Tra il 40 e il 49

I partiti, contrariamente a quanto scrive la nostra Costituzione, possono nascere per motivazioni disparate e molto lontane dal principio di costruire una comunità politica per condizionare e quindi partecipare...

I partiti, contrariamente a quanto scrive la nostra Costituzione, possono nascere per motivazioni disparate e molto lontane dal principio di costruire una comunità politica per condizionare e quindi partecipare attivamente alle sorti del bene pubblico e comune del Paese.
I partiti nati con la crisi del sistema democristiano-socialista di fine anni ’90 erano già allora frutto di una protesta permanente piuttosto d’essere una concreta proposta alternativa agli storici titani che fino ad allora si erano fronteggiati dai banchi dell’opposizione verso quelli della maggioranza e del governo e viceversa.
Così nacque la Lega Lombarda, con rivendicazioni pseudo-federaliste, sotto l’ombrello meta-ideologico di Gianfranco Miglio che, pure, ne aveva fatto quanto meno un dignitoso soggetto politico capace di stare in campo proprio con un architrave progettuale di trasformazione dell’esistente: dall’economia alla sovrastruttura statale.
Che poi quel progetto fosse già allora tutto tranne il bene delle classi ancora proletarie d’allora, che guardasse alla divisione tra ricchi al nord e poveracci al sud, che intendesse utilizzare il federalismo per scorporare la Repubblica italiana e farne una sorta di confederazione di Stati indipendenti, che fosse altresì intriso dalla penosa retorica antimeridonalista urlata dai vari capi della Lega di allora, è cosa non trascurabile e, infatti, condanna moralmente quel movimento ad essere inserito nel filone del particolarismo xenofobo e razzista già dai primissimi anni ’90.
Erano gli anni della “rivoluzione” di Tangentopoli, quando la Lega Lombarda, evolutasi in “Nord” con l’unione delle varie “Leghe” nate nelle regioni della futura, mai esistita, “Padania”, assumeva i tratti del partito macro-regionalista con chiare connotazioni secessioniste dopo il divorzio dal federalismo di Miglio e da Miglio stesso.
Ne venne fuori tutta la ritualità delle ampolle, del grande fiume che, avrebbe scritto Guareschi, “scorre placido” là nella pianura: la proclamazione dell’indipendenza della Padania nel 1996 fu l’atto più eclatante tra quelli giullareschi per mantenere un consenso popolare fondato sull’odio e la contrapposizione con la tanto celebrata negativamente “Roma ladrona”.
Per decenni il lieto motivo è stato sempre quello: la gallina dalle uova d’oro era il Nord che veniva spennato dalla burocrazia romana. In parte era pure vero; ma allora cosa avrebbe mai dovuto dire il Sud d’Italia, quel Meridione così ben inquadrato da profeti in patria come Antonio Gramsci?
I piccoli e medi industriali del Nord Est a sostegno del Carroccio e la grande borghesia imprenditoriale di Confindustria ad appoggiare un tratto più moderato della destra: dai cattolici del CCD – CDU fino alla corazzata potente di Forza Italia, fondata da un padrone medesimo, da un industriale di successo in tutti i campi che era riuscito a toccare e su cui era riuscito ad investire.
Poi la stella del centrodestra è venuta sempre più affievolendosi, così come quella del centrosinistra: fatte le debite proporzioni, entrambi gli schieramenti sono stati toccati, a più riprese, da inchieste giudiziarie che hanno evidenziato come chi voleva fare la rivoluzione antistatalista si era pienamente integrato nel sistema di una corruzione che, andata e ritorno, viaggiava dai palazzi del potere politico a quelli del potere economico e che una Magistratura coraggiosa, perché devota ai princìpi costituzionali e subordinata soltanto alla Legge, affrontava sentendosi tacciare d’essere la generatrice di colpi di Stato, di attacchi mirati alla parte politica al governo in quel momento.
Preciso, preciso lo scenario si ripete oggi quando si sentono accusare i giudici che indagano su 49 milioni di euro di mettere in piedi processi politici come in Turchia.
Elevarsi al pari di Erdogan è già una esagerazione, pretendere oltremodo che la Magistratura si incapricci non di perseguire dei reati ma di prendersela con chi governa per mettergli, testualmente, “i bastoni tra le ruote” è davvero avere poca fantasia difensiva nel provare a rovesciare il tavolo accusatorio del resto ribadito dal tribunale del riesame.
Resta la Suprema Corte di Cassazione: viviamo in uno Stato di diritto, laddove il diritto è certamente garantito dalla Magistratura che continua il suo lavoro. A volte non ci piace se deve applicare delle leggi che puniscono i deboli per reati che non dovrebbero – sul piano della giustizia sociale – essere reati, ma che è necessaria in questo sistema capitalistico dove la voglia di accaparramento delle risorse prospera ad ogni livello e ad ogni grado della società: dagli ambienti dove florileggiano le speculazioni finanziarie a quelli dove si amministra il potere che protegge queste ultime e che lo fa con tutte le cerimonie possibili e immaginabili.
Lo fa distraendo i cittadini con tante paure, fobie, ansie e crea ad arte un nemico che non esiste: ciò è certamente peggio degli amici immaginari che a volte anche io creo per me stesso, quando sono solo, magari seduto su una panchina a viaggiare lontano con le parole crociate. Parlo mentalmente con i miei amici immaginari: sono brave persone, mi ascoltano e mi interrompono a volte. Però insieme guardiamo là sul mare, lontano un orizzonte dove certamente qualcuno con una barchetta o un gommone sta tentando di attraversare il nostro mare per trovare un po’ di vita dove vita non viveva e non ne trovava più.
Non sa che qui c’è chi è pronto a “dare l’esempio” con la terribile vicenda della nave Diciotti. Non sa che, per un cristianissimo senso di umanità, saranno fatti sbarcare donne, bambini e vecchi, ma gli altri no!
Per farne cosa? Per fare sì che poi si diano alla macchia come quei 40 disperati che sono fuggiti dagli alloggi offerti dalla Chiesa cattolica?
Vedete come hanno ragione coloro che oggi ci proteggono? Lo fanno per il nostro bene. Perché il problema non è il numero 49, ma il numero 40…

MARCO SFERINI

7 settembre 2018

foto tratta da Pixabay

categorie
Marco Sferini

altri articoli