State sereni, non è successo nulla. Che volete che sia il confronto militare tra un caccia russo e un drone americano – caduto o abbattuto non lo sapremo mai – nel Mar Nero, ai confini di una guerra- a bassa intensità dal 2014, e d’aggressione con l’invasione russa dal febbraio 2022 ?

È solo un passetto in più, il tassello mancante del puzzle della terza guerra mondiale a pezzi, ma state tranquilli. Gli americani «sconfitti» nell’occasione, insieme abbassano e alzano i toni rilanciando: il Mar Nero non è più il lago di casa della Russia. Hanno ragione, con l’allargamento della Nato a est il Mar Nero, con decine di basi americane e Nato in Bulgaria e Romania, è ormai altra cosa – peggiore o migliore nella prospettiva della pace?

E poi tutto è accaduto «in acque internazionali»: come se non fosse proprio da acque internazionali, vere o presunte, che sono accaduti «incidenti», come quello del Tonchino nel 1964 con il quale gli Stati uniti inventarono, raccontano i Pentagon Papers, la loro guerra d’aggressione al Vietnam.

Fatto grave, il confronto diretto russo-americano nei cieli avviene, da una parte, nel momento del rilancio di una, certo difficile, prospettiva di negoziati, non solo con il Vaticano al quale apre stavolta il chierichetto di Putin Kirill, ma per il ruolo attivo della Cina che getta sul piatto l’accordo che ha realizzato tra Iran-Arabia saudita.

Tanto che la Casa bianca presa in contropiede ha tenuto a far sapere: «Abbiamo incoraggiato noi Xi Jinping a sentire Zelensky»; e dall’altra nel momento dell’affare Usa del secolo: tre sommergibili nucleari venduti all’Australia, che insidiano i Trattati nucleari, fanno infuriare Pechino e aumentano la militarizzazione di Pacifico e Asia.

Quello del drone e dei jet nel Mar Nero è dunque solo un incidente? Non proprio. Perché ora c’è da chiedersi – per un conflitto sanguinoso che comunque finora non è stato aereo ma da trincea – quale sarà la risposta della Nato e degli Usa.

I quali dichiarano che adesso i sorvoli aerei alleati si intensificheranno, e già jet britannici e tedeschi «intercettano» aerei russi, ma sull’enclave russa di Kaliningrad. Alla luce delle profferte atlantiche pronte a fornire a Kiev nuovi caccia – perfino dalla Finlandia – c’è il rischio che ora si avvii non già una esplosiva no-fly zone sui cieli ucraini, ma qualcosa di peggio nel teatro di guerra celeste del Mar Nero.

Mentre la guerra appare sempre più come la vera polizza assicurativa del governo Meloni che giustifica, con l’Europa, la politica di riarmo perché «gli arsenali sono ormai svuotati» per i tanti invii di armi a Kiev, ci si chiede: ma cacciabombardieri e droni sono armi di difesa o di offesa, visto che già hanno già colpito in territorio russo?

TOMMASO DI FRANCESCO

da il manifesto.it

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