Doveva essere una legge di bilancio senza emendamenti e dal percorso blindato. Non si attendono sorprese clamorose, ma di certo, anche senza assalti alla diligenza dei parlamentari della destra, la maggioranza sarà costretta a soffrire ancora. Il percorso riprende da oggi in commissione Bilancio della Camera.

La missione resta la stessa: passare indenni all’ostruzionismo delle opposizioni e al fuoco di fila dei mille emendamenti presentati sabato scorso. Le richieste di modifica al testo approvato dal Senato sono così suddivise: 350 dal Partito democratico, 325 dal Movimento 5 stelle, 250 da Alleanza verdi e sinistra 250 e 70 da Azione. La minoranza chiede che tutti gli emendamenti vengano messi ai voti già in commissione.

Ma le contraddizioni europee incombono. La maratona prevede anche il fuoriprogramma dettato dalle scelte del governo sulle regole dell’Unione europee: l’esito del processo sul nuovo Patto di stabilità e crescita e la bocciatura della richiesta di ratifica del Mes. Dunque, nel pomeriggio è stata messa in agenda l’audizione di Giancarlo Giorgetti.

Ufficialmente, fa sapere il presidente forzitaliota Giuseppe Mangialavori seguendo le direttive impartite dal governo per bocca del sottosegretario Federico Freni, il ministro dell’economia relazionerà solo sulla manovra. Difficile che le domande poste dai parlamentari non intreccino i temi del debito e delle finanze pubbliche, e dunque che non entrino nel merito delle vicende Ue che hanno messo in difficoltà Giorgetti nei giorni scorsi e che lo hanno posto in conflitto con sé stesso.

La road map prevede che la manovra arrivi in aula da giovedì. Dopo la discussione generale si passerà all’esame del ddl, che proseguirà anche il giorno successivo. Il via libera definitivo è stato fissato dalla conferenza dei capigruppo per venerdì 29 entro le 19. Con due concessioni alle opposizioni: non verrà posta la questione di fiducia e le dichiarazioni di voto verranno trasmesse in diretta televisiva. Questo significa che sulla carta il timing è definito e la maggioranza ha tutti gli strumenti per farlo rispettare senza intoppi.

Tuttavia, tra le polemiche politiche del momento e i malumori dei centristi della maggioranza dopo il prevalere delle fazioni anti-Ue che hanno condotto a bocciare il Mes, non è detto che non si registri qualche altra sbavatura. Anche perché se il voto sul meccanismo di salvaguardia Ue della settimana scorsa ha confermato una volta per tutte che la campagna elettorale per le europee è già cominciata, l’ala del governo che si riconosce nelle posizioni dei popolari dovrà giocare le sue mosse dopo la sbandata sovranista degli ultimi giorni.

Su questo fronte, esattamente nelle ore in cui i deputati sanno impegnati a votare la manovra, la rediviva Giorgia Meloni si presenterà alla conferenza stampa di fine anno precedentemente rinviata per malattia. In quella sede, è la previsione che si fa nei corridoi di Palazzo Chigi, la presidente del consiglio dovrà anche cominciare a rispondere alla domanda che pone il suo destino prossimo legato a quello del voto di giugno: si candiderà alle europee?

Non è un caso, per altro, che anche Antonio Tajani e Maurizio Lupi abbiano convocato i cronisti. Per oggi: ufficialmente serve ad annunciare la federazione dei gruppi consiliari di Forza Italia e Noi Moderati nel Lazio. Di fatto sarà l’occasione di esprimere il loro appoggio al loro ministro prima che vada in scena l’audizione a Montecitorio. Questa manifestazione di sostegno, con tutta evidenza, non sarà a costo zero.

GIULIANO SANTORO

da il manifesto.it

foto: screenshot tv