Le responsabilità storiche del PD

Mi pare evidente come Berlusconi, dopo la sentenza della Cassazione, stia più che mai legando la propria salvezza personale alla attuazione di un progetto eversivo di stravolgimento delle norme...

pf1_n2_castellaneta_24102010Mi pare evidente come Berlusconi, dopo la sentenza della Cassazione, stia più che mai legando la propria salvezza personale alla attuazione di un progetto eversivo di stravolgimento delle norme e della cultura costituzionale e istituzionale del nostro Paese. I principali capisaldi di questo progetto, ripetuti ossessivamente a pappagallo dai suoi e dalle sue “replicanti” televisivi e mediatici e assunti dalla parte di opinione che lo segue, sono tre.

Il primo è a tesi di innocenza (lo cito per primo, ma in realtà, come vedremo, è l’ultimo e trascurabile). A chi gli fa notare che le patrie galere sono piene di reclusi che si professano innocenti e che è difficile credere alla non colpevolezza di una persona giudicata in istanze e sedi diverse, dopo anni di indagini e dibattimenti, si risponde con un repertorio, divenuto ormai classico, di affermazioni, alcune di merito processuale, altre di carattere generale, del tutto unilaterale, tendenzioso e, ciò che più conta, senza alcun elemento di prova ed, in quanto tale, facilmente controvertibile. Berlusconi non sapeva? Ma qual è quel padrone (tanto meno un Berlusconi!) che i suoi collaboratori si permettono di non informare che la sua impresa evade o froda il fisco?! L’ammontare della frode è modesto? E sette milioni (i quali, tra l’altro, a giudizio dei giudici sarebbero solo la punta dell’iceberg) vi sembrano pochi?! Anche altri hanno evaso, perché non sono stati condannati? No, Berlusconi è stato riconosciuto colpevole non solo di evasione, ma anche di frode e non solo verso il fisco, ma anche verso gli azionisti della sua impresa.

Quando queste tesi difensive mostrano il fiato corto, si ricorre a quella finale e definitiva: la “persecuzione dei giudici comunisti”. E’ possibile che duri da vent’anni (qualcuno dei protagonisti sarà anche morto)? E, anche qui, dov’è la prova dell’esistenza di una “cupola” giudiziaria che dovrebbe essere così forte e ramificata da tenere in pugno procure le più lontane e diverse (geograficamente e “politicamente)?! Ma, ancora, perché questo accanimento contro Berlusconi e che ci avrebbe da guadagnare, la magistratura, dai “comunisti”(?) al governo?!

Il secondo caposaldo dell’offensiva berlusconiana è il “consenso pubblico del leader” (i famosi dieci milioni di voti, che in realtà sono otto) , che lo metterebbe sopra alla legge. Non nuova, ma più che mai corrosiva della democrazia, questa tesi populista sottintende l’idea che la “potenza” di una persona (consenso elettorale, “successo” imprenditoriale, ricchezza) travolga a annulli le norme e il diritto. In un “mondo” così costituito, senza regole che servano a proteggerli, i cittadini normali e particolarmente i poveri disgraziati non conterebbero niente e sarebbero merce nelle mani dei potenti.

La terza “idea forza” sostenuta dai berlusconiani è che (i lettori scuseranno, ma oggi si parla così) in Italia è “tutto una merda”. Si perché, gratta gratta, la vera tesi assolutoria dei sostenitori di Berlusconi è, non che lui sia innocente, ma che quello che fa lui lo fanno tutti gli imprenditori e forsanche, in altre dimensioni, tutti gli italiani. Questa concezione (che è non vera e non accettabile!) trascina con se quella di una politica (loro che la volevano innovare!) che è una cosa sporca che si può e si deve piegare a tutte le convenienze (anche le più basse) individuali o di gruppo. E’ questo che li spinge all’iniziativa (inaudita, colpevolmente in qualche modo assecondata da Napolitano) di andare dal Presidente della Repubblica a mercanteggiare (in spregio ad ogni norma del diritto e istituzionale) la sorte del loro capo.

Ora, conclusione del ragionamento, è evidente che se il salvataggio di Berlusconi avviene su queste basi esso provocherà uno scardinamento dell’ordinamento costituzionale del nostro Paese, che si regge su principi, uno dei quali è la divisioni dei poteri e l’indipendenza della magistratura.

Perché il Pd non contrasta con la necessaria energia e oppone solo voci flebili e scoordinate a questo tipo di disegno? Si dice, “per difendere la stabilità del quadro politico”. Cioè per tenere in piedi un governo che non ha fatto nulla e non fa nulla, se non aspettare una ripresa spontanea dell’economia! E, anche facesse qualcosa, la difesa della democrazia non è il bene più prezioso di tutti?

La verità è che, nella durata che sembra infinita e nelle “resurrezioni” di Berlusconi, c’entra molto una subalternità politica e culturale del Pd alle sue idee. Una buona dose di berlusconismo, che è la versione italiana del liberismo, è penetrata nel suo “avversario” Tipica l’idea che, alla fine, il “businnes” giustifica la violazione di ogni etica istituzionale (e anche morale).

Napolitano, Letta, il Pd dicono di agire per il bene dell’Italia. Temo invece che si stiano assumendo gravi responsabilità storiche a suo danno.

LEONARDO CAPONI

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