dumont, ripropose lo sketch di Animal Crackers. Il 6 marzo 1965 se ne andò anche Margaret Dumont. Il primo febbraio 1966 Buster Keaton.

Charlie Chaplin e Groucho Marx

Charlie Chaplin e Groucho Marx amici per tutta la vita

Una grande stagione comica era finita, quasi dimenticata. Groucho era sempre più vecchio e si sentiva sempre più solo. Federico Fellini lo cercò per il suo Satyricon, ma il comico rifiutò. Non se la sentiva di trascorrere tre mesi a Roma. Poi scoppiò il Sessantotto. Le nuove generazioni videro in Groucho l’emblema della ribellione. Cominciò l’inaspettata riscoperta dei film dei Fratelli Marx. I giovani guardavano alla loro arte, proiettavano le loro pellicole, difficilmente reperibili, nei cineforum. La dissacrante comicità contro il mondo universitario presente in Horse Feathers animò gli atenei europei. Lo sberleffo del potere e della guerra di Duck Soup diede forza ai movimenti pacifisti che si opponevano alla guerra in Vietnam. Sui muri di Parigi comparve la scritta “Je suis Marxiste, tendance Groucho” (Sono marxista, tendenza Groucho).

Ma Groucho venne colto da un feroce ictus nel 1971. L’amore degli studenti e dei giovani si fece sentire anche in quei giorni difficili. Centinaia furono le lettere inviate a casa dell’attore. Alcune erano semplicemente indirizzate “Groucho Marx – USA”. In questo periodo, dopo tre matrimoni, si avvicinò a Groucho una giovane di nome Erin Fleming. Tra i due non ci fu alcun tipo di rapporto, la ragazza approfittò del più fragile dei Marx per avere un po’ di soldi e di notorietà, ma gli organizzò anche momenti felici come lo show “An Evening with Groucho” che registrò il tutto esaurito il 6 maggio 1972. Tra i presenti anche l’amico Charlie Chaplin tornato negli USA dopo l’esilio forzato per ricevere l’Oscar alla carriera.

Jack Nicholson ascolta i consigli di Groucho Marx

Jack Nicholson ascolta i consigli di Groucho Marx

Groucho volò quindi in Francia per ricevere l’onorificenza di “Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere”. Fu il terzo non francese a riceverlo dopo Alfred Hitchcock e Charlie Chaplin. Apparve anche al Festival di Cannes. La giuria era presieduta dal comunista Joseph Losey. Il Grand Prix per il miglior film venne vinto da La classe operaia va in paradiso (1971) di Elio Petri e da Il caso Mattei (1972) di Francesco Rosi. Tornò negli States esausto, ma felice. Iniziò a frequentare le giovani star da Woody Allen, che considerava il suo erede, a Jack Nicholson.

Il 2 aprile 1974 Groucho ricevette, dalle mani di un emozionato Jack Lemmon e tra il tripudio generale, un meritatissimo Oscar alla carriera. Questo il breve discorso: “Vorrei solo che Harpo e Chico avessero potuto essere qui e Margaret Dumont, che non ha mai capito nessuna delle nostre battute. Lei mi diceva sempre ‘Julie, per cosa stanno ridendo?’. Ma era una grande spalla e io le volevo bene. Poi mi piacerebbe ringraziare mia madre, senza la quale saremmo stati un vero fallimento. E, per ultimo, mi piacerebbe ringraziare Erin Fleming che ha reso la mia vita degna di essere vissuta e che capisce tutte le mie battute”.

Groucho Marx riceve nel 1974 l'Oscar alla carriera

Groucho Marx riceve nel 1974 l’Oscar alla carriera

Il 21 aprile del 1977 morì per un infarto Gummo. La notizia venne nascosta a Groucho sempre più malato e al centro di uno scontro tra famiglia e Erin Fleming. Alle 19.30 del 19 agosto 1977 Groucho morì a seguito di una polmonite al Central Sinai Hospital. La sua morte venne “oscurata” dai media ancora scossi dalla morte di Elvis Presley avvenuta tre giorni prima. Il giorno di Natale del 1977 morì anche l’amico Charlie Chaplin. Groucho in più di un’occasione disse di Charlie “Una cosa, però, sapevo fare meglio di lui: io sapevo parlare, lui no”. Il 30 settembre del 1979 la morte di Zeppo concluse la storia dei Fratelli Marx.

Groucho riposa nell’Eden Memorial Park, Chico è sepolto nel Freedom Mausoleum del Forest Lawn Memorial Park Cemetery, a Glendale. Suo fratello minore Gummo giace nella cripta di fronte. Le ceneri di Harpo e Zeppo sono state disperse.

Groucho Marx con i Queen

Brian May, Roger Taylor e Freddie Mercury, ovvero i Queen, con Groucho Marx

I Fratelli Marx ebbero, e hanno tutt’ora, un grande peso nel mondo della cultura, dello spettacolo, del cinema. I Queen pubblicarono due album intitolati A Night at the Opera e A Day at the Races che contengono rispettivamente, tra le altre, Bohemian Rhapsody e Somebody to Love. I membri della celebre band inglese conobbero Groucho e gli mostrarono il disco d’oro. Alice Cooper mise il Marx baffuto nella copertina del suo Greatest Hits nel 1974. Quel genio di Andy Warhol prese una foto pubblicitaria di Una notte a Casablanca e fece diventare i Fratelli Marx un’icona pop al pari dei barattoli di zuppa Campbell’s e di Marilyn Monroe. Politici e statisti scambiarono con Groucho diverse lettere, su tutti Winston Churchill. La camminata di Roberto Benigni deve molto a quella di Groucho. Roman Jakobson, tra i padri dello strutturalismo, faceva saltare le conferenze se in un cinema della zona veniva proiettata una pellicola dei Marx. L’assistente di Dylan Dog è Groucho.

Andy Warhol

Andy Warhol in posa davanti alle sue opere raffiguranti i Fratelli Marx

Bob Hope disse “Tutti i comici, me incluso, sono apertamente e chiassosamente invidiosi di Groucho Marx”. Le citazioni in film e cartoni animati sono davvero sterminate. Federico Fellini trasformò Giulietta Masina in Harpo nel film La strada (1954). Una serie infinita di attori e di attrici si è truccata da uno dei fratelli: Rock Haudson, Robert Redford, Terry Jones, Woody Allen, Barbra Streisand, Bette Davis, Peter Sellers, Leslie Lielsen. I tre comparvero anche in diversi cartoni animati. Walt Disney disegnò tutti e quattro in Mickey’s Gala Premiere (1933) e il solo Harpo in La squadra di polo di Topolino (1936) e Paperino a caccia di autografi (1940). Chico, Harpo e Groucho apparvero anche in Mamma oca va a Hollyood (1938) cui si aggiunse Zeppo in The Vird Store (1933). Rimanendo in tema animazione Bugs Bunny è dichiaratamente ispirato a Groucho. I Marx sono stati ritratti anche ne I Simpson e ne I Griffin. Numerose anche le citazioni in film horror e perfino in Indiana Jones e l’ultima crociata di Steven Spielberg. I film dei Marx compaiono poi in numerosi altri film, così come le canzoni di Groucho su tutte “Lydia the Tattooed Lady” rifatta anche dai Muppets.

un fotogramma dell'episodio "Fratello di Bart, dove sei?" de I Simpson

un fotogramma dell’episodio “Fratello di Bart, dove sei?” de I Simpson

Più in generale i Fratelli Marx furono di ispirazione per molti artisti, dal già citato Woody Allen a Mel Brooks, da Marty Feldman ai Monty Phyton. I nonsense furono quasi un’invenzione dei Marx, che vararono una comicità diversa, basata sull’assurdo, sul pazzesco, sull’irrazionale. La loro fu un’autentica rivoluzione nel mondo dello spettacolo “Quasi come quella di Karl Marx nel mondo serio” come sentenziò Groucho.

Per chiudere questo lungo articolo riporto le parole, poco conosciute, di Italo Calvino pubblicate sul Corriere della Sera dopo la morte di Groucho. Un “necrologio” intitolato “Il sigaro di Groucho Marx”.

“Ciò che distacca Groucho Marx dagli altri grandi comici dello schermo è che la sua maschera si presenta con gli attributi esteriori del prestigio, del successo, dell’autorità, del saper vivere: sigaro, baffoni, occhiali, abito scuro e quell’avanzare a lunghi passi a ginocchia piegate in fuori come pattinando che è la sua invenzione mimica più emblematica.

Julius "Groucho" Marx

Julius “Groucho” Marx

Mentre lo spazio vitale da cui i suoi due fratelli traggono la loro frenetica euforia sono la libertà l’avidità l’astuzia del nullatenente assoluto (Chico con la sua aria d’emigrante italiano della Brooklyn inizio del secolo; Harpo con la sua aria d’angelo spiritato e un po’ perverso piovuto da un cielo chagalliano) – e in questo rientrano nel filone delle classiche maschere comiche da Chaplin e Keaton a Woody Allen, del disadattato patetico, del povero cane preso a calci dalla vita, dell’underdog sociale o psicologico – i ruoli che Groucho incarna sono invece sempre in qualche modo figure di potere (dittatore, miliardario, impresario, grande avvocato, professore universitario).

Ma di questo potere Groucho mette fuori tutta la sostanza ignobile, svela di quanta bassezza è impastata ogni affermazione di prestigio, di quanto cinismo ogni pretesa di rispettabilità, di come ogni successo non sia che una precaria vacanza senza illusioni prima di ripiombare al livello zero da cui si è partiti. Se le maschere dell’underdog sublimano l’insuccesso, Groucho sveste il mito del successo d’ogni possibile sublimazione, dimostra quanto l’affermazione sociale porta con sé di miserabile e di gaglioffo.

I Fratelli Marx

i Fratelli Marx unici e irriverenti

Consumato viveur e conquistatore irresistibile, Groucho insegue bionde vedove giunoniche e soprattutto i loro conti in banca, ma le sue mosse di seduttore sono così sbadate e disincantate da togliere alla conquista ogni significato e valore. Ciò che Groucho sa è che il traguardo d’ogni azione, ambizione, desiderio, è il poco o il nulla. Per questo, in fin dei conti successo e insuccesso s’equivalgono nel suo imperturbabile sarcasmo.

Si può dire che Groucho non ha mimica facciale: la sua fisionomia è sempre ferma (in contrasto con gli stralunamenti ininterrotti di Chico e di Harpo); le sue gags sono affidate alla parola; le sue operazioni espressive consistono in cortocircuiti verbali, in fulminee discontinuità comportamentali. “Chiedo mille dollari”. “Te ne offro dieci”. “Ah, ah, ah!” Risata sprezzante e di compatimento, e poi subito: “I take it!” (“Ci sto!”)

Chico, che parla il cattivo inglese degli emigranti, e Harpo il muto, che s’esprime estraendo oggetti dalle inesauribili tasche, compensano il difetto d’articolazione con la musica (Il primo è un virtuoso di piano, il secondo d’arpa). Groucho è la negazione della musica, è la prosaicità più brutale, è la stonatura perpetua.

Ma proprio perché rifiuta ogni autoillusione, proprio perché dissolve gli orpelli e riduce tutto a una essenza umana elementare, Groucho afferma la superiore dignità di chi si presenta per quello che è, l’innocenza di chi gioca a carte scoperte, il disinteresse di chi sa che tutte le vincite si risolvono in fumo.

Per questo sento il bisogno d’inchinarmi alla memoria di Groucho”.

Credo ci dovremmo inchinare tutte e tutti.

LA PRIMA PARTE

MARCO RAVERA

redazionale


Bibliografia

“I fratelli Marx” di Andrea Martini – Il Castoro
“Groucho e i suoi fratelli” di Luca Martello – Castelvecchi
“Le lettere di Groucho Marx” – Gli Adelphi
“Le seconde lettere di Groucho Marx” – Cuore
“Harpo Speaks” di Harpo Marx (INEDITO IN ITALIA)
“Memorie a rotta di collo” di Buster Keaton con Charles Samuels – Feltrinelli
“Il Mereghetti. Dizionario dei film 2014” di Paolo Mereghetti – Baldini & Castoldi

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Corso Cinema

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