Fratoianni: «Subito una rete con chi crede nelle alleanze»

Intervista. Parla il segretario uscente di Sinistra Italiana, impegnato con l'imminente congresso del partito. Che cambia linea

«Siamo in una fase politica del tutto nuova, impensabile fino a poco tempo fa, il cui esito è aperto. Far nascere il governo era necessario e giusto. Ma la dimensione del governo non è l’unica». Nicola Fratoianni, segretario uscente di Sinistra italiana, nei prossimi giorni sarà impegnato con l’inizio del congresso del suo partito. Che sembra cambiare direzione rispetto alle politiche 2018, con la lista Leu, ma anche rispetto alle disastrose europee 2019 con la lista La sinistra. «La nascita del governo ha innescato una dinamica politica che produce la novità che alcuni di noi auspicavano da tempo: una relazione fra M5S, Pd e la sinistra per provare a costruire uno spazio alternativo alle destre».

Chiede che l’alleanza diventi stabile?
Sì. Ma non basta. Vorrei che riflettessimo sul nostro ruolo: faccio una proposta a tutte le sinistre e alle forze ecologiste, dentro e fuori dal parlamento, a tutti coloro che pensano che in questa dinamica si debba investire senza chiusure. Fin qui siamo sempre partiti dall’estenuante ricerca del soggetto politico. Stavolta partiamo dall’oggetto, definiamo alcuni temi su cui costruire iniziativa nel paese. Costruiamo una rete, stabiliamo un coordinamento.

Questa rete passa per la rottamazione della pregiudiziale anti Pd?
Passa anche per la rimozione di ogni veto sulla politica delle alleanze.

Vi rimangiate quel “mai con il Pd” che ha aleggiato su tutte le vostre liste dopo il 2013, cioè tutte quelle dopo Sel, il partito che si era scisso dal Prc per allearsi con il Pd di Bersani?
Noi di Si abbiamo sempre posto questioni di merito e valutato il contesto.

Chiederete al Prc, vostro alleato alle europee, di scegliere fra voi – e il Pd – o ridividere per l’ennesima volta le vostre strade?
Chiediamo a tutti e tutte di fare insieme questo passaggio. Non si può più far finta di non vedere che la frammentazione è la prima condizione della nostra scarsa credibilità. Questo nodo va posto, è un dato di chiarezza. Ci rivolgiamo a tutti quelli che, di fronte a queste destre, sono disponibili a discutere di come costruire una alternativa. Senza pregiudiziali. Dobbiamo decidere se ci accontentiamo di resistere o se possiamo costruire una sinistra articolata con l’ambizione di giocare un ruolo attivo.

Voi siete per il proporzionale. Il Pd punta al maggioritario per costruire il campo alternativo alle destre.
Una legge proporzionale è la condizione essenziale, serve un contrappeso al taglio dei parlamentari, come da accordi. Risolvere per via elettorale quello che va risolto per la via politica sarebbe un errore. E pure riproporre il vecchio centrosinistra con l’ingresso dei 5 Stelle al posto dei rami mancanti. La destra è forte. Per contenderne l’egemonia non serve un vecchio arnese. Il proporzionale aiuta a ricostruire una relazione fra programmi e corpi sociali.

Se i 5 Stelle non saranno costretti a un’alleanza stabile resteranno il partito “né di sinistra né di destra” pronto ad allearsi a seconda delle convenienze.
Dipende anche da noi. Sono certo che una rete di soggettività di sinistra rinnovata, ecosocialista, che parli alle lotte dei giovani contro i cambiamenti climatici, che abbia in testa il lavoro e il welfare universale possa giocare un ruolo importante.

Lei diceva: stavolta a sinistra non partiamo dalla ricerca del soggetto politico, sempre fallita, ma dall’oggetto. Che vuol dire?
Propongo di decidere insieme quando incontrarci, ma presto, e come costruire uno spazio nel quale mettere in rete risorse esperienze e competenze, dalla cultura al sociale, dalla sinistra politica, alle tante esperienze amministrative. Mettiamo al centro tre o quattro questioni: la questione ecologica, il lavoro e il reddito, la scuola e l’enorme questione dei diritti, che non riguarda solo i migranti. Costruiamo iniziativa nel Paese e incrociamola con tutti quelli che sono disponibili a lavorarci al governo, in parlamento, a Bruxelles, nei comuni come nelle regioni.

Magari iniziando dal governo, dove siete, e dove in questi primi mesi non si vede una svolta smagliante.
Sui migranti una discontinuità c’è già stata. Assicurare, come si è fatto, per due volte il “porto sicuro” alla nave Ocean Viking le assicuro che non è poco: per chi sta giorni e giorni in mare fa la differenza. Non ci siamo invece sul discorso pubblico: ancora balbettìì per non “provocare” la reazione di Salvini, manca una discontinuità sui rapporti con la Libia. Sulla Nadef non c’è nulla di smagliante, è vero. Ma la direzione è positiva: attenzione alla scuole, invertite le dinamiche di questi anni, compresa la progressività fiscale contro la flat tax.

Questo governo è nato perché europeista, contro quello precedente sovranista. Ma l’Europa in queste ore di guerra turca contro i curdi dimostra tutto il suo opportunismo verso un popolo che ha combattuto e vinto l’Isis. Con buona pace dei valori europei e “occidentali”.
L’Europa mantiene tutta la sua incapacità di svolgere un ruolo efficace. Occorre stracciare subito ogni accordo con la Turchia e mettere in piedi un’iniziativa diplomatica che impedisca a Erdogan di massacrare i curdi. Martedì il ministro Di Maio riferirà alla Camera. Mi auguro che l’Italia e l’Europa mettano in campo iniziative forti. A partire dalla sospensione del commercio delle armi con la Turchia. L’Italia decida con chi vuole allearsi: con un regime che incarcera migliaia di oppositori politici o con un popolo che oltre ad aver combattuto per noi l’Isis ha costruito nella regione del Rojava uno straordinario esperimento di democrazia.

DANIELA PREZIOSI

da il manifesto.it

foto tratta dalla pagina Facebook di Nicola Fratoianni

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