A rimirar le stelle, a rimirar le stalle

Avrei voluto fuggire anche solo per sei mesi da questa società ingiusta, farmi mettere una bella tuta addosso e, a differenza di Samantha Cristoforetti che l’ha fatto per nobili...

Avrei voluto fuggire anche solo per sei mesi da questa società ingiusta, farmi mettere una bella tuta addosso e, a differenza di Samantha Cristoforetti che l’ha fatto per nobili scopi scientifici, stare tra le stelle a guardare la Terra senza alcuno scopo: filosofeggiando, contemplando la vastità del niente e del tutto. Vedendola asetticamente, senza differenze, senza conflitti armati, senza scontri idelogici che portano a guerre di religione che sono alimentate da interessi legati al petrolio e al gas…
Avrei voluto fuggire anche solo per sei mesi da questa Italia corrotta, fatta di mediocri che sono al potere e a cui il potere, lo Stato, garantisce altrettanta protezione mediocre per continuare a perpetuare inganni e violenze contro la maggioranza di una popolazione che, poi, stanca e svilita, non va a votare, abbraccia i dolori di pancia e si aggrappa alle frasi urlate di odio di Matteo Salvini.
Avrei voluto fuggire anche solo per sei mesi, per trovare un po’ di pace, per non sentire più al bar discorsi razzisti, al supermercato anatemi lanciati lì per lì per accusare il povero di turno che, dopo averne già passate tante in mare in una traversata che sfida sempre la morte, arriva sulle coste siciliane e calabresi e viene etichettato come tutto il male possibile prodotto quotidianamente e che ci gravita nel limitrofo costante delle nostre vite.
Avrei voluto fuggire anche solo per sei mesi, per avere uno spettacolo migliore, al buio della notte infinita dell’inspiegabilità dell’Universo, per contemplare non il dio descritto dagli uomini e in cui nome si tagliano le teste, si infibulano le donne, si maltrattano i “miscredenti”, si impongono etiche civili e incivili, si dispensano tradizioni di cui si è persa ogni originaria natura.
Avrei voluto tanto fuggire un poco, per sentirmi da solo a contatto con me stesso mentre ogni giorno sono attraversato da pensieri, parole e figure che non mi sono mie, che mi percorrono e che provano ad influenzare il mio modo di essere, di pensare e di agire.
Avrei voluto ma, anche se avessi avuto la possibilità, non so se l’avrei fatto: primo perché non ho mai volato in vita mia; secondo perché mi terrorizza il pensiero di estraniarmi dal tutto e da tutti; terzo perché tutto mi importa (“I care”. Prima di Veltroni, fu don Lorenzo Millani…) e non riesco ad infischiarmene, a fregarmene, a voltare le spalle.
Più grande è la necessità di non dare molte deleghe, ma di agire in prima persona. Si tratta di partecipare ad ogni processo civile e sociale, di esercitare quella libertà di cui cantava Giorgio Gaber, di insinuarsi in ogni ambito e provare a condizionarlo per direzionare diversamente il suo percorso.
Invece siamo arrivati al punto di delegare i deleganti non esercitando più il diritto di voto. Le classi dominanti hanno bene agito dal loro punto di vista e di interesse e creato le condizioni perfette per fare della politica un privilegio, un esercizio di pochi e di cui questi stessi oligarchi si fregiano quasi fossero i filosofi di una repubblica platonica.
Sono invece i meri esecutori, e nemmeno testamentari (almeno in questo caso avrebbero un valore), di ordini che arrivano dalle grandi concentrazioni di potere economico che dominano il pianeta.
E intanto il job act mostra i suoi primi effetti: non crescono i posti di lavoro e la crescita economica rallenta, nonostante le rassicuranti, dovute parole del governo per comunicarci che “tutto va bene madama la marchesa”.
Avrei voluto andare a rimirar le stelle. Sarà per un’altra volta. Forse in un’altra vita, se i buddisti sono nel vero. La vita eterna cattolica mi sa che non consente di ritornare qui sulla Terra come ha fatto Samantha Cristoforetti.
Bentornata alla nostra astronauta e ben rimasti noi qui a rimirar le stalle.

MARCO SFERINI

12 giugno 2015

foto tratta da Pixabay

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