La lenta e inesorabile crescita del NO al referendum

Dal 4 settembre non vi è più la possibilità di diffusione dei sondaggi relativi all’esito del referendum costituzionale (poi si proseguirà sottobanco, ma si tratta di un altro discorso)....

Dal 4 settembre non vi è più la possibilità di diffusione dei sondaggi relativi all’esito del referendum costituzionale (poi si proseguirà sottobanco, ma si tratta di un altro discorso).

E’ il caso, quindi, di tentare di fissare un punto al riguardo di quanto è emerso come indicazione di massima dal “trend” palesatosi al proposito nel corso di queste settimane.

Un’analisi alla quale vanno unite unendo necessarie “istruzioni per l’uso”, specificatamente collegate all’eccezionalità della situazione in atto.

Le ultime indicazioni emerse dal lavoro eseguito dai sondaggisti per il “Corriere della Sera” e per il telegiornale de “La 7” indicano come sia salito al 30% il “NO” potenziale di elettrici ed elettori al riguardo del taglio delle democrazia proposto dal M5S e codinamente accettato per mere ragioni di opportunismo dalla gran parte dell’arco parlamentare.

Come vedremo si tratta di un dato da assumere con grande attenzione ma che risulta sicuramente indicativo di una tendenza che in queste settimane è apparsa in sicura crescita: ancora pochi giorni fa “Repubblica” (probabilmente pubblicando con grande superficialità materiale datato) assegnava al “NO” il 18%.

Si è registrato quindi in pochi giorni, almeno sul piano dei sondaggi, un incremento del 12%.

Un dato sicuramente incoraggiante per quanti sostengono la posizione del rifiuto della deformazione costituzionale approvata dalle Camere.

Purtuttavia occorre prestare attenzione ad alcuni elementi molto importanti:

1) non è possibile formulare una previsione rispetto alla partecipazione al voto che risulti dotata di una qualche plausibilità. Sotto questo aspetto è facile prevedere, prima di tutto, che si verificherà un forte squilibrio tra i Comuni dove si voterà per le elezioni regionali e/o per l’elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale e i Comuni nei quali si voterà esclusivamente la sola scheda referendaria. Si ricorda che il 20 – 21 Settembre si voterà in 7 regioni e in più di 1.000 comuni. Squilibrio che risulterà accentuato dalle condizioni di eccezionalità imposte dall’emergenza sanitaria. Da quel dato di asimmetria nella partecipazione al voto si determinerà il risultato (questo tipo di referendum non prevede quorum di partecipazione) e questo fatto farà risaltare ancora di più l’incongruità costituzionale della scelta dell’election day. Quello dell’election day è stato un altro ricatto subito dai partner di governo dei 5 stelle. Aver votato la deforma dopo essersi espresso contro in altre 3 occasioni ha rappresentato un ulteriore momento di vero e proprio smarrimento da parte del PD in nome di una “governabilità” confusa come quella che si sta esercitando con il Conte bis. Da tener conto, ancora, della scarsa capacità d’attrazione dell’elezione regionale:altro elemento che porterà il dato dell’affluenza alle urne a dimostrarsi assolutamente decisivo;

2) La linea di tendenza mostrata dai sondaggi, fatte salve tutte le opportune cautele del caso, ha evidenziato la possibilità di allargamento degli spazi a disposizione del “NO”. Vale la pena tentare di fare in modo che ciò accada anche perché si sta dimostrando un fenomeno che già in passato dimostrò come si stesse accentuando il solco tra Parlamento ed elettorato: in questa occasione il parlamento ha votato a favore con l’88,7% del consenso, ed è questo un dato da tener presente con attenzione. Quanto sarà lo scarto tra voto del Parlamento e voto popolare? Risiede su questo punto una delle chiave di interpretazione del voto. Una chiave che dovrà guidarci non soltanto nell’analisi ma anche nella nostra futura capacità propositiva posta sul piano più direttamente politico.

La sostanza del discorso può essere così riassunta: pur nella difficoltà del momento le indicazioni che ci vengono da un’analisi del quadro complessivo affermano che vale proprio la pena di intensificare, a tutti i livelli, l’azione della campagna elettorale per il NO partendo dal richiamare al voto gli appartenenti a quelle aree politiche dimostrate nel passato più vicine a idee di difesa della Costituzione.

Nell’ultima fase della campagna elettorale risulterà decisivo, dal nostro punto di vista, richiamare con forza proprio i principi generali della Costituzione.

Si tratta di riuscire a far riflettere su quanto questa scelta scelta sciagurata di riduzione lineare inciderebbe proprio sui principi fondativi della nostra Carta fondamentale.

Se passasse questa vera e propria riduzione di democrazia finirebbe con l’aprirsi una “breccia” molto pericolosa nella quale potrebbero infilarsi istanze di tipo presidenzialista, di ulteriore riduzione del Parlamento e dell’insieme delle assemblee elettive, di crescita di una spirale di personalizzazione della politica che va assolutamente evitata preservando, invece, il tipo di Repubblica Parlamentare delineata dalla nostra Costituzione, nella rappresentanza del pluralismo politico e dell’insieme delle realtà territoriali del Paese.

FRANCO ASTENGO

5 settembre 2020

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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