Pistole e paura: la normalità del nuovo bel Paese

Spare o non sparare. Difendersi o non difendersi. Arrendersi. Forse perire. Sembra un incipit un po’ shakespeariano per un dramma che è tale e che divide inevitabilmente l’opinione pubblica...

Spare o non sparare. Difendersi o non difendersi. Arrendersi. Forse perire. Sembra un incipit un po’ shakespeariano per un dramma che è tale e che divide inevitabilmente l’opinione pubblica esagitata da mesi e mesi di securitarismo, di paura dei migranti, di voglia del “pugno duro” da parte di un governo che propagandisticamente continua a definirsi “del popolo” mentre ne restringe gli spazi di libertà civile, morale e sociale.

Proprio poche ore dopo l’approvazione del “decreto sicurezza”, la cronaca nera viene segnata da un ennesimo episodio di tentato furto: si tratta di un gommista che dorme nella sua azienda perché per ben trentotto volte ha assistito impotente alle ruberie di ladruncoli che lo hanno esasperato.

Le forze dell’ordine gli hanno consigliato di mettere le sbarre alle finestre, di dotarsi di telecamere: ma l’uomo sostiene di non voler vivere in una prigione. Così dorme nel capannone della ditta dove vende pneumatici, ripara biciclette e per cui è molto conosciuto nella sua zona.

Poche ore fa accade il prevedibile: un altro tentativo di furto: ma questa volta l’uomo prende la sua pistola e spara alle gambe dei ladri. Una pallottola recide l’arteria femorale di uno dei malviventi: non c’è scampo. Il ventinovenne moldavo muore. Legittima difesa? Abuso di legittima difesa come sostiene la Procura della Repubblica che ha aperto l’indagine in merito?

Sta di fatto che sui “social” e anche in paese si apre il dibattito: chi non sta con il gommista è già bollato di buonismo, fatto oggetto di insulti, calibrato come folle perché ormai è e deve divenire prassi consueta la detenzione di un’arma da fuoco per difendersi. La legittima difesa parte da qui: da una pistola, con tutto ciò che è annesso e connesso all’uso della medesima che prevede un livello di sangue freddo non da poco da mettere in pratica nella concitazione di un momento tremendamente adrenalinico come quello di trovarsi faccia a faccia con un rapinatore.

Siamo sicuri che questa sia la risposta giusta? E’ evidente che non può essere imposta dallo Stato come deterrente nei confronti dei potenziali ladruncoli. Ma ci si può sempre arrivare… Del resto è noto che le proposte delle destre in materia contemplano un uso consentito, legale, normale, diffuso delle armi da fuoco per proteggersi dai criminali.

Tutto ciò in una Italia dove da anni i delitti sono in calo, dove le rapine sono in calo, dove tutti i reati di sangue sono in calo tanto in percentuale quanto, soprattutto, in numeri assoluti.

Dunque, siamo sicuri che la risposta giusta di legittima difesa sia affidata sempre e comunque ad un’arma da fuoco? Ciò presuppone che dall’altra parte vi sia un’altra pistola pronta a sparare. Non che due picconi, come quelli usati dai ladri per entrare nel capannone del gommista, non siano pericolosi per l’incolumità dell’aggredito tanto quanto lo è una pistola, però è evidente che su un presupposto generale non si può fondare una deterrenza generale. La deterrenza, infatti, precede il presupposto e lo anticipa, dunque. Nell’anticiparlo può ingannarsi, sbagliare e creare quella sproporzione tra difesa e offesa che derubrica la legittima difesa dall’invocazione postuma dell’aggredito una volta che un morto si trova a terra colpito dai proiettili e con magari in mano soltanto un coltellino per aprire una serratura…

Il punto diventa un altro, pertanto: alzare il livello della difesa legittima non contribuisce anche ad alzare il livello di preparazione dei criminali? Se tutti i commercianti si dotassero di pistole sotto il bancone della cassa per rispondere alla rapine, quanto meno i criminali entrerebbero sempre armati in un negozio. Ed armati con calibri sempre più considerevoli, capaci di rendere innocue delle semplici pistole.

A coltello piccolo si risponde con coltello grande e a pistola piccola domani si può rispondere con un fucile.

Così come la deterrenza diventa arbitraria se è gestita sulla base della presupposizione, altrettanto pericoloso diventa il diritto penale se mette in essere legislazioni che consentono di mutare l’essenza stessa della “legittima difesa”, contemplata dal nostro codice all’articolo 52: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa.“.

Tutto si gioca sulla “proporzionalità”, concetto sociale, politico, morale che agli italiani piace poco: tutto sembra oggi sproporzionarsi e diventare esageratamente normale in una dimensione della vita legata solo alla percezione della paura come metro di giudizio delle problematiche umane.

Attraverso la paura si governano i popoli, li si ammaestrano ad obbedire facendo apparire ciò come massima espressione della libertà. E’ un inganno di vecchia datazione, ma funziona sempre.

Il governo promette che, dopo il “decreto sicurezza”, metterà mano anche alle normative sulla “legittima difesa”. Lo stravolgimento della Costituzione rischia di allargarsi a fenomeni sociali che sono già regolamentati da leggi che non consentono il Far West ma che, con tutte le contraddizioni che si possono avvertire quando si cerca vendetta e non giustizia (basta dare un’occhiata ai commenti sui “social” per avere questa evidenza sotto gli occhi), dispongono il primato del diritto comune su quello del regolamento personale.

Il rischio è che, nonostante i reati come rapine, omicidi, stupri tendano progressivamente a diminuire nel corso degli anni, ci si disponga ad una quotidianità fatta di un securitarismo indotto da chi vuole farci credere che siamo assediati e contornati da un Bronx permanente: dalla presunta “invasione” dei migranti al rubacchiare dei rom passando per la delinquenza comune, quella dei ladri armati di coltello o di piccone.

Le frasi popolari (in tutti i sensi) che emergono ormai come mera propaganda di ritorno e di aggiunta rispetto a quelle di importanti esponenti governativi, sono queste: “Provate ad essere voi nei panni del gommista, vedreste se non sareste anche voi favorevoli alle pistole.”.

Nel Paese della paura e delle pistole qualcuno si inventerà delle agevolazioni per i corsi di tiro assegno. Scommettiamo?

Sinceramente rimango un indifeso: non solo perché mi ripugna pensare di avere una pistola, ma soprattutto perché caratterialmente tremerei nel puntarla a sangue freddo contro un essere umano, ancorché ladro o assassino… Non avrei probabilmente quel sangue freddo. O forse sì… Dipende dalle circostanze dicono. Ma una cosa è certa: se quando impugni una pistola ti sudano le mani e la fronte gocciola e un brivido di percorre la schiena, è più facile che a rimanere a terra ucciso sia tu e non il ladro.

MARCO SFERINI

29 novembre 2018

foto tratta da Pixabay

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