Non basta suonare “Imagine” per essere contro la guerra

Elly Schlein suona “Imagine” al pianoforte. Ha un tocco delicato, le note escono piacevolmente e altrettanto piacevolmente si diffondono nello studio di Cattelan e nelle nostre case. Che bello....
Elly Schlein suona "Imagine" nel programma di Cattelan

Elly Schlein suona “Imagine” al pianoforte. Ha un tocco delicato, le note escono piacevolmente e altrettanto piacevolmente si diffondono nello studio di Cattelan e nelle nostre case.

Che bello. Tutto molto romantico, commovente, empatico, umanizzante. Peccato che poi in Parlamento, nella discussione che riguarda l’invio di altre armi all’Ucraina, la neo segretaria del PD si faccia oltrepassare, in quanto a critica della guerra, del riarmo e del sostegno atlantito a tutto tondo (che, per motivi diversi, non piace nemmeno alla Lega), da un Giuseppe Conte che rimarca così la differenza netta che c’è nelle opposizioni su questo tema.

Se si suonano note di pace, d’amore e anche un po’ d’anarchia, si dovrebbe, quanto meno, fare della pace e dell’amore un tutt’uno e dire al Paese che il cosiddetto nuovo PD è contrario a dare ancora forniture di materiale bellico per la prosecuzione del conflitto.

La guerra è in una fase di parziale stallo, ma procede su altri fronti: l’accordo davvero straordinariamente epocale siglato a Mosca tra Vladimir Putin e Xi Jinping è più impetuosamente forte e prepotente di tutti i proclami di Stoltneberg che minacciano la Russia, che aprono a scenari di contrapposizione sempre più netta e irrisolvibile.

Lo spessore geopolitico, economico, finanziario e militare del patto tra Mosca e Pechino è uno schiaffo in faccia all’ordine mondiale statunitense, ai piani di ulteriore espansione della NATO ad Est ed anche in paesi che direttamente non riguardano il nord-atlantico delle origini.

La sagacia cinese sta tutta nel doppio ruolo che Xi si è ritagliato dopo aver avuto il totale mandato del suo partito-Stato a fare della Cina un “partner neutrale” della Russia in questo frangente storico.

Ufficialmente il piano di pace cinese, che nonostante tutto è una buona notizia in mezzo a tanta schiumeggiante bava alla bocca degli altri governi per sostenere la contrapposizione americana al giganteggiamento criminale e altrettanto imperialistico di Putin, è la piattaforma, per così dire, politico-organizzativa di una tregua nel conflitto, per una sospensione delle ostilità e l’avvio di una azione diplomatica a tutto tondo.

I facili, pregiudiziali liquidazionismi di Washington, della NATO, di parte dell’Europa ed anche del governo italiano, sono l’evidenza della malafede con cui si propaganda il sostegno ai “valori democratici” e poi si accetta senza battere ciglio che Londra invii a Kiev armi all’uranio impoverito.

All’epoca della guerra nei Balcani e di quelle in Iraq, a parte gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, direttamente interessati in quei conflitti “esportatori” di democrazia, un po’ tutta quella che veniva definita la “comunità internazionale” si indignò per gli effetti che i proiettili avevano sulle vittime e pure sui soldati che le sparavano.

Le migliaia di casi di cancro derivate dall’utilizzo di quelle armi sono la testimonianza più diretta della criminogena disposizione dei governi occidentali a fare la guerra con gli stessi mezzi sporchi con cui oggi la fa Putin.

Washignton e le cancellerie occidentali hanno rimarcato da parte di Saddam Hussein l’utilizzo dei gas velenosi, delle armi chimiche contro i curdi. Tutto vero. Un crimine contro l’umanità anche quello. Esattamente come le guerre del Golfo, come i bombardamenti di Israele su Gaza col fosforo bianco, come le decine di migliaia di mine antiuomo e a grappolo disseminate in Afghanista e su cui Emergency ha documentato con grande precisione gli effeti devastanti.

Intere generazioni di bambini, oggi adulti con una gamba sola, con un braccio solo, senza entrambi, sopravvissuti davvero quasi per miracolo, ma grazie indubbiamente all’intervento dei medici che non hanno alcuna frontiera, sono state le vittime innocenti di una politica imperialista di espansione americana che non è terminata con la fine di quelle guerre.

Anzi, avendone causate un’altra miriade, fomentando il jihadismo nella Mezzaluna fertile, inducendo alla creazione dei peggiori aggregati di terrorismo e di fanatismo politico-religioso, ha provato a sfruttare ogni sofferenza possibile di interi popoli per ridisegnare i confini della geopolitica a stelle e strisce.

Il fallimento del piano americano di dominio unilaterale del mondo è fallito, così come sono falliti i tentativi dei partiti di centrosinistra di far passare la guerra come una necessità della storia, come una parte stessa dell’agire politico, come una connaturazione dello sviluppo moderno di un mondo democratico e liberale.

Il risultato è stato un capitalismo sempre più aggressivo, antidemocratico, antisociale esponenzialmente nella sua fase liberista iniziata nell’ultimo trentennio del secolo scorso.

Elly Schlein suona “Imagine” al pianoforte, e certamente è meglio ascoltare la canzone di Lennon delle marcette fasciste intonate mentalmente da tanti esponenti della politica italiana che non possono ufficialmente canticchiarle in pubblico (nonostante si producano in citazionismi mussoliniani, revanchismi di saluti romani e la brutta mostra dei busti del duce), ma non basta per essere dalla parte di una pace cui si arrivi con la mediazione diplomatica.

Non basta soprattutto se si spulciano attentamente le dichiarazioni della viceministra degli esteri britannica Annabel Goldie sulle maledette armi all’uranio impoverito: «Assieme a uno squadrone di carri armati pesanti da combattimento Challenger 2 manderemo anche le relative munizioni: inclusi proiettili perforanti che contengono uranio impoverito. Sono altamente efficaci per neutralizzare tank e blindati moderni».

Risponde Mosca che la guerra nucleare si avvicina, che Londra se la passerà male e sono attese altre scompostissime reazioni da parte dell’ex colombra Medvedev.

Chi farà le spese di tutto questo? I civili ucraini che saranno sotto le bombe, in mezzo ai proiettili dei cannoni dei carri armati, con un paese ricolmo già ora di mine, di distruzione, di radiazioni che scopriremo un giorno tornate ad infestare i campi e le natura delle pianure dell’Est europeo. Colpa di Putin, certo. Ma colpa anche della NATO, dell’Europa asservita all’atlantismo e al volere di Biden. Tutti sinceri democratici, come Elly Schlein.

Non è sufficiente vincere le primarie con parole di sinistra, anche con programmi di sinistra e poi non invertire la rotta, ad esempio già in Parlamento, sulla guerra: sarebbe stato un bellissimo segnale se la neo segretaria del PD avesse preso la parola e avesse almeno equiparato Conte nella denuncia della prosecuzione di una politica di completo ingresso nel conflitto da parte del governo italiano.

Sappiamo tutti che i Cinquestelle si giocano la partita del “chi è più progressista oggi“. Sta nei fatti, sta nei giochi anche di una miserevole politica italiana sugli esteri, tanto fatta dall’esecutivo quanto dalla ben poca reazione delle opposizioni. Invece servirebbe poter vedere unita tutta una parte del Parlamento, schierata contro la guerra senza se e senza ma e, ad adiuvandum, contro l’aumento di qualunque spesa militare.

Davvero tutti coloro che sono stati un anno fa, ed hanno continuato ad essere, favorevoli all’invio delle armi in difesa del popolo ucraino, oggi non si rendono conto che questa guerra tutto difende tranne la popolazione, tranne la gente comune? Non è una guerra partigiana, non è una lotta resistenziale: è una vergognosa, cinica dimostrazione di una guerra tra imperialismi fatta sulla pelle di un intero popolo.

La democrazia c’entra ben poco con il governo di Kiev, con le parole di Stolenberg, con l’uranio impoverito di Londra. E non c’entra niente con l’oligarchismo dittatoriale di Putin o il partito-Stato cinese di Jinping.

La musica che suonano tutti questi grandi, potenti del mondo che si autodistrugge è altra da “Imagine“. Ma per essere credibile nell’interpretazione al pianoforte, l’esecutrice deve poi tradurre quelle note in un nuovo percorso politico, lontano dalle armi, lontano dalla NATO, lontano da ogni tentazione ad essere compatibili col modello americano in quanto ad “esportazione della democrazia“.

Forse una “terza via” è possibile anche oggi: molto differente da quella di tanti anni fa… Né con Putin né con Biden e Stoltenberg. Ma solo con i popoli e solo con la pace che è, a ben vedere, il terreno migliore, anche costituzionale, su cui può rifondarsi una vera democrazia repubblicana.

MARCO SFERINI

23 marzo 2023

foto: screenshot tv

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