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Cronache

Siccità, il governo dichiara lo stato di calamità

Il governo è pronto a dichiarare lo stato di emergenza contro gli effetti della siccità, in particolare nel settore produttivo. «Siamo pronti a collaborare con le Regioni nel censimento dei danni e la verifica delle condizioni per dichiarare lo Stato di eccezionale avversità atmosferica» ha annunciato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. Tre sono le misure che saranno attivate: un fondo di solidarietà nazionale contro i danni prodotti, l’ aumento degli anticipi dei fondi europei Pac, 700 milioni per il piano rafforzamento delle infrastrutture irrigue. Con la dichiarazione dello stato di emergenza, Martina intende «tutelare i produttori agricoli che stanno subendo danni dalla prolungata siccità di queste settimane». Quanto alla misura sul Fondo di solidarietà nazionale, al Senato è stato approvato un emendamento sulla materia, sarà destinato alle aziende non assicurate per finanziare la sospensione delle rate dei mutui e dei contributi assistenziali e previdenziali avvenuta a causa dei disastri. «Siamo pronti a collaborare con le Regioni nel censimento dei danni e la verifica delle condizioni per dichiarare lo stato di eccezionale avversità atmosferica» ha aggiunto Martina.

Dalle prime stime del Crea, un ente di ricerca del Ministero delle politiche agricole, emerge che le condizioni climatiche hanno prodotto, e stanno producendo, un grave danno economico alle colture e agli allevamenti. Si parla di perdite fino al 40-50% della produzione nel settore cerealicolo. Nel 2016 la temperatura media annua ha segnato un nuovo record, risultando superiore di +1,35 øC, rispetto al trentennio 1961-1990. A questo aumento della temperatura si sono aggiunte «anomalie idrologiche e termiche» con temperature nettamente superiori alla media (+3,2 øC), associate ad una forte riduzione delle piogge (-53% rispetto alla media del mese di giugno). La siccità si è aggravata in maggio e giugno 2017 causando danni soprattutto nei distretti idrografici delle Alpi orientali e della regione padana, dove il livello idrometrico del fiume Po – dal cui bacino idrico dipende il 35% della produzione agricola nazionale – è sceso 3,23 metri sotto lo zero idrometrico.

Nel frattempo gli incendi non hanno allentato la presa sulla Capitale. Ieri ne è divampato uno a ridosso dell’A1 nei pressi di Fiano Romano e si è propagato velocemente dalle 14 in poi. Le immagini diffuse ieri su Istagram da uno dei cantanti del “Volo”, Gianluca Ginoble, documentano un incendio a pochi metri dalla carreggiata. In pochi minuti le carreggiate in direzione Sud e Nord sono state chiuse: 30 chilometri a partire dallo svincolo tra la A24 Roma-Teramo e Ponzano Romano; 40 chilometri dal casello di Roma Nord, dove si sono formate code per almeno 3 chilometri. In serata i tratti sono stati riaperti. Su questo la polemica contro il governo è fortissima. «Le fiamme che continuano a devastare l’Italia non sono frutto solo dell’eccezionale calore o del dolo – sostiene Loredana De Petris (capogruppo di Sinistra italiana al Senato) Sono la conseguenza inevitabile di una scelta sbagliata: lo scioglimento del corpo forestale portato avanti dalla ministra della P.A. Madia e dall’allora presidente del consiglio Renzi senza ascoltare il parere di nessuno». Anche il Movimento 5 Stelle, con Sinistra Italiana, chiede le dimissioni del ministro dell’ambiente Galletti. Presentata una mozione di sfiducia. La responsabilità di Galletti sarebbe quella di non avere previsto l’emergenza roghi e incendi e di non avere rifinanziato il fondo per la prevenzione azzerato dai tagli lineari.

MARIO PIERRO

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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