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Lo stiletto

La sincerità di Sleepy Joe

Biden va a Bruxelles e parla di armamenti sempre più pesanti per il governo ucraino, ovviamente sostiene, perché è esso stesso, il più convinto atlantismo in un espansionismo della NATO che è una delle cause della guerra.

Dichiara che se Putin userà armi chimiche, la risposta statunitense ed atlantica ci sarà e sarà adeguata alla gravità dell’attacco.

Promette (anzi, forse già vende…) gas liquido all’Europa e alla nostra povera Italia draghiana, tuttavia non sufficiente nemmeno a coprire un decimo del fabbisogno di energia che attualmente comperiamo da Gazprom.

E poi, amarum in fundo, Biden va in Polonia e avvicina il confine della guerra dell’Occidente alla guerra scatenata dall’Est: fa visita alle truppe aviotrasportate che stanno a 25 km dall’Ucraina. Putin lancia alcuni missili su Leopoli e gli dà il benvenuto.

Biden risponde andando sopra le righe (ammesso vi siano ancora delle righe cui stare sotto…) e dando a Putin del “macellaio” (che indubbiamente è, come lo sono tanti strateghi occidentali, capi di Stato mediorientali e asiatici, americani e africani… Ce n’è per tutti questi signori di poteri più o meno grandi) e auspicando che i russi lo mettano da parte.

Poi la Casa Bianca lo corregge “interpretandolo“, perché di benzina buttata sul fuoco ce n’è già fin troppa… Ma ormai il danno è fatto.

O forse, come maliziosamente mi (dis)piace pensare, il presidente americano ha detto realmente ciò che politicamente pensava e ha mandato un messaggio chiarissimo, senza fraintendimenti, agli oligarchi che sorreggono Putin, al capitalismo finanziario russo e ai poteri militari che fanno da comprimari.

Le correzioni della Casa Bianca e la depressione del Pentagono sono comparse sulla scena del dramma che sta, di giorno in giorno, crescendo. Molto poco rossinianamente, molto, troppo tragicamente.

(m.s.)

27 marzo 2022

foto: screenshot

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