I sindacati si riprendono le piazze: no ai licenziamenti

Blocchi di Partenza. Manifestazioni di Cgil, Cisl e Uil a Torino, Firenze e Bari sabato 26: serve più lavoro. Incontro con Italia Viva sugli emendamenti al decreto Sostegni bis. Anche Draghi vede i leader

La «voglia di piazza» – evocata da Francesca Re David nell’intervista di lunedì – era troppo forte. E condivisa anche da Cisl e Uil. Così i sindacati tornano a fare manifestazioni nazionali: l’ultima fu il 18 settembre dell’anno scorso. La prima post pandemia – si spera – sarà sabato 26 giugno, ancora articolata in tre manifestazioni come l’anno scorso ma cambiando le città: una a Torino con Maurizio Landini, a Firenze con Luigi Sbarra e a Bari con Pierpaolo Bombardieri a Bari, mentre 10 mesi fa si tennero a Milano, Roma e Napoli. E incentrata sulla richiesta di prolungare il blocco dei licenziamenti «almeno fino a ottobre per evitare un dramma sociale e nel frattempo preparare una riforma universalistica degli ammortizzatori sociali».

La scelta delle tre piazze è dovuta alla necessità di evitare l’eccessivo affollamento che una sola manifestazione nazionale avrebbe comportato e anche l’individuazione delle tre piazze è stata fatta potendo garantire la massima partecipazione in uno spazio più grande possibile. I tre segretari organizzativi delle confederazioni hanno lavorato per qualche giorno prima di sciogliere la riserva, mentre Landini lunedì ha riunito i segretari delle categorie per comunicare la decisione.

«Riprenderci le piazze, chiamare i lavoratori a prendersi la propria parola e indicare una prospettiva che sia fondata non sui licenziamenti ma sulla difesa e la creazione di nuovo lavoro e anche su quelle riforme fondamentali, come per esempio quella fiscale che per noi è centrale e deve riguardare sia il salario, sia le pensioni», ha spiegato Landini.

«Vogliamo intensificare la fase di mobilitazione unitaria sui temi del lavoro e della sua sicurezza, sollecitando i necessari cambiamenti al decreto Sostegni bis. Il 26 giugno faremo tre grandi manifestazioni ed andremo avanti fino a quando non raggiungeremo i nostri obiettivi e sulla base delle priorità indicate nella nostra piattaforma unitaria», ha detto il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra.

«Lo sblocco dei licenziamenti alla fine di giugno determinerà una situazione sociale ingestibile: bisogna trovare una soluzione per prolungare la moratoria – spiega Pierpaolo Bombardieri, leader Uil – . Noi abbiamo delle idee e siamo pronti al confronto. Con questo spirito costruttivo e a sostegno delle nostre istanze per il rilancio del paese, abbiamo deciso di dare continuità alla mobilitazione di Cgil, Cisl, Uil: sabato 26 giugno saremo in piazza, non “contro”, ma “per” una proposta di crescita e di futuro», ha concluso.

La giornata di ieri è stata fitta di incontri. I tre segretari generali hanno incontrato i gruppi parlamentari di Italia Viva, di certo non favorevoli al blocco dei licenziamenti. I parlamentari renziani hanno preso impegni generici e puntato tutto sulle politiche attive.
Continua invece il tentativo di mediazioni di Mario Draghi, consapevole della delicatezza della materia «licenziamenti», che ieri ha incontrato nel tardo pomeriggio il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri, mentre lunedì aveva visto Landini e Sbarra. Ma la posizione di Cgil, Cisl e Uil è rimasta sempre ferma: un prolungamento del blocco solo per alcuni settori – tessile in testa – non basta, serve una norma generale.

Gli emendamenti depositati al decreto Sostegni bis che ricalcano la volontà dei sindacati sono numerosi, sia da parte di Sinistra Italiana, Leu, Pd e M5s. Difficile però immaginare a oggi che il governo dia parere favorevole. Più probabile un accordo nella fin troppo composita maggioranza su una proposta governativa. Ma con la possibilità della beffa temporale: la conversione del decreto scavallerà certamente il primo luglio, giorno in cui le aziende di industria, manifattura e costruzioni – quelle dotate di cassa integrazione ordinaria – potranno già iniziare a licenziare, come da decreto Sostegni uno.

«Non è quella la nostra proposta perché un blocco selettivo vuol dire che qualcuno lo proteggi e qualcun altro no, non è la soluzione del problema», spiegava Landini al termine dell’incontro con Italia viva. «Alle imprese viene data la possibilità usare la cassa ordinaria a costo zero, e sono stati dati anche altri contributi e forme di sostegno: pensiamo che questi debbano essere condizionati al fatto che però licenziamenti non ne fai».

MASSIMO FRANCHI

da il manifesto.it

foto: screenshot

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