Triste italiana borghesia…

Ritorno per un momento sull’assolutamente “dimenticabile” Piano Colao, piena espressione come del resto la Presidenza del Consiglio, della mediocrità, della subalternità culturale al neoliberismo, del conformismo di potere della...

Ritorno per un momento sull’assolutamente “dimenticabile” Piano Colao, piena espressione come del resto la Presidenza del Consiglio, della mediocrità, della subalternità culturale al neoliberismo, del conformismo di potere della borghesia italiana.

Una borghesia che intenderebbe esprimere un’ illusoria egemonia su di un Paese che si sta dimostrando, ancora una volta nella storia, in buona parte qualunquista e corporativo.

Una borghesia italiana uscita dalla ventata yuppistica degli anni’90 che sviluppa la sua idea di paese con le “slide” fuori da un minimo di analisi e di riflessione storico – politica su ciò che sta accadendo e presenta le sue ricette facendosi scudo della tecnologia.

Una borghesia italiana che, nel suo vertice, lamenta l’assenza di “un manuale” con istruzioni da seguire per gestire l’emergenza.

Una borghesia che sta mascherando il proprio vuoto utilizzando quelle frasi idiomatiche in inglese che fanno tanto “Silicon Valley”.

Una borghesia che concepisce “l’attenzione sociale” soltanto attraverso le distribuzioni “a pioggia” verso i sudditi, accomunando 80 euro, “reddito di cittadinanza”, bonus. Ci sarebbe da riprendere il tema dell’assenza di soggettività politica ma il tema è molto più ampio.

Questa tristezza culturale fa da specchio alla crisi verticale dell’Università Italiana nella evidente incapacità di costruire un élite dirigente messa in grado di non confondere potere e governo.

Ritrovare la distinzione tra potere e governo, tra tecnica e politica, tornare ad esprimere una “filosofia politica” che non sia puro galleggiamento tecnocratico appare tanto più necessario quando il governo appare ormai esprimersi attraverso la formula a “bassa intensità” dell’obbligo alla governabilità quale fine esaustivo dell’agire politico.

Un obbligo alla governabilità esercitato attraverso il prevalere della funzione del singolo rispetto all’esercizio di un ruolo collettivo, in una evidente voluta confusione di ruoli, a livello centrale come a livello periferico, i cui risultati sono drammaticamente sotto gli occhi di tutti.

L’auspicio sarebbe quello di non essere chiamati ad assistere, nel breve periodo, all’ennesima puntata di una ripresa di ruolo di supplenza della magistratura sulla politica.

La magistratura, quella sì, dotata di “manuale per le istruzioni”.

FRANCO ASTENGO

12 giugno 2020

Foto di Linus Schütz da Pixabay 

categorie
Franco Astengo

altri articoli