Black Friday, Amazon: gli affari corrono ma sul lavoro i diritti restano al palo

Capitalismo digitale. La denuncia di Amnesty: contrastate le libertà sindacali in Usa e Ue. Varoufakis per la campagna «Make Amazon Pay»: «Boicottate il sito». L’azienda: bonus da 500 milioni. Landini (Cgil): «Fino a 70 miliardi dalle tasse sulle piattaforme digitali in Europa»

«Dall’inizio della pandemia da Covid-19 i lavoratori di Amazon affrontano grandi rischi per la loro salute e sicurezza, eppure la loro capacità di denunciare le condizioni di lavoro e di svolgere trattative collettive è minacciata dal gigante delle vendite online». Lo sostiene Amnesty International che, in occasione del Black Friday, ha presentato il rapporto «Amazon lasci i lavoratori organizzarsi in sindacato», che descrive in che modo l’azienda si rapportata con i lavoratori nell’ultimo anno in Francia, Polonia, Regno Unito e Stati Uniti.

L’iniziativa di Amnesty è stata presa mentre è in corso la campagna internazionale «Fare pagare Amazon (Make AmazonPay)» promossa da 41 associazioni e sindacati (tra i quali Oxfam, Greenpeace, Ituc o Global Labor Justice). «Nel 2019, Amazon ha pagato solo l’1,2 per cento dell’imposta federale sul reddito negli Stati Uniti, il Paese in cui ha sede, rispetto allo zero per cento dei due anni precedenti» denunciano. Oltre alle tasse l’appello chiede all’azienda di pagare i lavoratori e regolare il suo impatto sull’ambiente. A sostegno di questa campagna è intervenuto Yanis Varoufakis che, in un video online, ha chiesto di «non visitare» il sito web di Amazon durante il Black Friday. «Boicottando Amazon aggiungerete la vostra forza a una coalizione internazionale di lavoratori e attivisti. Il Con lui ci sono Noam Chomsky, Bernie Sanders e UNI Global, una federazione sindacale che rappresenta 20 milioni di lavoratori, tra cui il sindacato britannico Gmb.

Il 26 novembre scorso gli attivisti del mensile indipendente »Scomodo« hanno protestato davanti al centro di distribuzione Amazon a Colleferro (Roma) collocando all’ingresso circa mille scatole con il logo dell’azienda e hanno formato la scritta «Compra meglio!» per denunciare il modello consumista e inquinante alla vigilia del Black Friday e del periodo natalizio. «Scegliere la prossimità, il riuso degli oggetti o l’acquisto di seconda mano – sostiene Chiara Campione di Greenpeace – La petizione francese #NataleSenzaAmazon, sostenuta anche da Greenpeace.

Amazon ha risposto che, a livello globale e in vista sia del BlackFriday che del Natale, verserà oltre 500 milioni di dollari (2,5 miliardi nel 2020) per straordinari ai dipendenti del settore logistico e i dipendenti dei fornitori inclusi i corrieri che si occupano delle consegne. In Italia sono 300 euro lordi se impiegati a tempo pieno, il 20% in più rispetto al salario lordo mensile per chi lavora part-time. L’annuncio può essere inteso anche come uno degli effetti della campagna globale a sostegno dei lavoratori. Quest’anno l’azienda ha annunciato la creazione 175 mila nuovi posti di lavoro part-time, 125 mila dei quali sarebbero stati trasformati in dipendenti a tempo pieno. Ha raddoppiato l’utile netto annuale a 5,2 miliardi di dollari, rispetto ai 2,6 miliardi del 2019. Quattro miliardi sarebbero stati spesi in «per aiutare a mantenere i dipendenti al sicuro dal Covid».

Il rapporto di Amnesty dimostra come anche il 2020 sia stato un anno ad alta intensità conflittuale in quell’hub globale della mobilitazione delle merci – e del cloud computing con Amazon Web Services (AWS), il settore di punta dell’azienda di e-commerce, e non solo. Amnesty ha raccolto le principali notizie sulle lotte dei lavoratori in risposta alle azioni di Amazon sulla sicurezza anti-contagio e sulla sorveglianza di chi opera negli Stati Uniti; sulla salute in Francia dove il sindacato Solidaire con una serie di associazioni hanno bloccato le vendite del gigante per settimane del primo lockdown; sulle azioni legali nel Regno Unito contro il monitoraggio della produttività nelle consegne.

A ottobre il sito Recode ha reso noto che un memorandum interno di Amazon ha fatto riferimento all’intenzione di investire centinaia di migliaia di dollari per monitorare i sindacati con una tecnologia denominata «geoSPatial Operating Console». «Questo sinistro comportamento in stile “Grande fratello” è inaccettabile – ha detto Barbora Cernušáková, ricercatrice di Amnesty – L’azienda deve astenersi dal violare il diritto alla riservatezza e smetterla di considerare le attività sindacali come una minaccia».

«Le grandi multinazionali digitali e non solo Amazon devono pagare le tasse nel paese in cui producono. Questa deve essere una battaglia europea. L’Europa potrebbe recuperare tra i 50 e i 70 miliardi di euro» ha detto il segretario Cgil Maurizio Landini durante il convegno «Red Friday, sui diritti non si fanno scontì sui lavoratori di Amazon»

ROBERTO CICCARELLI

da il manifesto.it

foto: screenshot

categorie
Mondo lavoro

altri articoli